Fake news, siti acchiappaclick, troll: sono molti i nuovi termini ormai entrati nel gergo comune e con i quali il settore dell’informazione e il mondo politico si trovano oggi a fare i conti. Questi temi sono al centro del dibattito italiano, ma non solo, mentre il web si configura sempre più come il campo sul quale si giocherà, tra le altre cose, anche la tenuta democratica dei moderni Paesi. E la penisola, ha detto a Cyber Affairs Stefano Zanero (in foto), professore associato del Deib, il dipartimento di computer engineering del Politecnico di Milano, non è immune a questi cambiamenti, ma anzi rischia di soffrire di questi fenomeni come e più di altre nazioni. Ecco perché.
Cosa sono le fake news e come si propagano?
Non esiste una definizione scientifica di fake news, ma la definizione comunemente accettata è quella di notizie false – o falsate, ad esempio ritagliando opportunamente un audio o giustapponendo cose che non c’entrano – al fine di suscitare una reazione emotiva o sociale.
Chi le diffonde e con quali scopi?
Gli scopi sono sostanzialmente propagandistici, creare rumore nei social media e nei media tradizionali innescando un dibattito inesistente. Ovviamente, alla lunga le fake news vengono smontate da qualche doveroso fact checking, ma per una grande parte di popolazione ormai il danno è fatto. Si pensi ad esempio alla lunga raffica di fake news di cui è stata oggetto, negli anni, la presidente della Camera Laura Boldrini. Anche se le singole notizie sono state smontate, ormai per molte persone è passata un’immagine della presidente (peraltro completamente difforme dal vero) che non è possibile contrastare.
Colpiscono di più in alcuni Paesi?
Non vi sono studi scientifici in merito, ma sembra logico assumere che i fattori che aumentano la vulnerabilità includano: il livello di uso dei social media; il livello di conoscenza dell’informatica e della tecnologia che si utilizza; la forza o l’assenza di filtri di fact-checking nei media tradizionali; il livello di analfabetismo funzionale.
L’Italia è più vulnerabile di altri?
Semplicemente a livello di deduzione logica e senza pretese di scientificità, l’Italia non sembra avere gli anticorpi necessari a resistere all’infiltrazione di fake news.
Sono davvero in grado di influenzare i processi elettorali? C’è qualche studio scientifico che lo dimostri?
Non penso esistano dei chiari studi in merito al momento. Secondo me un esempio di processo elettorale intimamente minato da fake news è stato quello del voto sulla Brexit. Solo che in questo caso la campagna di notizie inventate non è nata coi social media e su Twitter – che l’hanno solo ‘accelerata’ durante il periodo elettorale -, ma è stata ultra-ventennale ed ha coinvolto principalmente la carta stampata.
Che differenza c’è tra fake news, siti acchiappaclick e troll? Hanno obiettivi e modalità di diffusione diversi?
Ci sono differenze ed analogie. Le fake news sono uno strumento con molteplici applicazioni. Spesso e volentieri i siti acchiappaclick usano fake news, stereotipi, fotomontaggi e meme per “catturare” le visite: ad esempio, le recenti osservazioni su soggetti che gestiscono siti con vario orientamento politico dimostrano che ci sono persone senza scrupoli di sorta, che pur di incassare distribuiscono i peggiori contenuti che facciano presa su tutti gli estremismi. Poi esistono le campagne di troll, un elemento che accompagna Internet da sempre, da ben prima dell’esistenza dei social media. Se una volta però questi troll erano principalmente ludici, adesso non è difficile vedere una mescolanza di troll e agitatori politici più o meno professionali. Infine, non va dimenticata la presenza di moltissime migliaia di account social finti, a volte compromessi, a volte creati di sana pianta, dediti a propagare e ridistribuire con forza contenuti di vario genere, che spesso catturano e rilanciano fake news, bufale, siti acchiappaclick e campagne create dai troll; questi “rilanci” hanno sia finalità economiche – ad esempio lucrare sui referral dei link, sia – verrebbe da dire molto spesso – vere e proprie finalità politiche e di disinformazione, come le famose botnet russe di cui si parla spesso.