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Ecco perchè la commissione banche è diventata una polveriera

padoan

Cresce il malumore in commissione banche. Ieri è stato l’atteso giorno del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (nella foto) ascoltato dalla bicamerale che si appresta a chiudere l’indagine sui crack bancari di questi ultimi anni. Qualcosa però sembra essersi inceppato nel meccanismo della commissione, tanto che, dalle indiscrezioni raccolte da Formiche.net, nelle ultime ore la tensione è salita alle stelle. Il fatto è che molti parlamentari, già innervositi dall’intervento di Gianni Zonin (qui lo speciale di Formiche.net), giudicato dai più lacunoso se non imbarazzante, sembrano perdere progressivamente fiducia nel lavoro della commissione, che si avvia a chiudere i lavori.

IL CLIMA IN COMMISSIONE

Il malumore sembra montare soprattutto tra le fila dei deputati, molti dei quali non hanno digerito le risposte di Padoan sui disastri bancari degli ultimi cinque anni. In particolare, tra le fila dei parlamentari di Montecitorio, non di fede dem s’intende, l’accusa è più o meno questa: vista e considerata l’imminente scadenza della legislatura, il governo avrebbe dovuto approfittare per dare risposte più precise sulle banche. E invece, viene riferito, alla fine si è girato a vuoto senza capire, per bocca del governo, se sul fallimento degli istituti (veneti ma anche le 4 banche popolari), ci siano state o meno responsabilità della Vigilanza. “Un clima surreale”, ha riferito un deputato, descrivendo il clima a San Macuto.

LEONARDO ENTRA NEL DOSSIER BANCHE

Un altro sintomo del nervosismo che ormai invade la commissione è arrivato con l’ingresso nella bicamerale di temi assai lontani dai lavori della commissione. Uno di questi è la Difesa. Padoan è infatti finito sotto accusa per l’aver nominato al vertice del gruppo aerospaziale, l’ex banchiere e presidente di Mps, Alessandro Profumo. Lo scontro ingaggiato in commissione ha più volte portato il presidente della bicamerale, Pierferdinando Casini, a minacciare di sospendere la seduta.

I SASSOLINI DI PADOAN

Eppure, nonostante il fuoco di domande durante le oltre sei ore di audizione, Padoan qualche puntata di veleno l’ha lanciata, anche se tutto questo non ha fatto altro che alimentare lo scetticismo di parte della commissione. Per esempio, quando il titolare del Mef ha paventato una vigilanza non impeccabile su Veneto Banca e Popolare di Vicenza. “Ci sono casi sotto gli occhi di tutti, compresi quelli delle due venete, in cui sono stati ravvisati fenomeni non spiegabili solo con la gravità della crisi e il cambiamento del regime normativo”. Adesso “tocca a Ghizzoni (ex ceo di Unicredit, ndr) e prima ancora a Ignazio Visco (domani, ndr). Che cosa ci racconteranno adesso?”, ha affermato sibillino un deputato lasciando la commissione.

 

 

 


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