L’Italia è uscita dalla crisi? È questa la domanda alla quale hanno provato a dare risposta i relatori del convegno “Crescita vs Crisi“. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin è stata la padrona di casa del palco dell’hotel Parco dei Principi che ha visto alternarsi il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, il ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano, il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, solo per rimanere nel perimetro governativo.
“L’idea di organizzare questo convegno mi è venuta circa due settimane fa guardando una trasmissione televisiva che dava una rappresentazione dell’Italia ferma a 6 anni fa”- esordisce la padrona di casa – “Un’Italia ferma al palo con profonde difficoltà strutturali. E questa è la stessa rappresentazione che danno del nostro Paese gli italiani all’estero. Ma non è la realtà”.
PADOAN: “SIAMO USCITI DALLA CRISI? SÌ MA NON DOBBIAMO SEDERCI”
Siamo usciti dalla crisi? “L’Italia è uscita dalla fase più critica. Ci stiamo allontanando dalla crisi ma dobbiamo stare attenti a non sederci e se guardiamo indietro dobbiamo farlo solo per tirare un sospiro di sollievo”. È chiaro il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan quando parla della condizione economica dell’Italia: nessun entusiasmo per un Paese che ha visto abbattersi su di sé la “crisi più profonda dal dopoguerra ad oggi. Una crisi finanziaria che ha colpito i bilanci delle aziende, delle famiglie e delle banche. Una crisi che si è sovrapposta ad altri problemi strutturali, come la produttività che andava calando”. Del resto sarebbe difficile esultare con variabili macroeconomiche come quelle italiane: debito pubblico al 132,6% del Pil, “Il debito pubblico è la nostra zavorra”, dice il ministro Lorenzin nella sua presentazione. corrispondente a 2.217.909 milioni di euro, disoccupazione ferma all’11,2% e disoccupazione giovanile che sfiora il 40%. “Negli anni della crisi il nostro debito pubblico è aumentato” – le risponde il titolare del dicastero dell’Economia – “ma molto meno che in altri Paesi”. Dalle parole del ministro il confronto con gli altri Paesi europei è confortante per l’Italia. “Nell’autoflagellazione che ci piace tanto indichiamo spesso altri Paesi che hanno una crescita più alta, senza notare che spesso sono fuori dalle regole o devono ancora affrontare i problemi del sistema bancario”. La ricetta che propone il ministro poggia sulle potenzialità del Paese a partire dal sistema educativo. “Occorre andare oltre la crisi, superare le rigidità strutturali che impediscono al Paese di esprimere il suo potenziale. Siamo un Paese con un capitale umano che non può non pensare all’innovazione e questo punto dovrà essere nell’agenda della prossima legislatura, che riceverà un’Italia migliore di come l’ha trovata l’attuale” – continua il ministro – “Il compito dell’azione del Governo è permettere alle riforme strutturali di lavorare nel tessuto profondo del Paese. Ma non dobbiamo dimenticare che queste hanno bisogno di tempo”.
ALFANO: “LA STABILITÀ È LA PREMESSA PER I RISULTATI ECONOMICI”
“La stabilità è la premessa per ottenere alcuni risultati economici “. Il ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano, fino al 12 dicembre scorso ministro degli Interni , fa risiedere parte dei meriti per la moderata ripresa economica nella stabilità di questa legislatura. “L’Italia ha vissuto la crisi economica più lunga dalla seconda guerra mondiale. Una crisi più lunga della somma delle due guerre mondiali” – continua il ministro – “A questo va aggiunta la più grave crisi della sicurezza dalla fine della seconda guerra mondiale. non c’è una capitale europea, tranne la nostra, che non abbia conosciuto le bombe. E infine la più grave crisi dei rifugiati”. La risposta a queste sfide che hanno costretto il sistema politico al mutamento non risiedono “nella filosofia della ruspa e del vaffaday” ma “nella filosofia che impone di rimboccarsi le maniche”, attitudine che ha portato l’export a salire del 13%, a far aumentare gli investimenti stranieri da 19 a 29 mld e che avrebbe fatto tornare la fiducia dei consumatori a livelli pre crisi. Il ministro rivendica il buon operato del Ministero dell’Interno sotto la sua guida: “Abbiamo promosso la sicurezza attraverso la solidarietà. Il Presidente Juncker si è complimentato con la gestione delle crisi migratorie affermando che l’Italia si è messa dalla parte dei giusti nella storia. Dobbiamo ricordarlo e ripartire dalla nostra autostima”.