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Libia, Isis e il traffico della droga del combattente

Libia

L’Italia resta crocevia di preoccupanti movimenti legati al terrorismo islamico e due notizie nel giro di poche ore lo confermano. La prima riguarda un’operazione della Guardia di Finanza, coordinata dalla sezione antiterrorismo della Dda di Reggio Calabria, che ha sequestrato oltre 24 milioni di pasticche di tramadolo, definita “droga del combattente”, provenienti dall’India e dirette in Libia. Il carico era giunto nel porto di Gioia Tauro dov’è stato bloccato dai finanzieri del comando provinciale reggino e dall’ufficio antifrode della Dogana. Le compresse avrebbero fruttato circa 50 milioni di euro perché ogni pastiglia viene venduta a 2 euro al mercato nero africano e mediorientale: si tratta di un oppiaceo sintetico che aumenta la resistenza allo sforzo fisico ed è un eccitante. La concreta ipotesi è che sia gestito direttamente dall’Isis e che serva a finanziare la rete terroristica in Libia, Siria e Iraq. Le indagini sono partite dalla Guardia di Finanza di Genova che nello scorso maggio aveva sequestrato lo stesso prodotto e vi hanno collaborato la Dea, l’agenzia antidroga americana, e la Direzione centrale antidroga del Viminale.

L’altra preoccupante notizia viene dalla Tunisia dove la Guardia costiera di Sfax ha fermato un paio di giorni fa un’imbarcazione diretta in Italia con 94 persone a bordo. Tra di loro c’erano tre persone legate al terrorismo islamico: un giovane di Gabes che nel 2015 era stato indagato per contatti con integralisti e due sospetti estremisti islamici di 25 e 35 anni. Impossibile dire per ora se si tratti o meno di foreign fighter di ritorno dai teatri di guerra, visto che nelle scorse settimane si era ipotizzato che potessero approfittare del traffico di esseri umani, o di “semplici” affiliati a una rete terroristica. Le autorità tunisine dallo scorso agosto hanno sventato 156 tentativi di partenze verso l’Italia e avrebbero fermato e denunciato 1.304 persone sequestrando beni e denaro. Il fenomeno, però, non cala: nei giorni di lunedì 30 e martedì 31 ottobre i tunisini avrebbero fermato sei tentativi di partenze. Altri 40 tunisini sono arrivati il 2 novembre a Lampedusa.

Stanno continuando anche gli sbarchi di algerini in Sardegna. Altre 18 persone sono arrivate sulle coste del Sulcis Iglesiente e il fenomeno, che dura da tempo, è all’attenzione dei governi: nelle scorse settimane il ministero dell’Interno aveva discusso di questo con le analoghe autorità tunisine e algerine. In tutto ciò, nonostante il calo del 30 per cento rispetto all’anno scorso, la caotica situazione libica non promette niente di buono: a una decina di miglia dalle acque territoriali libiche nei primi due giorni di novembre sono state salvate 900 persone da mezzi della Guardia costiera, di Eunavfor Med e di Ong. Una nave militare dell’Operazione Sophia ha recuperato sette cadaveri su un gommone mentre la Guardia costiera libica ha salvato altre 300 persone nelle stesse ore. L’autunno e l’inverno dovrebbero far diminuire il flusso, ma tutto resta appeso alle condizioni politiche e a quello che accadrà il 17 dicembre quando scadranno gli accordi alla base dell’assetto istituzionale attuale con il Consiglio presidenziale e il Governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Sarraj, sostenuto dall’Onu. Il generale Khalifa Haftar ha più volte detto di voler prendere il controllo del Paese.

IL VIDEO DELLA GUARDIA DI FINANZA

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