Con l’ottimismo impostogli dal ruolo di dirigente del partito di appartenenza di Nello Musumeci, che tenta per la terza volta l’elezione a governatore della Sicilia, stavolta a ranghi uniti del centrodestra, anche se non serrati, l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa ha assicurato di disporre di sondaggi che attribuiscono all’amico dieci punti di vantaggio su Giancarlo Cancelleri. Che è il candidato del movimento 5 Stelle.
Degli altri corridori, non c’è quasi traccia negli appunti di La Russa. La sinistra -si vedrà se per fortuna o sfortuna del centrodestra- si è messa fuori gioco da sola nella corsa al governatorato dividendosi in due candidati a perdere: Fabrizio Micari, il rettore dell’Università di Palermo proposto a Matteo Renzi dal sempiterno sindaco Leoluca Orlando, e Claudio Fava. Per la cui corsa si è degnato a scendere in Sicilia Massimo D’Alema in persona per dargli una mano non a vincere, ma a sorpassare il renziano Micari nella parte bassa della classifica, o graduatoria. Ognuno ha i suoi gusti.
Pur nel suo ottimismo La Russa ha ammesso che un aiuto a Cancelleri potrebbe venire nelle urne dagli elettori siciliani di sinistra attratti non dalla rissa interna, e dalla smania di D’Alema di dare un’altra “lezione” delle sue a Renzi, dopo la botta referendaria di quasi un anno fa. Costoro potrebbero privilegiare il desiderio di impedire la vittoria all’odiato Silvio Berlusconi, sceso di persona nell’isola per prenotare la vittoria nell’altra corsa che attende la sua coalizione: quella dell’anno prossimo per il rinnovo delle Camere con la nuova legge elettorale, appena firmata e promulgata dal presidente della Repubblica. Altro modo per impedire la vittoria all’uomo di Arcore, e fargli passare anche la voglia di rifare con Renzi dopo le elezioni nazionali un nuovo Patto del Nazareno, non c’è che votare per Cancelleri governatore e per i candidati di sinistra a consiglieri regionali, come consentono le regole isolane. Che la sinistra dalemiana -guarda caso- avrebbe voluto introdurre anche nella legge con cui saranno elette le Camere.
I grillini naturalmente ci sperano, pur mettendo nel conto la possibilità di conquistare un governatorato dimezzato, senza una maggioranza nel Consiglio Regionale: cosa che li obbligherebbe dopo le elezioni a cercare alleati nel Palazzo dei Normanni, in deroga al rifiuto di contaminarsi con i partiti concorrenti. D’altronde, già nella loro solitudine orgogliosa i pentastellati si stanno alleando ai compromessi e alle mediazioni gestendo ogni giorno i contrasti al proprio interno. E’ ciò che accade nei Comuni dove già governano grazie all’aiuto ottenuto nei ballottaggi coi candidati della sinistra dagli elettori di destra. In Sicilia, non a caso la terra di Luigi Pirandello, avverrebbe il contrario.
La Russa, sempre lui, ha attribuito agli elettori siciliani di sinistra la capacità di dimezzare ma non di annullare le distanze fra il suo Musumeci e Cancelleri. Da dieci i punti di distacco scenderebbero a cinque: uno per ciascuna delle stelle del movimento grillino. Vedremo. Non resta che contare le stelle, oltre ai voti, nel cielo di un’isola che d’altronde ne ha viste di tutti i colori.