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Tutte le idee sulla sanità lanciate per i 40 anni del Fasi

Lo Stato potrebbe risparmiare. Ma non lo fa. Eppure basterebbe lasciare maggiore spazio di manovra ai fondi di assistenza integrativi, alimentati dagli iscritti in cambio di prestazioni, mediche nel caso della sanità. In questo modo si scaricherebbe il Servizio sanitario di parecchi costi il che, in un Paese dalla sanità perennemente in rosso non é male. Di questo e molto altro si è discusso in occasione dei 40 anni del Fasi, il fondo integrativo sanitario per i dirigenti, nato nel 1977, celebrati a Roma alla presenza tra gli altri del presidente Marcello Garzia, del numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, e di Stefano Cuzzilla (nella foto), presidente di Federmanager, promotrice del Fasi insieme a Confindustria.

TROPPA SPESA (PUBBLICA), POCA SANITÀ (PRIVATA)

La tesi di partenza è questa. Ogni anno in Italia si spendono 150 miliardi per la sanità di cui 112 a carico dello stato sotto forma di ticket e 38 miliardi da parte dei privati che si rivolgono a cliniche o laboratori non convenzionati. Di questi solo 5 miliardi vengono impiegati dagli italiani per beneficiare dell’assistenza sanitaria integrativa, di cui il Fasi è espressione. Trasferire un po’ di spesa sanitaria sui fondi potrebbe alleggerire non poco il Servizio sanitario, che potrebbe vedersi così liberato di alcune prestazioni mediche.

LA PROPOSTA DEL FASI

Di qui la proposta del presidente Fasi, Garzia, contenuta nella sua relazione introduttiva: “Dobbiamo fare in modo di trasferire una quota più consistente della spesa sanitaria privata delle famiglie italiane agli enti che, senza scopi di lucro, basano la loro attività sul principio mutualistico e della porta aperta, senza esami preventivi all’ingresso”. Il ragionamento è semplice: più si ricorre ai fondi integrativi più il Servizio sanitario potrà risparmiare. “Oggi meno di 5 miliardi sono utilizzati dagli italiani per l’assistenza sanitaria integrativa intermediata, un dato molto al di sotto della media europea”.

COSI’ LO STATO PUO’ RISPARMIARE

Garzia ha in questo senso citato un esempio circa i risparmi ottenibili attraverso i fondi integrativi. “Abbiamo preso ad esempio tre prestazioni ortopediche, a titolo meramente esemplificativo, che se non fossero state rimborsate dal Fasi ai suoi assistiti, avrebbero comportato per il Servizio Sanitario Nazionale, un costo aggiuntivo di 41,3 milioni di euro in più, rispetto a quanto già pagato”.

LA POSIZIONE DEI MANAGER

Per il numero uno di Federmanager, Cuzzilla “di fronte all’evoluzione della domanda di cura servono politiche economiche, fiscali e culturali che incentivino lo sviluppo del welfare integrativo nelle aziende. La sanità integrativa, con la sua azione di intermediazione della spesa privata, di controllo delle tariffe e di trasparenza fiscale, rappresenta il supporto che serve al Servizio Sanitario Nazionale per essere sostenibile e inclusivo”.



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