Skip to main content

È il voto disgiunto cassato dal Rosatellum 2 il vero motivo dello strepitio M5S. Ecco perché

Di Michele Arnese e Filippo Merli

Beppe Grillo è arrivato a Roma con un piede finto. L’ha scaricato dall’auto, se l’è messo in spalla e ha chiesto al bureau dell’hotel Forum se avessero “un porta piede”. Il significato della gag, con ogni probabilità, verrà svelato quando il leader del M5s farà la sua comparsa sulle tribune della Camera o in piazza Montecitorio per unirsi alla protesta dei suoi parlamentari sul voto di fiducia al Rosatellum bis. Mentre in aula i lavori proseguono, i principali esponenti del movimento, a turno, arringano la folla. “Sono sicuro che, dopo una piazza come questa, li manderete tutti a casa alle prossime elezioni politiche”, ha detto il vicepresidente della Camera e candidato alla presidenza del Consiglio per il M5s, Luigi Di Maio, prima di annunciare una veglia contro l’approvazione della nuova legge elettorale. “Fare pressione è dovere dei cittadini”, ha incalzato il deputato Alessandro Di Battista. “Non si scende in piazza solo per contestare la nazionale di calcio quando gioca male. La fiducia sulla legge elettorale è un atto eversivo. Solo Benito Mussolini aveva fatto cose simili”. Al di là degli slogan sulla casta e delle piazzate dei pezzi grossi del movimento, perché i grillini sbraitano tanto contro il Rosatellum bis?

UNA SOLA SCHEDA

Tutto ruota attorno al divieto di voto disgiunto. La nuova legge elettorale, che si basa su un sistema uninominale-proporzionale, impone le coalizioni. Alleanze tra partiti che il M5s ha sempre contestato ed evitato per non scendere a compromessi. Inoltre, a differenza del Mattarellum, che prevedeva due schede, il Rosatellum bis ne contempla una sola, in cui a ogni candidato uninominale nel collegio maggioritario potrà essere associata una coalizione nazionale. Il voto disgiunto, invece, non è consentito. Con la nuova legge elettorale torneranno i collegi uninominali, 232 alla Camera e 116 al Senato, nei quali verranno assegnati un terzo dei seggi. Come ha scritto il Corriere della Sera, “nello scontro diretto si vincerà anche per un solo voto, e questo vuol dire che i candidati non potranno essere illustri sconosciuti senza arte né parte”. Questa è la ragione per cui senza voto disgiunto il M5s, nei vari Comuni, potrebbe essere penalizzato. Se prima un elettore poteva scegliere da una parte un candidato e dall’altra un partito diverso o di corrente opposta rispetto alla collocazione politica della prima preferenza, col Rosatellum il voto d’opinione confluirà sui candidati delle maggiori coalizioni che, sui territori, di solito, sono più noti dei grillini o più esperti nel raccogliere consensi. E’ più semplice che un elettore voti un candidato di cui ha sentito parlare spesso, o che conosce direttamente, piuttosto che un esponente del M5s scelto da una minoranza d’iscritti sulla piattaforma Rousseau e che magari è alla prima esperienza in una competizione elettorale. Anche perché, ha ricordato il Corriere, “i grillini non si sono mai cimentati, se non alle comunali, nell’uno contro uno”.

IL CASO SICILIA

Il movimento di Grillo ha affidato il dossier della legge elettorale al deputato Danilo Toninelli. Il quale, non a caso, pochi giorni fa ha annunciato la richiesta di reintroduzione del voto disgiunto. “Presenteremo richieste come l’introduzione delle preferenze e del voto disgiunto” perché il Rosatellum bis “è contro di noi: premia le alleanze e fa fuori noi che non ci alleiamo coi vecchi partiti”. Che per i grillini il voto disgiunto sia prezioso si evince da uno scenario che potrebbe delinearsi alle elezioni regionali della Sicilia, in programma il 5 novembre. Secondo i sondaggi, il candidato del centrodestra, Nello Musumeci, sarebbe in vantaggio sull’esponente del M5s, Giancarlo Cancelleri. L’uomo del Pd e di Ap, Fabrizio Micari, s’attesterebbe solo al terzo posto. Per evitare il trionfo di Musumeci, il quotidiano La Sicilia ha svelato il possibile piano B dei dem in un pezzo rilanciato da Affaritaliani. Al centro c’è proprio il voto disgiunto che, a differenza del Rosatellum bis, è previsto dalla legge elettorale siciliana. “Se Micari fosse dato per sconfitto, insomma, i dem e soprattutto i moderati potrebbero pensare di sostenere candidati e liste del centrosinistra ma dare la propria preferenza, grazie al voto disgiunto, a Giancarlo Cancelleri candidato presidente del M5s, così da impedire che il centrodestra di Musumeci faccia da asso pigliatutto. L’idea è quella di mandare Cancelleri alla presidenza della Regione siciliana senza una maggioranza all’Assemblea regionale puntando sull’ipotesi che i grillini cadano entro due anni. Ciò scongiurerebbe, per i dem, il pericolo di restare tagliati fuori con la presidenza blindata di Musumeci”. Un’elucubrazione politica che, in questo caso, favorirebbe il M5s grazie alla doppia preferenza. Nel frattempo, tra comizi in piazza e piedi finti, i grillini continuano la loro crociata contro il Rosatellum bis.


×

Iscriviti alla newsletter