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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

Vi dico che cosa penso del referendum in Lombardia e Veneto

Domenica si vota per il referendum lombardo-veneto. Speravo che il virus del federalismo fosse stato sconfitto, ma purtroppo non è così. Addirittura, Silvio Berlusconi – che di consueto tende un po’ ad esagerare – ha proposto di ricoprire l’intero Paese di referendum per l’autonomia. In realtà domenica prossima si gioca una partita tutta interna alla Lega: Roberto Maroni e Luca Zaia cercano di ricondurre il loro partito alla vocazione originaria di “sindacalista” del Nord, dopo la svolta nazional-sovranista di Matteo Salvini. E Berlusconi appoggia questa iniziativa perché  ha interesse a ridimensionare il leader neoleghista. In sostanza, ancora una volta, una piccola battaglia politica mette a rischio valori importanti come l’unità del Paese ed il suo ordinamento istituzionale.

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Il negoziato tra Stato e Regioni  sull’autonomia – se l’iniziativa referendaria avrà successo – avverrebbe nel contesto del Titolo V (come modificato nel 2001): ovvero attraverso quelle norme che tanti – anche tra coloro che hanno votato No il 4 dicembre scorso – ritenevano giusto riformare.

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Ha affermato Matteo Orfini che il Governatore della Banca d’Italia non è il Papa. È vero. E non è neppure Garibaldi. Tuttavia, la mozione del Pd (uscita all’improvviso da un cilindro come un candido coniglietto) è  stato un atto irresponsabile sia sul piano istituzionale che a livello politico. Per non biasimare la spregiudicatezza dell’operazione, di cui Renzi si è cucita addosso la paternità, è troppo evidente il tentativo di liberarsi di una critica (che non riguarda in prima battuta il governo, ma singoli esponenti del “giglio magico”) che potrebbe emergere durante la campagna elettorale, scaricando sul vertice della Banca d’Italia la responsabilità delle crisi bancarie e dei danni ai risparmiatori. Non si può mettere in gioco la credibilità di un Paese “tenuto sotto osservazione” come l’Italia, soltanto per contendere qualche voto alle forze anti-sistema. Poi, Matteo Renzi faccia in coscienza il “bilancio del giorno dopo”: Ignazio Visco sarà riconfermato, ma sarà più debole di prima; il governo (che è pur sempre espressione del Pd), riconfermando il Governatore, sarà giudicato come “difensore della Casta”, da un’opinione pubblica alla disperata ricerca di “capri espiatori” purchessia. Il “giovane caudillo” aggiungerà (al pari di Dorian Gray) un’altra tacca al suo ritratto di avventuriero della politica.

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