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Mainetti e Bizzi chiudono Tempi di Giuli

Tempi

Confermate oggi le indiscrezioni di ieri di Formiche.net su Tempi. Il settimanale ciellino di carta chiude i battenti e si concentra al momento solo sul web. Con tanti saluti e motivazioni affidati dal direttore Alessandro Giuli in un editoriale che apparirà domani sull’ultimo numero di Tempi in edicola e pubblicato oggi sul sito.

LE MOTIVAZIONI

Perché? “Ragioni economiche, anzitutto”, ha scritto Giuli, che “inducono a una scelta a modo suo traumatica ma obbligata”. Giuli è alla guida di Tempi da gennaio 2017, al posto di Luigi Amicone, eletto nel frattempo consigliere comunale a Milano, esattamente da quando è avvenuto il cambio di proprietà della testata passata ai due imprenditori, Valter Mainetti (in foto con la moglie) e Davide Bizzi, che hanno acquisito il controllo della società editrice.
Tanti i buoni propositi in occasione del rilancio: “Le premesse della ripartenza erano chiare: il settimanale doveva viaggiare con le proprie gambe in termini di vendite, abbonamenti e fatturato pubblicitario, è stato fatto il possibile, anzi l’impossibile: non è bastato. In una logica rigorosa di libero mercato, in assenza di sovvenzioni pubbliche o di mecenatismi rinascimentali, è doveroso fare un passo indietro”, ha commentato l’ex condirettore del Foglio (che di recente a sorpresa ha lanciato una stilettata, secondo alcune interpretazioni, al suo ex giornale peraltro di proprietà dello stesso Mainetti).

L’ESPERIENZA A TEMPI

Giuli ha raccontato di aver “rinverdito le linfe di un progetto che si era incagliato in un’inerzia immeritata”, e di averne ricavato “giudizi positivi provenienti da latitudini varie, complimenti di maniera, sgambetti triviali, come si conviene in ogni insieme etologico. Insomma nulla da rimproverarci, nulla da rimproverare”.

LE STILETTATE

Nulla da rimproverare, dunque, o quasi: “Sono sicuro che Tempi sopravvivrà alle proprie incertezze, ai direttori e ai manutentori, agli adempienti e agli inadempienti d’ogni ordine e grado”. Secondo le indiscrezioni pubblicate ieri da Veronica Sansonetti su Formiche.net il budget approntato dalla nuova società non sarebbe stato centrato: “In particolare le attese in termini pubblicitari che si prevedevano grazie a una concessionaria esterna, non si sono trasformate in realtà. Così – secondo rumors milanesi che circolano in queste ore in ambienti ciellini – Mainetti e Bizzi avrebbero deciso di liquidare la società”.

I CONTI

Fino allo scorso anno, prima di Etd Digital, la società editrice del settimanale era Editoriale Tempi Duri. Il bilancio 2016 di Tempi Duri mostra una perdita di oltre 780mila euro, in crescita rispetto all’anno precedente, quando le perdite si attestavano a 332mila euro. Il valore della produzione è diminuito dal 2015 al 2016, arrivando da 1,7 milioni a 567mila euro. In calo anche i costi della produzione, da 1,99 milioni di euro a 1,62 milioni. Tra questi solo 39mila rientravano nei costi per il personale, contro i 408mila dell’esercizio precedente.

CL E MAINETTI

Primo passo indietro dall’editoria, dunque, per Mainetti, che pure di recente oltre al Foglio aveva rilevato quote della Gazzetta del Mezzogiorno. Oppure c’è chi sostiene che la liaison con Cl si è affievolita, o non è mai decollata. In effetti, si dice in ambienti della Compagnia delle Opere, la vicinanza di Mainetti al mondo ciellino non era ai più nota. E nella redazione di Tempi si ricorda che l’unico ad averne scritto è stato Il Fatto Quotidiano quando, parlando dell’ente Enasarco, ha scritto tempo fa che il presidente dell’ente Gianroberto Costa, “è vicino a Comunione e liberazione, recentemente soccorsa da Mainetti che ha acquistato Tempi”.

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