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Green Public Procurement, che cosa è (e perché è obbligatorio)

green, GIAN LUCA GALLETTI

Con l’entrata in vigore, nel maggio 2017, del Nuovo Codice degli Appalti Pubblici (Decreto Legislativo 56/2017), il Green Public Procurement (i cosiddetti “acquisti verdi”) è diventato obbligatorio. Questo significa che le Pubbliche Amministrazioni saranno obbligate ad adottare  i “Criteri  ambientali minimi (Cam)” approvati dal Ministero dell’Ambiente, che fissa gli obiettivi nazionali, identifica le categorie di beni e servizi,  gli impatti ambientali e i volumi di spesa sui quali definire tali criteri. I Cam forniscono, quindi,  le “considerazioni ambientali” propriamente dette, collegate alle diverse fasi delle procedure di gara: oggetto dell’appalto, specifiche tecniche, caratteristiche tecniche collegate alle modalità di aggiudicazione in base all’offerta economicamente più vantaggiosa, condizioni di esecuzione dell’appalto.

Una piccola rivoluzione che vede l’Italia come il primo Paese in Europa a rendere obbligatorio per legge il Green Pubblic Procurement. Un percorso che parte da lontano, a livello europeo, già nel 2000,  quando al Consiglio Europeo di Lisbona l’Unione ha fissato l’obiettivo di diventare “un’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Un peso che si è sempre più rafforzato, fino ad arrivare alla proposta della Commissione sull’Economia circolare e alla revisione delle direttive sugli appalti pubblici.

Il Ministero dell’Ambiente ha già adottato i “Criteri ambientali minimi” per alcuni prodotti e servizi, quali gli arredi, i tessili, la ristorazione collettiva, i servizi e i prodotti di pulizia, la carta per fotocopie, i computer e le stampanti, l’illuminazione pubblica, il servizio dei rifiuti urbani, la costruzione e la manutenzione degli edifici, ecc.

Tutti questi temi sono stati al centro dell’XI Edizione del Forum Internazionale Compraverde-Buygreen, che si è svolto a Roma il 12 e 13 ottobre. L’obiettivo, fare il punto sulle novità legislative, le best practices nazionali e internazionali e le opportunità in materia di acquisti verdi. L’obbligatorietà, prevista dal Codice degli appalti pubblici, vincola le Amministrazioni Pubbliche a scegliere beni e servizi tenendo conto del loro impatto ambientale e sociale nel corso dell’intero ciclo di vita (produzione, utilizzo e smaltimento) e integrando i criteri ambientali in tutte le fasi del processo d’acquisto. Un traguardo importante che può rendere il nostro Paese un punto di riferimento a livello internazionale nel processo di conversione ecologica dell’economia attraverso l’integrazione di pratiche e metodologie ecosostenibili nei rapporti tra imprese e pubbliche amministrazioni.

“Le scelte di consumo della Pubblica Amministrazione, si legge in una nota dell’edizione 2017 del Forum, hanno un peso e un ruolo politico determinante. Con una spesa pubblica pari al 17% del PIL nazionale, la PA è il più rilevante dei consumatori e con i suoi oltre 3 milioni di dipendenti ha un potenziale enorme rispetto alla possibilità di operare un salto culturale profondo nelle scelte di consumo individuali capace di accompagnare lo sviluppo del Paese verso nuovi modelli di produzione e consumo”.

Tutto bene quindi? Si, ma. Come quasi sempre accade quando si approva una legge, dobbiamo registrare una serie di criticità e difficoltà  che rendono farraginosa la sua applicazione pratica. In questo caso, come sottolinea un’analisi effettuata dagli Stati Generale della Green Economy che sarà resa nota in occasione di Ecomondo 2017, troppe norme, spesso poco chiare e scarsamente coordinate se non addirittura confliggenti; eccessiva complessità delle procedure; assenza di linee guida e indirizzi omogenei per il calcolo dei costi del ciclo di vita; insufficiente formazione della PA e delle imprese, specie le piccole e le medie.

Che fare, dunque? Innanzitutto occorre dare chiarezza al quadro normativo per una scelta chiara verso la green economy, correggendo e rimuovendo le incongruità. Inoltre formare, qualificare e rafforzare le strutture della PA per affrontare adeguatamente le sfide innovative, economiche e culturali, connesse al GPP. Infine, promuovere misure di fiscalità ecologica e sussidi ambientalmente favorevoli per rendere effettivo il quadro normativo ridisegnato con il Codice degli appalti e concretizzate gli indirizzi europei in materia di economia circolare.

Nel frattempo il Ministero dell’Ambiente e le Regioni hanno sottoscritto un Protocollo di intesa, della durata di 5 anni, con l’obiettivo di avviare una più organica collaborazione istituzionale per la promozione degli acquisti e la realizzazione  di opere pubbliche sostenibili, sia nei confronti degli Enti locali che degli operatori privati.

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