“Fincantieri fa gli scafi, Naval group i sistemi, come noi. E i francesi sono piuttosto bravi. Mi auguro che il progetto sia definito in modo tale da tutelare le specifiche competenze di Leonardo, che sono competenze di tutto il Paese. I francesi sono bravi a tutelare le loro competenze. Quindi sarà opportuna un’attività specifica per tutelare le nostre”. E’ quanto ha detto oggi tra l’altro sul dossier italo-francese Fincantieri-Naval-Stx l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, nel corso di un’audizione alle commissioni Difesa e Attività Produttive della Camera. Le parole di Profumo confermano indirettamente le indiscrezioni tempo fa scritte da Formiche.net sui mugugni del gruppo partecipato dal Tesoro per le prospettive militari dell’intesa italo-francese. Ma Profumo non ha parlato solo di Stx. Ecco le principali indicazioni arrivate dal numero uno del gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa.
IL PIANO INDUSTRIALE
Leonardo tira dritto sul nuovo piano industriale, abbraccia la causa della Difesa europea ma va in apprensione per l’affare Fincantieri-Stx. Oggi pomeriggio le commissioni Difesa e Attività Produttive della Camera hanno ascoltato l’amministratore delegato Alessandro Profumo, per un aggiornamento sulle prospettive del gruppo di Piazza Monte Grappa. Il colosso italiano dovrà necessariamente inquadrare il suo futuro nell’ottica del progetto di Difesa europea che tanto sta spaventando parte della filiera (qui e qui gli speciali di Formiche.net). Tema sul quale Profumo ha messo per la prima volta un punto fermo, ma non senza incognite.
LE INDICAZIONI
Prima indicazione: entro il prossimo gennaio il manager di Leonardo convocherà un consiglio ad hoc per aggiornare il piano industriale 2017-2021. Ma chi auspica rivoluzioni o stravolgimenti del precedente piano è destinato a rimanere deluso. Non ci sarà nulla di tutto questo. Dunque, barra ferma e ben concentrati su “una tecnologia fenomenale e prodotti di assoluta eccellenza” che oggi “ci permettono di realizzare solo il 17,8% del fatturato è in Italia, mentre il restante 82,2% è rappresentato da esportazioni e produzioni all’estero”.
BENEDETTO FONDO EUROPEO
L’ex numero uno di Unicredit e Montepaschi ha poi affrontato il tema della Difesa europea, che vede Leonardo alfiere di un consorzio di piccole, medie e grandi imprese in gara con le industrie di Francia e Germania. Come raccontato da Formiche.net la settimana scorsa, il gruppo è impegnato in una serie di progetti per la difesa navale e terrestre da far esaminare all’Ue al fine di aggiudicarsi i fondi. Ha detto Profumo: “Avere oggi dei programmi europei è fondamentale per gestire l’intera industria italiana della Difesa”. Tradotto, una dimensione europea è necessaria e giusta”. Un endorsement in piena regola che però non ha impedito all’ad di Leonardo di fare un appunto.
L’INCOGNITA FORNITORI
Bisogna però tenere gli occhi aperti sul progetto di Difesa comunitaria. Perché se è vero che l’ex Finmeccanica ha un dna globale, il resto delle imprese di cui Leonardo non può fare a meno per costruire elicotteri e sistemi difensivi potrebbe non averne abbastanza. Per andare a strappare i fondi europei a Francia e Germania e vincere la partita bisogna avere buoni giocatori, cioè una catena di montaggio all’altezza, con imprese fornitrici dalla solida presenza sui mercati internazionali. Per questo Profumo ha annunciato una sorta di audit sulle imprese fornitrici del gruppo, per capire chi può accompagnare meglio l’azienda nella missione europea: “Stiamo lavorando sui nostri fornitori per capire chi può stare meglio sui mercati internazionali, non basta partecipare a questo progetto con convinzione”.
ATTESA SU FINCANTIERI-STX
Qualcosa però preoccupa i piani alti di Leonardo. Per la precisione, la collaborazione italo-francese sulla cantieristica civile e militare che porta il nome di Fincantieri-Stx. Profumo non vede ancora del tutto chiaro sul maxi-accordo da 9 miliardi, che vede in prima linea il gruppo di Trieste con i francesi di Naval Group, uno dei leader mondiali della Difesa di cui è azionista Thales. E qui sta il problema. L’ad teme che alla fine il gruppo francese finisca con l’estromettere Leonardo dalla produzione dei sistemi di difesa da montare sulle navi e che lo Stato italiano non riesca a tutelare gli interessi di Leonardo. “Fincantieri fa gli scafi, Naval group i sistemi, come noi. E i francesi sono piuttosto bravi. Mi auguro che il progetto sia definito in modo tale da tutelare le specifiche competenze di Leonardo, che sono competenze di tutto il Paese”, ha ammonito il manager. Di più. Profumo addirittura vive “questo tema con preoccupazione perché i francesi sono bravi a tutelare le loro competenze. Quindi sarà opportuna un’attività specifica per tutelare le nostre”.
LO SPRINT DEI RICAVI
Tornando ai conti del gruppo, il cui rating, proprio mentre Profumo parlava, veniva innalzato da Fitch a investment grade (affidabilità delle azioni, dunque un invito a investire su Leonardo), Profumo ha fornito una prima tracia sui ricavi di Piazza Monte Grappa. “Puantiamo ad una crescita media annua dei ricavi del 5% minimo nel periodo 2017-2021, meglio di quanto previsto nell’attuale piano (tra +3% e +5%). Profumo, per il resto, ha confermato i target 2017 con ordini tra 12 e 12,5 miliardi (escluso gli ordini del Kuwait per l’Eurofighter), rispetto ai 20 miliardi del 2016, ricavi stabili a circa 12 miliardi, ebita tra 1,25 e 1,3 miliardi (da 1,252 miliardi), free operating cash flow di 500-600 milioni, indebitamento in calo a 2,5 miliardi (da 2,8).
L’AFFARE T-X
Nell’attesa del piano industriale e di veder definito meglio il suo ruolo nell’affare Stx, Leonardo si concentra completamente nella gara per gli addestratori americani della Us Air-Force (qui il focus), cui Leonardo punta a offrire il proprio sistema di addestramento integrato T-100. Una gara definita ” principe” da Profumo. “Partecipiamo per vincere, la competizione sarà sul costo del velivolo” e pertanto “non faremo una gara che ci farà perdere soldi”, in quanto “non mettiamo a rischio Leonardo” per vincere la gara. Il gruppo rimane poi in corsa anche per gli elicotteri M-H 139 negli Stati Uniti per la produzione di mezzi aerei a difesa dei siti nucleari. D’altronde, “elicotteri, addestratori ed elettronica per la difesa sono i business fondamentali”.