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Tim, la rete e Open Fiber. Il pensiero di Franco Bassanini

Qualcosa non funziona sulla rete in rame di Telecom. Qualcosa che rischia di trasformare l’infrastruttura madre delle comunicazioni in Italia in un ammasso di scarso valore. Non c’è niente di apocalittico nelle parole di Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, la spa controllata da Enel e Cassa depositi e prestiti per realizzare la banda larga in Italia su spinta del governo (qui l’approfondimento odierno di Formiche.net sul cambio al vertice di Open Fiber tra Tommaso Pompei che lascia e Elisabetta Ripa che gli subentra come amministratore delegato). Bassanini è intervenuto questa mattina a un convegno di Selta, presso l’hotel Excelsior di Roma. Un lungo ragionamento su quello che, nei fatti, minaccia l’infrastruttura in pancia alla società tlc controllata da Vivendi, impedendone una rinnovamento sotto forma di fibra.

TUTTI I GUAI DELLA FIBRA

Passare dal rame alla fibra, ovvero dall’internet vecchia generazione alla banda ultra larga non è una passeggiata. Certo, nel suo ultimo piano industriale Telecom ha stanziato 11 miliardi per la rete ultra veloce in Italia. Ma qualcosa ugualmente non va. Per esempio, ha detto Bassanini, l’enorme debito che schiaccia Telecom che frena investimenti di lungo termine. Oggi “si richiede un investimento cospicuo nella rete. Come si fa? E’ ancora uguale il modello a quello del passato? O si richiede un investimento di lungo termine?”, si è chiesto Bassanini, specificando come sull’ex monopolista e i suoi progetti pesi “l’eredità di un elevato debito”.

RETE A RISCHIO SVALUTAZIONE

L’altra questione affrontata dal presidente di Open Fiber riguarda la rete in rame e il rischio di una sua perdita di valore. Il fatto è che la vecchia infrastruttura è iscritta a bilancio di Telecom (qui i conti al 30 settembre del gruppo) per un determinato valore che però, con il progressivo spostamento degli utenti sulla fibra più veloce, rischia una svalutazione. Meno la si usa, più il valore va giù. Per questo l’ex presidente di Cdp, che ha escluso almeno per il momento forme di collaborazione con Telecom, ha sottolineato “la necessità di difendere l’asset della rete in rame che è iscritta in bilancio con un valore elevato e che, di fronte a una rapida migrazione sulla fibra, dovrebbe essere svalutata”.

IL RUOLO DELL’AGCOM

Quello che è sicuro è che la rete della società francese dovrà passare a breve sotto la lente dell’Agcom, chiamata a verificare, tra le altre cose il regolare passaggio dal rame alla fibra, oltre al progresso degli investimenti. Come spiegato in occasione del convegno Selta dal commissario Antonio Nicita “stiamo facendo un’analisi di mercato e valuteremo come le novità di quest’anno in Telecom impattano. In particolare, come il controllo da parte di un azionista straniero vada a impattare rispetto agli investimenti, agli obblighi del servizio universale e sulla qualità dell’accesso alla rete, oltre che sulle dinamiche concorrenziali, inclusi i casi aperti dall’Antitrust”.


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