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Così l’Italia può rimanere in partita sulla Difesa comune europea

L’Italia deve guardarsi dal rischio di essere tagliata fuori dalla partita europea per la Difesa comune. E qualche pericolo arriva anche dal fronte Fincantieri-Naval Group (qui il focus di Formiche.net). Ne è convinto Massimo Artini (nella foto) vicepresidente della commissione Difesa della Camera in quota Misto-Alternativa Libera, che in questo colloquio con Formiche.net indica le criticità delle due partite che vedono in prima linea Leonardo. Piccole trappole che rischiano di costare caro all’industria italiana.

ITALIA POCO COMPATTA NELL DIFESA COMUNE

Il primo nodo riguarda la il progetto comunitario di Difesa il cui cardine è il Fondo europeo da 5,5 miliardi dal quale attingere i finanziamenti per i progetti più meritevoli. “Quando si parla di asse franco-tedesco si dice una verità, nel senso che la Francia ha messo in campo progetti legati e connessi a quelli della Germania, mentre l’Italia si è mostrata molto meno compatta in questo senso”, spiega Artini. “Inoltre siamo dinnanzi a una Pesco molto allargata e strutturata, a fronte di un fondo che non è nemmeno molto capiente. Poche risorse a fronte di molti attori, rischiamo di raccogliere le briciole”.

LA PARTITA CON NAVAL GROUP

L’altro fronte caldo è la cooperazione militare allo studio tra Italia e Francia, diretta conseguenza dell’accordo di fine settembre tra Fincantieri e Stx. Anche qui si rischiano dolori per la Difesa tricolore e non è un caso che più volte il ceo di Leonardo, Alessandro Profumo, abbia espresso preoccupazione per lo strapotere della parte francese per mano di Thales, azionista al 35% di Naval Group. “Ad oggi non vedo le necessarie garanzie per Leonardo, mentre invece Thales ha l’occasione per diventare ancora più aggressiva e forte sul mercato. Credo che anche in questo caso sia mancata un po’ di strategia e non siano state previste delle contropartite”, chiarisce Artini.

LE DUE FACCE DI UN’INTESA

“Certo”, puntualizza Artini, “l’alleanza con la Francia ha un lato positivo e cioè che l’Italia è per la prima volta leader in un’operazione industriale di tale portata. Ma come detto, tale accordo può essere peggiorativo per la nostra Difesa se non si ridiscutono gli equilibri della cooperazione militare”.

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