Paul Manafort, ex direttore della campagna elettorale di Donald Trump, è stato incriminato. L’accusa è di avere violato 12 delle leggi federali, tra cui riciclaggio di denaro, cospirazione contro gli Stati Uniti e falsa testimonianza, ed è arrivata lunedì mattina (ora americana). Anche il suo socio Rick Gates è stato posto sotto stretta custodia. I due hanno dichiarato di non essere colpevoli nell’ambito dell’inchiesta sui contatti tra la campagna elettorale di Trump e il governo russo, hanno pagato una cauzione rispettivamente da 10 (Manafort) e 5 milioni di dollari e sono tornati in libertà condizionata sotto strettissimi vigilanza delle autorità, che gli hanno ritirato i passaporti. L’inchiesta è guidata dal procuratore speciale Robert Mueller, che dallo scorso maggio indaga sulle possibili collusioni tra lo staff del presidente Trump e le autorità russe per cercare di interferire nelle ultime elezioni presidenziali.
IL SILENZIO DI DONALD
Poco prima della decisione di Manafort di consegnarsi all’Fbi, Trump ha attaccato l’ex presidente Barack Obama su Twitter, sostenendo che la sua campagna elettorale e il Partito Democratico avessero pagato migliaia di dollari a Fusion GPS, l’agenzia che ha compilato un dossier scabroso su Trump, pubblicato poi a gennaio da BuzzFeed. “Voglio far notare che la campagna elettorale di Obama ha pagato 972.000 dollari a Fusion GPS – ha scritto il presidente americano – L’agenzia ha avuto anche 12.400.000 (sul serio?) dal Partito Democratico. Nessuno sa chi ha dato l’ok”. Il tweet è partito 30 minuti prima che Manafort si consegnasse. Dopo il tweet su Obama e un altro su Fox News, Trump è rimasto in silenzio digitale.
LA STIMA DELL’AMICO TRUMP
Ma chi è Paul Manafort e cosa lo lega all’attuale presidente degli Stati Uniti? L’italoamericano ha accompagnato l’amico Donald fino a luglio del 2016, quando è stato sostituto da Steve Bannon. Ad aprile del 2016, quando ha annunciato l’ingaggio di Manafort – contemporaneamente all’apertura di un ufficio a Washington –, Trump ha detto: “Paul è una grande risorsa e un’importante aggiunta. Lui e l’intera squadra che sto costruendo garantiranno che venga rispettata la volontà degli elettori repubblicani, e non dell’establishment politico di Washington, nella selezione del candidato del partito repubblicano. Non vedo l’ora di vincere la nomination e, infine, la presidenza, per rendere l’America di nuovo grande”.
L’INCONTRO CON L’AVVOCATO VESELNITSKAYA
Manafort è stato capo della campagna elettorale di Trump per pochi mesi ed è stato costretto a dimettersi a causa dei suoi vincoli con imprenditori russi e ucraini. Per più di 10 anni è stato consigliere politico in Ucraina. Secondo il New York Times, era presente all’incontro tra Donald Trump Jr., il figlio più grande del presidente americano, e Natalia Veselnitskaya, un’avvocatessa russa che ha procurato al Cremlino informazioni compromettenti sulla rivale Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2016 (qui l’articolo di Formiche.net).
LA PASSIONE PER LA POLITICA (E GLI AFFARI)
Nato a New Britain, nel Connecticut, nel 1949, Manafort è un avvocato con la passione per la politica. Laureatosi alla Georgetown University e alla Georgetown University Law School, tra il 1977 e il 1980 ha lavorato allo studio Vorys, Sater, Seymour and Pease, a Washington, e nel 1985 è diventato direttore del Center for the Study of Democratic Institutions. Secondo il Corriere della Sera, suo nonno era italiano. “La società di consulenza di Manafort a Washington è molto popolare tra i parlamentari repubblicani”: “Un patrimonio di contatti e relazioni costruito fin dal 1976, quando il giovane legale entrò nello staff di Gerard Ford”.
ALTRE COLLABORAZIONI PRESIDENZIALI
Manafort ha collaborato come consulente per l’ex presidente americano Ronald Reagan. Sul sito Presidency è riportato che nel 1981 Reagan lo nominò membro del Consiglio di amministrazione della Overseas Private Investment Corporation, Agenzia internazionale per la cooperazione allo sviluppo degli Stati Uniti: Manafort è stato partner di Black, Manafort & Stone, specializzata in relazioni con il governo, affari pubblici e di consulenza politica. Il Washington Post sostiene che la Black, Manafort & Stone, fondata nel 1980, sia il legame tra Manafort stesso e Trump: la società, infatti, ha rappresentato gli interessi degli alberghi Trump su questioni fiscali e gioco d’azzardo. Uno dei suoi soci, Roger Stone, e un altro totem del trumpismo.
VICINO ALLA TRUMP TOWER
Nonostante abbia lavorato per più di una campagna elettorale, Manafort non è una figura nota nella capitale americana. Il sito francese Atlantico, che ha intervistato alcuni suoi amici, ha scritto che il consulente non ha mai trascorso lunghi periodi nel distretto di Columbia. Piuttosto, era un habitué della Trump Tower, a Manhattan, dove ha un appartamento, ed era solito incontrare Trump nell’ascensore, come capita ai buoni vicini. Manafort vive tra Florida, New York e la città vecchia di Alexandria, in Virginia.
RUOLI ISTITUZIONIALI
Manafort è stato coordinatore del personale presso l’Office of Executive Management durante il periodo di transizione che ha portato alla prima presidenza Reagan. Dal 1978 al 1980 è stato coordinatore del comitato elettorale del presidente repubblicano. Sul Corriere della Sera sono indicate altre attività di consulenza presso Gerald Ford, George H. Bush, Robert Dole, George W. Bush e John McCain.
“L’UOMO INVISIBILE DELLA POLITICA MONDANA”
Non tutte le consulenze di Manafort si sono svolte in America e non tutte sono state effettuate nel rispetto del principio di trasparenza, a quanto pare dalle accuse. “I suoi amici lo chiamavano il Conte di Montecristo. Oggi Paul Manafort è più simile all’uomo invisibile; un professionista della politica mondana, la cui ultima avventura è stata sussurrare consigli all’orecchio del candidato presidenziale ucraino Viktor Yanukovich”, ha scritto il sito Politico il 3 maggio del 2014. Yanukovich è stato descritto come “l’uomo forte filorusso la cui estromissione ha innescato una crisi internazionale che ricorda un romanzo di spionaggio della Guerra Fredda”. Con Yanukovich in asilo a Mosca, Manafort perse un’importante cliente e per consiglio del socio Roger Stone è tornato a lavorare negli Stati Uniti. Il sito – noto per indiscrezioni e anticipazioni dei sottoboschi politici americani – segnala anche misteriosi rapporti tra Manafort, un gruppo di ribelli angolani anti-comunisti e Ferdinand Marcos, il dittatore delle Filippine. The Week include anche una collaborazione con Lynden Pindling, ex primo ministro delle Bahamas, accusato di avere legami con i narcotrafficanti.
Ora che “l’uomo invisibile” è s’è consegnato all’Fbi – probabilmente – non solo la Casa Bianca, ma una bella fetta della politica internazionale.