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Ecco tutte le divergenze tra i vescovi americani e Trump sulla Tax Reform

È stata approvata giovedì, in via definitiva, dalla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, la riforma fiscale voluta dal presidente americano Donald Trump, che ora aspetta solamente il sigillo definitivo da parte di quest’ultimo. I voti a favore sono stati 224 e i contrari 201.

LA RIFORMA FISCALE VOLUTA DA TRUMP E DAI REPUBBLICANI

La misura, accompagnata dopo la sua approvazione dai toni trionfalistici dei membri del partito Repubblicano e dello stesso Tycoon, prevede un robusto taglio delle tasse, che di partenza produrrà l’effetto negativo di minori entrata per le casse dello Stato federale, da alcuni stimate come pari almeno a circa 5 triliardi di dollari nell’arco di dieci anni. Ma che allo stesso tempo, secondo gli auspici del presidente e i calcoli stimati dal governo, spingerà la crescita su una percentuale del 4%, recuperando in questo modo il gettito mancante.

In un primo momento, quindi, a beneficiare maggiormente della riduzione fiscale saranno di certo le imprese, con l’aliquota sugli utili che passerà dal 35% al 21%, e i ceti più ricchi, assieme alle multinazionali che verranno incentivate a riportare i propri capitali negli Stati Uniti, grazie all’introduzione di uno scudo fiscale. Ma in un quadro complessivo, la cosiddetta Tax Reform è stata descritta come la più ampia riscrittura delle leggi fiscali negli Stati Uniti da oltre tre decenni, dal 1986 per la precisione, per mano dell’allora presidente Ronald Reagan.

LA CITAZIONE DI BENEDETTO XVI DELLA DEMOCRATICA NANCY PELOSI

L’attuale presidente della Camera, il repubblicano Paul Ryan, descrivendo il voto come una vittoria per gli americani della classe media che “scatenerà un’ondata di crescita economica”, ha spiegato che, nonostante ovviamente nessuno abbia la certezza matematica che la riforma produrrà la crescita auspicata dal governo e dal presidente americano, si è trattato comunque di un rischio che i repubblicani sono stati disposti a prendersi in carico. “Quello che stiamo cercando di fare è dare sollievo a famiglie laboriose”, ha affermato lo speaker della Camera, che si è visto però allo stesso tempo addebitare diverse accuse per via del legame tra la notorietà della sua fede cattolica e le sue decisioni politiche in materia di finanze pubbliche, a detta degli accusatori, “non evangeliche”. “Abbiamo bisogno di una rapida crescita economica e di aiuto per le persone che vivono stipendio per stipendio”, ha invece spiegato da parte sua Ryan.

Mentre giusto prima del pronunciamento della Camera la democratica californiana Nancy Pelosi, in un lungo discorso fortemente critico verso la riforma, ha citato sia il Papa emerito Benedetto XVI che la posizione della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, additando in questo modo la legge di Trump come un esempio di “oscenità morale e avidità impenitente”. Il punto infatti è che la Chiesa cattolica americana, almeno in via ufficiale, pare molto critica sulla riforma.

L’ATTACCO DEL VESCOVO DI VENICE FRANK J. DEWANE

È stato cioè subito dopo l’approvazione della stessa legge che il vescovo di Venice Frank J. Dewane (nella foto), presidente della Commissione per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha puntato l’attenzione su quelli che a suo avviso rimangono gli “inaccettabili problemi che rimangono”, come aveva tuttavia già fatto anche nelle scorse settimane. “Chiediamo al presidente degli Stati Uniti che tenga conto delle conseguenze delle disposizioni contenute nella riforma fiscale e che vi ponga rimedio prima di apporre la sua firma”, ha scritto Dewane in una nota diffusa tramite il sito della Conferenza episcopale americana.

La riforma prevede anche misure come deduzioni standard per le famiglie in difficoltà economiche, un ampliamento dei piani educativi e un aumento dei crediti di imposta per i minori, tutte lodate dai vescovi, e nello specifico anche da Dewane. Che però, a questo, ha aggiunto che “la legge contiene una serie di disposizioni problematiche che avranno drammatiche conseguenze negative, in particolare per le persone più bisognose”, e che “aumenterà le tasse a coloro che hanno i redditi più bassi e contemporaneamente le ridurrà ai ricchi”. Si dubita tuttavia che il presidente e il Congresso metteranno mano alla riforma prima della sua promulgazione definitiva, che si pensa avverrà il prossimo giovedì. La responsabile dell’ufficio stampa della Casa Bianca Sarah Sanders ha già reso noto che una volta risolte alcune questioni tecniche Trump, senza tentennamenti, apporrà la sua firma.

TUTTE LE DICHIARAZIONI ANTI-TRUMP DEI VESCOVI STATUNITENSI

Il tema della riforma fiscale pare quindi che “abbia dominato gran parte del lavoro dei vescovi statunitensi negli ultimi mesi”, secondo “forse solo all’immigrazione in termini di attenzione”, ha scritto, non senza una venatura provocatoria, la rivista Crux. Stando a quanto sostiene il magazine americano, questa nuova amministrazione Trump “ha tenuto fortemente impegnata” la Conferenza episcopale americana sui temi di politica pubblica nel corso nel 2017.

“Difficilmente è passata settimana senza almeno una reazione, una dichiarazione o un commento, basato sull’insegnamento sociale cattolico tradizionale, o su una questione di politica pubblica, da parte di un presidente della commissione o da altri suoi funzionari”, ha spiegato Crux. “Dal Muslim Ban alla Tax Reform, i vescovi non hanno mai smesso di esporre argomentazioni basate sull’importanza della protezione della dignità umana”. 115 dichiarazioni pubbliche totali fino al 12 dicembre, ha contato la rivista, più del doppio dell’anno precedente.

