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Ilva e Tap, tutti gli errori di Emiliano (e del governo) secondo Raffaele Fitto

Si scrive Ilva, si legge pasticcio all’italiana. Quello che sta succedendo a Taranto avrebbe del grottesco se non fosse che c’è in ballo un altro pezzo di destino industriale, come ricordato da Marcella Panucci, dg Confindustria, in un’intervista a questa testata, due giorni fa. E c’è poco da ridere anche per Raffaele Fitto (a destra nella foto) ex governatore della Puglia, ex ministro nel governo Berlusconi e fresco di nomina al timone di Noi per l’Italia, la cosiddetta quarta gamba del centrodestra. Perché prima di dare ragione a Carlo Calenda, ministro della Sviluppo, nel duro scontro con gli enti locali, bisogna tenere bene a mente una cosa: l’Ilva serve e non deve morire.

Fitto, come la vede sull’Ilva, molto nera?

Il futuro di quello che era il più grande polo siderurgico di Europa, la cui produzione era capace di far alzare il Pil di 1 punto percentuale, non può essere definito con un colore!

Perché?

Coloro che oggi sono chiamati a sedersi attorno a un tavolo non sono novelli Michelangelo chiamati a dipingere, ma sono uomini delle istituzioni che devono avvertire la responsabilità delle scelte che fanno nell’interesse dei cittadini…

E allora che cosa debbono fare questi uomini delle istituzioni?

Evitare di perdere altro tempo visto che la cessione dell’Ilva è stata avviata i primi di gennaio 2016 e il decreto che ha chiuso la procedura di vendita è del giugno 2017: 18 mesi di incertezza che hanno aggravato la situazione produttiva e del tessuto economico di Taranto con importanti ripercussioni su tutta l’area.

Immagino che fin qui non se la siano cavata un granché…

Immagina bene. Troppi decreti, troppi passaggi, troppa indecisione in momenti cruciali, insomma troppo tempo perso  a litigare fra esponenti dello stesso partito: da Renzi a Gentiloni, da De Vincenti a Calenda, a Emiliano, tutti esponenti del Partito democratico!

Quando invece occorreva…?

Un governo serio si pone il problema di valutare attentamente la questione e di essere tempestivo nelle scelte non per guadagnare una pagina di giornale ma per fare scelte dure anche opinabili ma nell’interesse del lavoro, della salute e dell’ambiente. Un governo serio copre i parchi minerari immediatamente. Un governo serio progetta, attua e realizza tutti gli interventi finanziati da molti anni e, quindi,  se vi sono ritardi individua le responsabilità.

Lei è pugliese, va peggio con l’Ilva o col Tap?

Siamo messi peggio da quando in Puglia governa il centrosinistra. La strategia è contestare tutto e tutti. Ilva e Tap, in modo particolare, sono la certificazione del fallimento del Pd, il governo Emiliano ha precipitato la situazione con il governo nazionale più per carrierismo politico che non per una strategia.

Ci va giù duro…

Certo. L’ultima boutade sul cantiere Tap paragonato da Emiliano ai campi di concentramento la dice lunga su come irresponsabilmente si soffia sul fuoco della protesta, si fomentano le folle e le piazze, per conquistare non solo titoloni, ma anche qualche consenso all’interno di un partito dove le varie anime sono in cerca di identità.

Qualcuno parla di beghe locali…

Macché! Tap come l’Ilva hanno una portata che va ben oltre la Puglia, che coinvolge il livello nazionale e il futuro energetico e industriale dell’intera Europa. Trattarle come se fossero vicende locali di piccolo cabotaggio è il più grande errore che si possa fare.

Se io fossi Emiliano o Calenda, cosa mi direbbe?

Intanto di abbassare i toni, rappresentano due istituzioni (governo nazionale e regionale) chiamate a risolvere i problemi collaborando e non cercando lo scontro. Mi piace ricordare che la leale collaborazione deve essere uno dei capisaldi del rapporto tra istituzioni e come, in passato, ci sono stati esempi molto positivi in tal senso.

Per esempio?

Penso all’accordo sugli ammortizzatori sociali e sul riparto delle risorse, accordo sull’uso dei fondi europei e sul grande progetto di Pompei, di avviare i lavori sulle direttrici ferroviarie del Mezzogiorno, cose che oggi tutti utilizzano come buone pratiche. Però la cosa che vorrei dirgli di più è un’altra…

Vada…

Passate meno tempo sui sociali, su Twitter in modo particolare. Parlatevi e parlate con chi i problemi li vive quotidianamente.

 

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