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Come gli Stati Uniti stanno aiutando militarmente l’Ucraina

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Se la guerra fredda non è poi così fredda, per non scottarsi è meglio farla combattere a qualcun altro.

Gli istruttori della Guardia Nazionale dell’Esercito USA – in forza alla Joint Multinational Training Group-Ukraine – lavorano sulla base di questo assunto presso il centro addestramento di Yavoriv in Ucraina occidentale. La formazione sul campo dura 55 giorni, al termine della quale un nuovo battaglione (500-1.000 soldati) è pronto per andare al fronte – meno di 1.300 km ad est – per combattere contro i separatisti.

Con la guerra all’ISIS sempre in prima pagina, ora affiancata pure dalle tensioni in Corea del Nord, il conflitto in Ucraina è passato in secondo piano. Ma è già costato la vita ad almeno 4.000 soldati ucraini e ad un numero imprecisato – ma molto probabilmente maggiore – di separatisti che combattono per ricongiungersi con la Russia.

Come già succede nelle ex repubbliche sovietiche più a nord, fin dall’inizio del conflitto gli Stati Uniti non si sono lasciati scappare l’occasione di rinforzare un Paese in guerra con l’avversario di sempre. Ma il proverbio “il nemico del tuo nemico è tuo amico” non è sempre corretto. Già in passato gli USA hanno imparato a loro spese che armare ed addestrare i guerriglieri afghani e ceceni in chiave antisovietica ha portato poi alla rivolta contro i loro stessi creatori, come sta accadendo proprio con Al Quaeda e con l’ISIS.

Da quando, nel 2014, il referendum in Crimea ha riportato in Russia la penisola sul Mar Nero, gli Stati Uniti hanno aiutato l’esercito ucraino a crescere da poco più di 100.000 unità ad oltre 250.000. L’obiettivo adesso è formare gli stessi istruttori ucraini perché gestiscano in proprio i loro centri di addestramento sul modello organizzativo delle strutture di Fort Polk in Louisiana o di Fort Irwin in California.

Lo sforzo organizzativo è tutt’altro che indifferente, visto che gli addestratori USA prima di ricostruire da zero l’infrastruttura, hanno dovuto demolire l’intero sistema di addestramento preesistente perché soffocato da una dilagante corruzione.

Ma lo scopo strategico è quello di rendere l’esercito ucraino completamente interoperativo con il sistema militare NATO ed in grado di collaborare non solo con l’esercito USA ma anche con Polonia, Repubbliche Baltiche e gli altri membri della NATO.

Gli USA hanno provveduto a inviare a Porošenko diversi equipaggiamenti “non letali”: radar antimissile, presidi medici, giubbotti antiproiettile, ma anche Humvee (i fuoristrada della AM General che gli americani stanno sostituendo con i nuovi JLTV della Lockheed Martin). Presto potrebbero arrivare anche armi vere e proprie, come ha dichiarato il Segretario alla Difesa Mattis.

Intanto, l’ONU riporta decine di violazioni quotidiane al Trattato di Minsk II – l’accordo per il cessate il fuoco firmato l’11 febbraio 2015 fra Ucraina, Russia, Germania e Francia.

Sempre secondo le stime ONU, il conflitto è costato al governo ucraino più di 10.000 morti e oltre 25.000 feriti fra soldati e civili. Ma sembra che il governo ucraino ometta intenzionalmente di aggiornare il numero dei caduti e dei feriti, specie fra i militari.

Il numero di vittime colpite da carri armati e artiglieria è talmente elevato (55% del totale) da rendere inspiegabile un così vasto dispiegamento di armi sofisticate da parte dei ribelli separatisti.

Il mistero è stato svelato a dicembre 2015 quando Putin ha ammesso per la prima volta che già da un anno la Russia inviava aiuti militari – fra cui armi pesanti – agli indipendentisti. E continua a farlo da tre anni. Glaciale l’avvertimento che il presidente russo ha spesso ripetuto: “Ogni vostra azione avrà da parte nostra una risposta adeguata”.

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