Il New York Times ha uno scoop che dice che l’ex Consigliere per la Sicurezza nazionale americano, Michael Flynn, ha dato mandato ai suoi avvocati di sganciarsi dalla linea difensiva dei legali del presidente Donald Trump sul Russiagate. Questo significa che Flynn ha intenzione di iniziare a collaborare con lo staff di Robert Mueller, lo special consuel che sta dirigendo l’inchiesta per conto del dipartimento di Giustizia?
IL PIANO DI FLYNN, FORSE
Non è chiaro ancora, ma è possibile: il consigliere di Trump ha avuto un ruolo centrale – costruito anche su ottimi rapporti personali con l’allora candidato – durante la campagna elettorale, e dunque potrebbe sapere molto sui contatti con la Russia e sulle sovrapposizioni tra il piano di interferenza ordito dal Cremlino e il comitato Trump. È noto per altro che ha preso parte in almeno un incontro con un’avvocatessa che offriva ai dirigenti del team del repubblicano informazioni per screditare la contender Hillary Clinton; inoltre le sue dimissioni dal Consiglio sono arrivate dopo soli due mesi perché s’è scoperto che in alcune occasioni aveva parlato impropriamente delle possibilità di sollevare le sanzioni alla Russia con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti. Flynn potrebbe aver accettato la collaborazione in cambio di uno sconto della pena.
LA DIFESA NON È PIÙ UNITA
Fin dall’inizio dell’inchiesta di Mueller (sei mesi fa), lo staff legale di Trump ha sempre battuto su un punto: difendiamoci insieme, ossia ha chiesto ai legali dei vari soggetti coinvolti – come Flynn o l’ex capo della campagna Paul Manafort o altre figure di livello più basso – di restare uniti. La notizia data dal Nyt è un colpo pesante per la Casa Bianca. Val la pena di ricordare che quando a inizio anno Trump chiese all’ex capo dell’Fbi James Comey di lasciar perdere l’inchiesta sulla Russia e i suoi hotspot, lo fece per proteggere Flynn (poi Comey fu licenziato da Trump e da lì s’è creata la necessità della nomina di uno special counsel per gestire l’indagine, e s’è aperto anche il filone sui possibili intralci al corso della giustizia a opera del presidente).
LE PAURE DI FLYYN
Potrebbe essere proprio uno di quegli hotspot a spaventare Flynn: Mueller ha scoperto, e l’ex consigliere ha confermato, che la società di consulenza di sua proprietà ha ricevuto illegalmente pagamenti dal governo turco per attività di lobbying non dichiarate negli Stati Uniti. Flynn potrebbe finire in carcere, come successo già a Manafort, per questioni che il Russiagate ha scoperto ma che non sono esattamente il merito dell’inchiesta, che però possono essere utilizzate dal procuratore per ottenere una collaborazione. Uno degli avvocati di Trump, il mediatico Jay Sekulow, ha già commentato che “nessuno dovrebbe trarre la conclusione che Flynn stia collaborando con l’accusa contro il presidente”. Però è uno dei timori della Casa Bianca.