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Ecco come si sta dividendo il movimento separatista in Catalogna

Dopo l’euforia del referendum – e le repressioni della Guardia Civil durante la giornata elettorale -, il movimento indipendentista della Catalogna comincia ad affrontare le prime divisioni.

La legge per la transizione approvata l’8 settembre dal Parlamento catalano prevedeva la dichiarazione unilaterale d’indipendenza entro 48 ore del voto. Le autorità catalane hanno rimandato la consegna dei risultati al Parlamento a causa delle irregolarità del processo (sequestro delle schede elettorali e molti dei voti). Il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont (nella foto), aveva annunciato inizialmente la dichiarazione d’indipendenza per il 9 ottobre, ma la sessione parlamentare è stata rimandata al 10 ottobre.

LE PRIME CREPE TRA I SEPARATISTI

Secondo la stampa spagnola dietro a questo “temporeggiamento” non ci sono soltanto le difficoltà tecniche del voto. All’interno del movimento separatista catalano stanno emergendo differenze. Il vicedirettore del quotidiano catalano La Vanguardia, Lola García, ha pubblicato un’analisi nella quale sostiene che nel blocco indipendentista non tutti sono d’accordo sul contenuto della dichiarazione d’indipendenza: “Queste discrepanze sono più accentuate all’interno del Partito democratico europeo catalano (Pdecat) di Puigdemont. Nel partito erede di Convergència i uniò alcuni vorrebbero convocare elezioni anticipate, ma nessuno esce allo scoperto per timore di essere accusato di indecisione”. La possibilità di nuove elezioni regionali anticipate è al momento esclusa perché il governo centrale potrebbe mettere fuori legge i partiti separatisti con l’obiettivo di evitare una dichiarazione di secessione in caso di ottenere la maggioranza.

SEI MESI PER L’INDIPENDENZA

García spiega che con questo scenario si ritorna alla casella della dichiarazione unilaterale d’indipendenza. “Tuttavia, i leader separatisti sanno che la Catalogna non diventerà uno stato indipendente solo perché il suo parlamento lo proclama tale – continua la giornalista -. Alcuni vorrebbero che l’indipendenza fosse dichiarata subito, ma la maggioranza è consapevole che non riceverebbe il riconoscimento internazionale. Sanno che le violenze del 1° ottobre hanno permesso di conquistare un vasto consenso popolare che va oltre il nucleo dell’indipendentismo, ma sanno anche di non poter deludere le migliaia di sostenitori dell’indipendenza”. Il processo per l’indipendenza effettiva impiegherebbe comunque sei mesi.

IL COLLAGE DEL BLOCCO INDIPENDENTISTA

Il blocco separatista è un collage variopinto che mette insieme una parte dela borghesia più tradizionale con gli anarchici più estremisti. Nel movimento separatista della Catalogna ci sono liberali e socialdemocratici, cattolici e anticlericali. Tutti insieme per l’indipendenza catalana. Ma uniti fino ad un certo punto.

LE DIVISIONI NEL PARTITO DI PUIGDEMONT

Dopo il referendum i catalani separatisti vogliono che il processo continui. Per Puigdemont non ci sono dubbi: è necessario dichiarare l’indipendenza per “completare il cammino iniziato”. Nel suo partito, Pdecat, non tutti sono d’accordo. A seguito dei primi arresti il 20 settembre il partito si è diviso in due correnti: chi vuole andare fino in fondo, anche a costo di finire dietro le sbarre, ma per una causa storica, e chi vuole invece evitare uno scontro sociale e sequestri del patrimonio. L’addio delle banche La Caixa e Sabadell e altre imprese che hanno traslocato dalla Catalogna ha rafforzato le loro preoccupazioni.

I RADICALI DI ESQUERRA REPUBLICANA

Il partito Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) è contrario alla mediazione. Vogliono si applichi immediatamente la legge di transizione che prevede nell’articolo 3, in caso di vittoria affermativa, “la dichiarazione formale dell’indipendenza della Catalogna, con i suoi effetti, e l’inizio del processo costituente”. Il leader del gruppo è il vicepresidente catalano Oriol Junqueras. Alcune fonti sostengono che lui, cattolico con formazione una gesuita, dietro le quinta sta cercando la mediazione del Vaticano nel conflitto catalano (qui l’articolo di Formiche.net).

LE IDEE DELLE ORGANIZZAZIONI CIVILI

Fanno pressione a favore della dichiarazione immediata d’indipendenza gli anticapitalisti della Cup. Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, leader delle organizzazioni civili pro-separatismo Asamblea Nacional Catalana (ANC) e Òmnium Cultural, sono imputati per ribellione. Mentre Cuixart condivide la posizione della Cup, Sànchez vorrebbe tentare l’opzione della mediazione.

Così, all’interno del movimento separatista catalano cominciano le prime fratture. Tutti tirano la corda dalla sua parte, mentre il presidente Rajoy inviata agli indipendentisti moderati a prendere le distanze dai radicali. Per il bene della Spagna e la Catalogna.



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