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Tutte le critiche alla decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa in Israele a Gerusalemme

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La decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele e spostarvi l’ambasciata statunitense da Tel Aviv dovrebbe essere comunicata formalmente nell’arco di poche ore, confermando così il susseguirsi ininterrotto di notizie e spifferi che negli ultimi giorni avevano dato per definitiva la volontà presidenziale su questa delicatissima questione.

Sebbene il trasferimento non dovrebbe avvenire prima di sei mesi, dalla comunità internazionale si è levato un coro di critiche contro questa scelta, considerata il potenziale innesco di una pericolosa stagione di conflitti e instabilità sia a livello regionale che  globale.

LE ANTICIPAZIONI DI KUSHNER

Come recentemente segnalato da Formiche.net, Jared Kushner (genero di Trump e consigliere alla Casa Bianca per i processi di pace in Medioriente) aveva anticipato nel corso del Saban Forum a Washington DC l’imminente svolta, sottolineando la grande sensibilità con cui Trump ha affrontato la questione: “The president will make his decision; he’s still looking at a lot of different facts. He’ll make sure he does that at the right time”.

Prima della comunicazione ufficiale, il presidente americano si è sentito telefonicamente con Mahmūd Abbās, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, con il re Abd Allah II di Giordania, con l’Egitto, l’Arabia Saudita e con il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu.

LE REAZIONI DEL MONDO ARABO

Tra le reazioni più dure si segnala proprio la presa di posizione di Mahmūd Abbās, che si sarebbe messo in contatto con la Santa Sede subito dopo la telefonata di Trump per chiedere supporto e mediazione verso gli Stati Uniti. Alla richiesta di aiuto in Vaticano sarebbero seguiti anche contatti con la Russia, con la Francia e con la Giordania. Il sito Haaretz.com riporta che lo stesso Abbās avrebbe messo in guardia il presidente americano sulle pericolose conseguenze (“dangerous consequences”) di una simile scelta, affermando che “la reazione sarà determinata e costante, non potendo esistere uno stato palestinese senza Gerusalemme Est come capitale, in base a quanto stabilito dalla comunità internazionale”.

Le parole di Abbās, trapelate dallo staff più vicino al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, hanno fatto da sponda alle dichiarazioni di preoccupazione che giungono da Amman e finanche da Riyad. Il re di Giordania ha messo in guardia Trump sulle pericolose ripercussioni a livello regionale e lo stesso pensiero è stato manifestato dai reali dell’Arabia Saudita.

Al coro di avvertimenti e commenti critici si somma, poi, la presa di posizione della Lega Araba. Il Times of Israel riporta la seguente dichiarazione rilasciata al Cairo dal segretario generale Ahmed Aboul Gheit: “It is unfortunate that some are insisting on carrying out this step without any regard to the dangers it carries to the stability of the Middle East and the whole world. Nothing justifies this act… it will not serve peace or stability, instead it will nourish fanaticism and violence”.

LA LINEA ROSSA DI ERDOGAN

Secondo il premier turco Recep Tayyip Erdogan, Gerusalemme rappresenterebbe una linea rossa per tutti i musulmani. Violare tale linea con la messa in discussione dei diritti del popolo palestinese potrebbe tradursi in un attacco nei confronti dell’Islam. Come riportato da Al Jazeera, in questo modo Erdogan avrrebbe messo in guardia gli USA dal prendere una decisione i cui effetti sarebbero imprevedibili.

LE PREOCCUPAZIONI DI MACRON

Un articolo recentemente apparso su Le Monde conferma il commento tutt’altro che positivvo che il presidente francese, Emmanuel Macron, avrebbe espresso sulla vicenda, preoccupato per le tensioni in cui potrebbe degenerare il conflitto mai risolto tra israeliani e palestinesi.

L’ALLARME DEL DIPARTIMENTO DI STATO USA

Il nervosismo condiviso da diversi paesi occidentali ha inevitabilmente determinato effetti all’interno delle istituzioni americane. Politico riporta la notizia secondo cui da poche ore il Dipartimento di Stato avrebbe inviato comunicazioni classificate ai diplomatici americani e ai funzionari consolari in Medioriente elevando il livello di pericolo, invitando tutti i dipendenti ad aumentare le misure di sicurezza e a limitare gli spostamenti all’esterno delle aree sicure.

UNA NUOVA INTIFADA

Sarebbe, infatti confermata la notizia secondo cui i palestinesi risponderanno alla decisione di Trump con la proclamazione di una nuova intifada. La collera contro gli Stati Uniti potrebbe raggiungere picchi di tensione senza precedenti nel corso dei prossimi giorni.

IL COMMENTO DEL MINISTRO ALFANO

Il ministro degli affari esteri Angelino Alfano si è fatto portavoce della grande attenzione con cui l’Italia segue la vicenda, esortando gli alleati americani e la comunità internazionale a cercare una soluzione che possa essere rispettosa delle sensibilità di tutti gli attori coinvolti.



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