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Bcc, ecco perché Chiantibanca snobba Cassa centrale e abbraccia Iccrea

Che cosa ha spinto Chiantibanca a voltare improvvisamente le spalle a Cassa centrale, scatenando le ire dei trentini? Dopo settimane di nervi tesi e di ricorsi in Tribunale (qui il focus di Formiche.net che dà conto nei dettagli della bufera in corso su Chiantibanca), l’istituto di Monteriggioni ha improvvisamente stracciato il verdetto dell’assemblea di maggio, per sposare la causa di Iccrea e aderire così al progetto aggregatore della banca romana, dando vita a una sorta di psicodramma toscano.

CHIANTIBANCA CAMBIA CASACCA

Tutto è esploso lo scorso 16 ottobre, quando la banca guidata da Cristiano Iacobozzi, la più grande Bcc di Toscana e la ottava per total asset d’Italia, ha diffuso una nota in cui annunciava la decisione del board di sottoporre ai soci l’adesione a Iccrea. Tutto il contrario di quanto deciso lo scorso maggio da 3.800 soci nel corso di una contestatissima assemblea, convocata dall’allora presidente, poi uscito sconfitto dall’assise, Lorenzo Bini Smaghi (nella foto). Una riunione peraltro impugnata dinnanzi al Tribunale da nove soci di peso pro-Iccrea che accusano l’allora board Chiantibanca di aver perpetrato una sorta di colpo di mano in assemblea pur di abbracciare il progetto trentino.

LE TANTE ANIME DI UNA BANCA  

Che cosa sia successo a piani alti dell’istituto quel 16 ottobre non è ancora molto chiaro. Formiche.net ha raccolto comunque alcune indiscrezioni che spiegano in parte il ribaltone in Chiantibanca. Tutto ruota intorno alla composizione dei soci della banca, tra le più eterogenee del movimento cooperativo. Il fatto è che Chiantibanca riunisce diverse anime, fiorentina e senese in primis, contraddistinte da visioni diametralmente opposte. Inoltre nel corso del 2016 sono state acquisite le banche di credito cooperativo di Pistoia e dell’Area Pratese raggiungendo la dimensione di rete di 52 filiali e 3,7 miliardi di attivo, con oltre 450 dipendenti ma anche appesantendo il bilancio con perdite di  80-90 milioni di euro, facendo scattare la Vigilanza.

IL RUOLO DEI NUOVI SOCI

Queste ultime operazioni, viene spiegato, avrebbero alla fine creato una sorta di zoccolo duro con baricentro tra Siena e Prato contrario all’ipotesi trentina (in Toscana peraltro, solo una Bcc ha scelto Cassa centrale, quella di Castagneto Carducci). Il quale, sfruttando il cambio della governance, avrebbe aumentato sensibilmente il pressing sul board, già peraltro in profonda discontinuità con la gestione Bini Smaghi, fino a convincerlo del contrario. Ma c’è di più.

LA QUESTIONE DEL PATRIMONIO

Il nuovo consiglio di Chiantibanca avrebbe visto la mossa di Bini Smaghi come una sorta di salto nel buio: aderire a una banca, Cassa, il cui patrimonio oltre la soglia di 1 miliardo è ancora in fase di costituzione: l’assemblea straordinaria per l’ok al cambio di statuto propedeutico alla ricapitalizzazione da 700 milioni è prevista per il 13 novembre, ma l’intera operazione (240 milioni dalla Cassa, 700 milioni dalle Bcc aderenti e 130-160 derivanti al conferimento di asset, totale 1,1 miliardi) si concluderà a dicembre. Iccrea parte invece da 1,7 miliardi. “Il consiglio reputa, tale gruppo come quello più vicino alla tradizione di Chiantibanca e delle Bcc che questa ha nel tempo incorporato, oltre che come quello più rispondente al modello di impresa bancaria cui Chiantibanca si è sempre ispirata”, ha sentenziato il management nella nota del 16 ottobre.

LA REAZIONE TRENTINA

A Trento le notizie arrivate dalla Toscana non sono state accolte con entusiasmo. In un colloquio con il Tirreno, il presidente Giorgio Fracalossi ha rivolto parole di fuoco alla banca senese, dicendosi pronto a ricorrere alle vie legali. “Una volta che avremo le carte in mano daremo tutti ai nostri avvocati, perché secondo noi quell’atto era vincolante. In noi c’è molto disappunto”, ha detto. Il numero uno di Cassa ha comunque escluso ripercussioni sul patrimonio della capogruppo dopo l’uscita di Chiantibanca. “Dal punto di vista della solidità patrimoniale il fatto che Chiantibanca faccia parte o meno del nostro gruppo è ininfluente”, ha spiegato Fracalossi a MF-Dowjones. Con o senza l’adesione della Bcc chiantigiana “superiamo la soglia minima di patrimonio”.

ALTRI RIBALTONI IN VISTA?

E se ci fossero altri ribaltoni stile Chiantibanca in vista? L’ipotesi circola da tempo in certi ambienti del credito cooperativo. La prossima primavera, a partire da marzo, sono infatti previste le delicate assemblee per il cambio di statuto con cui formalizzare l’adesione al gruppo prescelto. E non è escluso che in quell’occasione molti soci si mettano di traverso, cambiando casacca all’ultimo miglio.

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