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Ecco come Salini-Impregilo corre tra Stati Uniti e Golfo Persico

Giovanni Castellaneta e Pietro Salini

Sbarcare in Oman, crescere negli Stati Uniti. Salini Impregilo ha calato un doppio asso a ridosso di Natale, accelerando da una parte nel consolidamento nel mercato a stelle e strisce, dall’altra entrando per la prima volta in uno dei teatri più strategici per le infrastrutture e le costruzioni, il Paese arabo adiacente agli Emirati arabi per l’appunto. E così il general contractor guidato da Pietro Salini (nella foto, a destra) si prepara a chiudere l’anno all’insegna dell’espansione globale, grazie a quasi mezzo miliardo di dollari in nuove commesse finite direttamente sotto l’albero di Salini.

IL CONTRATTO IN OMAN

Il regalo più ambito per il gruppo italiano è sicuramente l’ingresso in un mercato strategico come quello dell’Oman che, alla lunga, potrebbe rivelarsi fruttuoso alla pari del Qatar, che sta già facendo la fortuna dell’industria tricolore (qui uno speciale di Formiche.net dedicato alla cosidetta Qatar connection). Che cosa farà Salini Impregilo in Oman? Attraverso Fisia Italimpianti, controllata del gruppo, si è aggiudicata un contratto del valore di 100 milioni di dollari per un impianto di dissalazione da realizzare in joint venture, partecipata al 51% da Fisia, con la società Abengoa per il cliente Acwa Power (Arabia Saudita), insieme agli altri due colossi, Veolia e Dhofar International. Il dissalatore fornirà acqua potabile alla città di Salalah, nel sud ovest del Paese. Per la controllata Salini si tratta del secondo colpo nel Golfo, visto ad aprile Fisia ha finto una commessa da 255 milioni di dollari assegnatale ad aprile, per la realizzazione di un altro impianto di dissalazione, in Arabia Saudita.

IL FEELING DI SALINI CON IL GOLFO

Al netto dell’Oman, nei Paesi del Golfo Salini vanta una presenza più che consolidata, frutto di anni di commesse milionarie. Nel 2015, per esempio, il general contractor si è aggiudicato la commessa per la realizzazione dello stadio Al Bayt nella città Al Khor in Qatar, circa 50 km a nord della capitale Doha, in chiave Mondiali di calcio 2022. E che dire del maxi-appalto per la costruzione della linea 3 della metropolitana di Ryad, capitale dell’Arabia, il cui governo ha messo in piedi un progetto per la metro da 23 miliardi di dollari. Ancora, nel medesimo contratto da mezzo miliardo, ad Abu Dhabi, Salini si è aggiudicata un contratto del valore di 200 milioni di dollari per la progettazione e la realizzazione di un collegamento stradale attraverso due isole di Abu Dhabi, per collegare il Capital District e il Central Business District, per cui la capitale degli Emirati Arabi Uniti ha previsto un piano di sviluppo entro il 2030, come stimolo per la sua crescita economica.

LO SPRINT AMERICANO

Abbandonando il Golfo Persico, dall’altra parte del mondo le cose non vanno peggio negli Stati Uniti, dove nel 2015 la società italiana ha comprato per 406 milioni Lane Industries, primo costruttore di autostrade in Usa, con un giro d’affari di 1,5 miliardi. E proprio la controllata statunitense si aggiudica due contratti nel settore strade in Virginia, del valore complessivo pari a 190 milioni di dollari. La prima gara, del valore di 105 milioni di dollari, prevede la realizzazione di uno svincolo a Virginia Beach, parte di una fase secondaria del progetto. Il secondo contratto, del valore di 85,6 milioni di dollari, prevede la realizzazione di una strada di transito lungo una parte a est della I-66 nell’area di Ballston. La costruzione inizierà verso metà del 2018 e impiegherà circa 30 mesi per essere completata e porterà il portafoglio ordini 2017 negli Usa a quasi 2 miliardi di dollari.

TRA CONTI E DEBITO

A fronte di una tale mole di commesse, come se la passa Salini Impregilo. I conti del primo semestre parlano chiaro. Ricavi per 3,06 miliardi di euro, in aumento del 12,1% rispetto ai 2,73 miliardi ottenuti nella prima metà dello scorso anno. Quanto all’utile semestrale,  16,6 milioni di euro, risultato in crescita rispetto agli 11,2 milioni contabilizzati nei primi sei mesi del 2016. Messo sotto controllo anche il debito, lo scorso ottobre, grazie all’emissione di obbligazioni senior a tasso fisso con scadenza a 7 anni per un ammontare indicativo di 400 milioni di euro e l’accensione di due linee di finanziamento per 380 milioni.



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