Primi effetti della riforma fiscale varata a fine 2017 da Donald Trump. Un taglio secco alle imposte (dal 35 al 21%) sugli utili delle grandi imprese statunitensi, che ora possono tornare a investire i profitti nel miglioramento delle condizioni di lavoro. Il primo a cogliere la palla al balzo è stato WalMart, il più grande retailer al mondo con oltre 2,2 milioni di dipendenti, di cui 1,5 milioni negli Stati Uniti per 500 miliardi di dollari di fatturato globale.
WALMART DICE TRUMP
La catena di rivenditori al dettaglio ha deciso due giorni fa di alzare da 10 a 11 dollari il salario minimo orario dei propri dipendenti americani dislocati in 4.700 punti vendita. Non solo. WalMart concederà un bonus una tantum fino a 1.000 dollari per tutti qui lavoratori che ne hanno i requisiti. Vale a dire per chi ha oltre vent’anni di anzianità. Il ragionamento del gruppo è semplice. Si pagano meno tasse, dunque si risparmia, e allora si può concedere più spazio al trattamento dei dipendenti. Non a caso il presidente e ceo di WalMart, Doug McMillon, ha sposato in pieno la causa fiscale di Trump. “Siamo nelle prime fasi di valutazione delle opportunità che la riforma fiscale crea per noi per investire nei nostri clienti e collaboratori e per rafforzare ulteriormente il nostro business. La riforma fiscale ci dà l’opportunità di essere più competitivi a livello globale e di accelerare i piani per gli Stati Uniti”.
IL BONUS DA MILLE DOLLARI
Altro effetto dell’American First fiscale è la concessione del bonus ai veterani di WalMart. Questo il meccanismo a grandi linee: il costo complessivo del benefit, che ricadrà su circa un milioni di lavoratori, si dovrebbe aggirare sui 400 milioni di dollari, da iscrivere a bilancio nel quarto trimestre dell’anno corrente. Quanto agli scaglioni dei premi, saranno determinati in base all’anzianità di servizio. Quelli oltre 20 anni di esperienza avranno l’assegno pieno da mille dollari, ma si potrà scendere fino a 250 dollari per quelli con solo due-quattro anni di servizio. Le altre fasce saranno: 750 dollari (15-19 anni di anzianità), 400 (10-14), 300 (5-9). Tra le agevolazioni allo studio, anche un benefit da 5.000 dollari di assistenza finanziaria per gli impiegati che vogliano adottare un figlio, per coprire le spese legali e le tasse legate alla procedura.
EFFETTO A CASCATA?
Eppure la mossa di WalMart arriva in un momento tutt’altro che felice per la grande distribuzione americana, alle prese con un serio problema di debiti e con l’avanzata inarrestabile di Amazon. Un mix letale che sta decimando il settore (qui l’approfondimento sul tema di Formiche.net). C’è da capire se la rivoluzione fiscale di Trump basterà ad arginare l’emorragia di posti di lavoro e chiusure di punti vendita che sta colpendo i big del reatail. Di sicuro c’è che almeno altre tre grosse aziende, non retailer, si sono messe in scia a WalMart. E cioè Waste Management, BofA (Bank of America) e JetBlue (trasporto aereo), le quali hanno previsto simili benefici a valle della riforma di Trump. Bisognerà capire se l’American First fiscale, almeno sul fronte reatail, è più forte di Amazon (i rapporti tra Trump e Jeff Bezos, fondatore di Amazon, non sono dei migliori). Ma intanto WalMart rischia di fare scuola. Ngli Stati Uniti il salario minimo federale è fermo a 7,25 dollari all’ora dal 2009, ma negli ultimi tempi vari stati e municipalità hanno alzato la cifra (per esempio, in Massachusetts e nello stato di Washington è di 11 dollari all’ora).