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Così Sala a Milano vuole asfaltare lo smog

Il sindaco Giuseppe Sala (nella foto) lo aveva detto: “Milano deve rallentare il ritmo”. Almeno per combattere l’inquinamento. E la sua idea sta iniziando a prendere corpo.
Nel corso del convegno con il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti e con Legambiente che si è tenuto ieri a Palazzo Marino, si è parlato della cappa di inquinamento che per tutto il mese di ottobre ha reso irrespirabile l’aria di gran parte della pianura padana e si è guardato al futuro, al 2018, quando l’attuale amministrazione avrà disegnato la nuova mappa della mobilità urbana.

UN PIANO DA TRE MILIONI DI EURO

Niente rivoluzioni dolorose come l’estensione delle zone a traffico limitato o la pedonalizzazione delle aree del centro. Al momento, i tecnici del Comune stanno sviluppando una mappatura di nuovi corridoi da percorrere a 30 km orari. Attualmente sono più di trenta, per un totale di oltre 900 mila metri quadrati. Il piano della giunta, dal costo complessivo di tre milioni di euro, prevede di istituirne altre sei in aree più periferiche.

ECCO DOVE BISOGNERA’ RALLENTARE

A partire dal 1° gennaio 2018 sarà proibito pigiare troppo sull’acceleratore in: Isola, Bovisa, QT8, Giambellino, Corvetto e via Padova. Lo scopo, ribadisce l’assessore alla Mobilità di Milano, Marco Granelli è “avere più vie di traffico a ‘scorrimento dolce’ e una nuova ragnatela di piste ciclabili” così da spingere i milanesi a prendere più la bici e meno l’auto. Oggigiorno, dati i livelli di Pm10 è infatti impossibile: si rischia l’avvelenamento.

Ecco le prossime zone 30 che verranno istituite a partire dal 2018 a Milano
Ecco le prossime zone 30 che verranno istituite a partire dal 2018 a Milano

DUE ANNI PER LA NUOVA MOBILITA’

Il piano al vaglio di Palazzo Marino richiederà due anni di tempo. Sono infatti necessarie alcune modifiche strutturali ritenute “importanti”. Se sono ancora numerosi i detrattori della “mobilità dolce”, rischiano di essere persino di più coloro che, già oggi, non rispettano i limiti di velocità delle zone 30, che nel Nord Europa sono la regola (a Parigi e a Londra hanno ridotto gli incidenti del 40%) mentre qui in Italia continuano a costituire l’eccezione. Senza autovelox, il dettato dei cartelli stradali resta lettera morta, anche perché molte vie non sono state ancora dotate di dossi. Eppure, secondo le stime, se il comune estendesse il limite all’intera area racchiusa nella circolare filoviaria delle linee 90 e 91, come ha già fatto nella zona dei Navigli, il traffico calerebbe di circa il 25% e l’inquinamento di oltre il 30%.

INTANTO VA AVANTI IL “PRIA”

“L’attuazione delle misure previste dal Piano regionale degli interventi per la qualità dell’aria (Pria) ha sortito effetti positivi, portando, nel triennio di attuazione, a una importante riduzione delle emissioni nocive in atmosfera” ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente, energia e sviluppo sostenibile di Regione Lombardia, Claudia Terzi, a proposito della relazione di monitoraggio del Piano regionale degli interventi per la qualità dell’aria (Pria). “Osservando la riduzione media delle concentrazioni di Pm10 nell’agglomerato di Milano – ha continuato – si rileva che, considerando l’andamento nel periodo 2000-2016, il miglioramento medio risulta in linea o superiore alla stima dell’Agenzia europea per l’Ambiente”.

UNA CITTA’ ANCORA OSTAGGIO DEL MEZZO PRIVATO

Negli ultimi anni i “piani urbani della mobilità sostenibile” hanno fatto molto per liberare Milano, o almeno la cerchia dei bastioni, dall’ingombrante e inquinante presenza delle automobili. Il potenziamento delle linee metropolitane, il car sharing e l’Area C sono riuscite a convincere un buon numero di milanesi a lasciare l’auto in garage. Eppure ogni novità ha comportato svantaggi innegabili: i commercianti continuano a imputare al costo dei ticket la chiusura, in numero crescente, delle attività del centro, già duramente provate dalla concorrenza spietata dei centri commerciali in periferia che oltretutto abbondano di comodi parcheggi. Il car sharing non è ancora così capillarmente diffuso: spesso per trovare una macchina occorre camminare per interi isolati e non è poi possibile lasciarle nelle zone più periferiche. La metropolitana invece non elimina la maggior fonte di inquinamento: quella data dal traffico in entrata e in uscita da Milano. Per i prolungamenti che collegheranno la città con Monza e Cinisello Balsamo occorrerà attendere 10 anni e bisognerà trovare 1,30 miliardi di euro.

LA START UP ITALIANA DALLA PUBBLICITA’ CHE “MANGIA” LO SMOG

Intanto, saranno proprio i cantieri della nuova linea della metropolitana a ridurre, almeno in parte, l’inquinamento. Come? Grazie all’idea della concessionaria pubblicitaria Urban Vision che si è aggiudicata i contratti per tappezzare i muri perimetrali dei cantieri puntando su di una idea a dir poco innovativa: manifesti “mangia-smog”. Si tratta di una particolare tecnologia brevettata dalla start up Anemotech dell’Università di Pavia dal nome che è già un programma: “The Breath” (cioè, il respiro). Il particolare tessuto utilizzato è in realtà una carta moschicida per le particelle inquinanti, che vi si depositano e non riescono a librarsi più in volo. Si ottiene lo stesso effetto solo con la pioggia, quando cioè l’acqua appesantisce il Pm10 e lo butta al suolo. Meno Pm10 fluttua nell’arIa e meno viene inalato dai nostri polmoni. Urban Vision aveva già realizzato alcune pubblicità “mangia smog” proprio a Milano, rivestendo diversi palazzi del centro in fase di restauro. E già fioccano le commesse internazionali.


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