Il governo del Venezuela ha annunciato un nuovo piano di rapporto strategico con Cina e Russia per superare le sanzioni finanziarie imposte da Donald Trump. In un comunicato stampa, diffuso dal ministero delle Comunicazioni venezuelano, si legge: “Sembra incredibile che un settore che fa vita politica nella Repubblica Bolivariana del Venezuela sia così servizievole agli interessi stranieri e chieda un intervento militare nel Paese […] La dichiarazione della Mesa de la Unidad Democrática (coalizione dell’opposizione, ndr) è una richiesta di guerra contro il Venezuela, il più fascista dei comunicati mai letto”.
La Mesa de la Unidad Democrática ha detto di sostenere le sanzioni del governo americano contro chi viola “i diritti umani e saccheggia le risorse dello Stato […] queste misure sempre avranno il nostro sostegno, in mancanza di una giustizia imparziale nel Paese”.
LA GUERRA DI TRUMP
Il presidente Nicolas Maduro ha dichiarato che “Russia, Cina e India sono i nostri tre grandi amici nel mondo. Tre grandi alleati per tutto il XXI secolo e oltre”. Maduro ha spiegato che il governo venezuelano cercherà di sviluppare una potente economia di esportazione in alleanza con queste “grandi economie” per sostenere il Paese, creando un modello economico autonomo, e superare le difficoltà economiche provocate dalle sanzioni americane. “Un portavoce dell’imperatore Donald Trump ha detto che gli Usa non riconosceranno l’Assemblea Costituente – ha detto Maduro -. Ma a noi, che ci frega cosa dice Trump? Conta cosa dice il popolo venezuelano”. A seguito della conferma di irregolarità nel processo elettorale del 30 luglio in Venezuela da parte dell’impresa Smartmatic, incaricata del sistema elettronico di votazione (qui l’articolo di Formiche.net), i governi del Messico, Brasile, Argentina, Cile, Perù, Colombia, Panama, Costa Rica, Canada, Svizzera, Spagna e l’Unione europea hanno detto di non riconoscere i risultati della Costituente di Maduro.
#Venezuela | Vicepresidente @TareckPSUV recibió primer cargamento con harina de trigo enviada desde #Rusia https://t.co/s1qS2eZOvP pic.twitter.com/f98HPOHbUD
— teleSUR TV (@teleSURtv) 2 settembre 2017
L’AIUTO DEL CREMLINO
Nel quadro geopolitico internazionale al Venezuela non mancano alleati. L’appoggio della Russia è politico e morale. Il governo di Vladimir Putin ha chiesto alla comunità internazionale di “agire con moderazione e abbandonare piani distruttivi” per aiutare i venezuelani a superare la crisi senza interferenze esterne”. Il ministero degli Affari esteri russi ha condannato i governi che cercano di esercitare pressione economica su Caracas per radicalizzare la polarizzazione del Paese. Secondo Famil Ismailov, editor della BBC Rusia, il governo di Maduro può sperare nel sostegno politico da parte del Cremlino, ma non in un concreto aiuto materiale: “La Russia guarda il Venezuela come un altro sforzo per provocare una ‘rivoluzione di colore’, come in Ucraina e Georgia, e per quello vuole sostenere il governo venezuelano fino alla fine […] Ma la Russia non ha molta capacità di sostenere economicamente il Venezuela. Al massimo, Maduro può sperare in una ristrutturazione del debito o in un esonero in cambio di maggior accesso per le imprese russe”.
GLI AFFARI RUSSI IN VENEZUELA
Secondo l’agenzia Reuters, la Russia sta cercando di tendere una mano al governo venezuelano pagando in anticipo il futuro acquisto di petrolio attraverso la società statale petrolifera Rosneft. Nell’ultimo bilancio dell’impresa russa si legge di un pagamento fatto ad aprile alla petrolifera Petróleos de Venezuela (Pdvsa) di circa un miliardo di dollari. Reuters sostiene che Rosneft ha prestato a Pdvsa tra 4 e 5 miliardi di dollari negli ultimi anni. Álvaro Méndez, esperto della London School of Economics, ricorda che la Russia è entrata come partner di Citgo, impresa di produzione e commercializzazione di Pdvsa negli Usa.
IL SOSTEGNO CINESE
I vincoli tra Pechino e Caracas sono molto stretti da quando Hugo Chávez è arrivato al potere nel 1998. Oltre agli investimenti nel settore petrolifero, la Cina ha sostenuto il Venezuela sul rifornimento di armi e tecnologia militare, dopo il divieto americano del 2006.
La Commissione Mista di Alto Livello Cina-Venezuela ha firmato nuovi accordi bilaterali. Secondo il quotidiano venezuelano El Mundo, è stato definito “il controllo di tutto il portafoglio d’investimenti e la commercializzazione di prodotti dal Venezuela al Paese asiatico, così come la cooperazione nel settore petrolifero e altre opportunità per entrambi i Paesi”. Tra gli accordi c’è l’aumento della partecipazione cinese nell’impresa venezuelana Sinovensa, che opera nella Fascia Petrolifera dell’Orinoco Hugo Chávez, al sud del Paese, dove è anche presente l’italiana Eni. Il viceministro per la Pianificazione, Ricardo Menéndez, ha dichiarato che “si è fatta la revisione dei progetti di investimenti cinesi, che superano i 9 miliardi di dollari. Stiamo revisionando la partecipazione di Pechino in alcuni progetti e programmandone nuovi”. Il ministro del Petrolio venezuelano, Eulogio Del Pino, ha annunciato lo sviluppo di una nuova raffineria in Cina con tecnologia venezuelana e il sostegno della Banca dello Sviluppo Cinese.
Il debito venezuelano con Pechino è di 65 miliardi di dollari. Per Alvaro Mendez, autore del libro L’alleanza Cina-America latina, la Cina non si esprimerà sugli affari interni del Venezuela, ma non grazierà il governo di Maduro del pagamento. Per Matt Ferchen, analista del Centro di Politiche Globali Carnegie-Tsinghua, il governo cinese ridurrà i prestiti ma senza cambiare la strategia generale.