CRUX SI CHIEDE SE I VESCOVI E GLI AMERICANI LA PENSINO ALLO STESSO MODO

Voci che “hanno attirato l’attenzione del Congresso e della Casa Bianca”, ha chiosato il giornalista Christopher White. Il tema però non è “fare molte dichiarazioni”, ha risposto Dewane interpellato dalla rivista cattolica, ma “portare una prospettiva cattolica”. “Le politiche per noi sono sempre le stesse, sono i problemi a presentarsi in modo ciclico”, ha continuato il prelato. “I bilanci e la legislazione fiscale sono documenti morali. Stiamo cercando di prenderci cura dei poveri, di rafforzare la famiglia e la progressività fiscale. Se ci fermiamo e riflettiamo sulla centralità della famiglia, in ogni società, capiamo che dobbiamo parlarne”, ha concluso.

Eppure, “mentre i vescovi sono stati irremovibili nelle loro preoccupazioni, alcuni gruppi stanno dichiarando che questo disegno di legge è un trionfo per i cattolici americani”, ha proseguito la stessa testata americana, riportando la voce del presidente di CatholicVote.org Brian Burch, che ha parlato di “un’enorme vittoria per ogni americano”, e specificando che i cattolici dovrebbero applaudire l’impostazione di fondo della legge perché “riconosce il potenziale della persona umana di creare crescita economica”.

LE PREOCCUPAZIONI RIASSUNTE DAL MAGAZINE DEI GESUITI AMERICA

La preoccupazione che la nuova normativa fiscale contribuisca rapidamente alla creazione di un deficit fiscale ancora più ampio di quello attualmente registrato, e che potrebbe portare per di più a una diminuzione significativa delle attività di beneficenza, è stata quindi fortemente espressa dai vescovi statunitensi, ha segnalato anche il magazine dei gesuiti statunitensi America. “Si preoccupano che eventuali entrate mancanti saranno utilizzate come base per tagliare programmi che aiutano i poveri e i più vulnerabili”, è il punto. Programmi federali come Medicaid, Medicare, e altri strumenti governativi di sicurezza sociale o alimentare.

Con il rischio indiretto, se non bastasse, di far calare le donazioni alle organizzazioni no profit per una cifra di 13 miliardi di dollari, riducendo in questo modo “il ruolo della società civile nella promozione del bene comune”, come paventato in maniera corale da diversi esponenti del mondo dell’associazionismo cattolico americano. “Il provvedimento farà risparmiare al governo federale 300 miliardi di dollari in sussidi per il prossimo decennio, ma potrebbe lasciare fino a 13 milioni di persone senza assicurazione sanitaria”, incalza ancora America.

COSA HA SCRITTO L’OSSERVATORE ROMANO

“Trump e i repubblicani sono convinti che la riforma, pur aumentando il debito, incrementerà i ritmi di crescita dell’economia creando più posti di lavoro e facendo tornare negli Stati Uniti le aziende che hanno de localizzato”, ha scritto l’Osservatore Romano, aggiungendo però che è “diversa l’opinione di alcuni critici e dell’Europa”, quest’ultima già da settimane preoccupata, per voce dei cinque maggiori ministri dell’economia. Il quotidiano della Santa Sede ha così citato “il senatore democratico Bernie Sanders, ex sfidante di Hillary Clinton alle primarie”, che “l’ha definita una ‘rapina’ dei più ricchi ai danni del ceto medio e dei poveri”. E “il Tax policy center, think tank indipendente”, che “ha dichiarato che, tra gli effetti a lungo termine, l’83 per cento dei guadagni della riforma fiscale andrà all’1 per cento più ricco della popolazione”.

I calcoli di questo centro studi sostengono infatti che un contribuente a reddito medio pagherebbe circa 900 dollari in meno rispetto ad ora, mentre le famiglie con oltre 700mila dollari annuali di entrate avrebbero una tassazione inferiore di 50mila dollari. E quelle con redditi intorno ai 3 milioni e mezzo di dollari pagherebbero minori tasse per una cifra pari a poco meno di 200mila dollari. “Anche nel breve termine, ossia nel 2018, a beneficiare in maniera più significativa del taglio delle imposte sarà la classe alta americana, il 20 per cento più ricco del paese”.

LA DIFESA DELLA RIFORMA DI PADRE ROBERT SIRICO (ACTON INSTITUTE)

A replicare a questa visione è stato, sempre sulla testata Crux, padre Robert Sirico, presidente dell’Acton Institute (qui l’intervista a Padre Sirico di Formiche.net). “Qualsiasi cosa la conferenza dei vescovi potrebbe dire non è magisteriale, ma semplicemente un’applicazione prudenziale”, di cui tuttavia “non possiamo che essere d’accordo”, ha spiegato Sirico. “Ma l’insegnamento sociale della Chiesa non è come la dottrina della Santa Trinità”, ha aggiunto il religioso, che guida il centro studi, intitolato allo storico e politico italo-tedesco vissuto nel XIX secolo Lord Acton, di orientamento cattolico e liberale.

“Dal punto di vista dell’episcopato, le preoccupazioni dei poveri e dei vulnerabili richiedono sussidi diretti e condizioni preferenziali per assisterli, il che significa livelli più elevati di tassazione in proporzione ai percettori di un reddito più alto, in modo che i soldi possano essere ridistribuiti in maniera arbitraria secondo i bisogni”. Ma è la “prospettiva di progressisti economici e socialisti soft”, non quella “di molti fedeli cattolici”, ha concluso padre Sirico.

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