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Ma quale “lapsus”, caro signor Attilio Fontana

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Nessuno usa l’espressione “razza bianca” se non è presente nella testa e nel cuore, perché evoca riferimenti così tragici e mostruosi da non poter essere pronunciata per sbaglio, per sciatteria lessicale.

Le parole del candidato della Lega e di Forza Italia alla presidenza della Regione Lombardia sono indicative di un malessere più ampio della politica, malessere che merita di essere analizzato prima ancora che criticato. Comunque andiamo con ordine.

Punto primo: la rievocazione della razza come categoria è un drammatico salto all’indietro nel tempo, una negazione abnorme e criminale delle più importanti e dolorose conquiste degli ultimi decenni.

Caro signor Fontana, lei certifica con il suo “lapsus” che, a suo avviso, ci sono alcuni più uguali degli altri, più degni di attenzione, più meritevoli di rispetto.

Lei ci porta all’atroce e sanguinario concetto di “razza ariana” che ha devastato il secolo alle nostre spalle uccidendo milioni di bambini, donne e uomini in nome di una supremazia razziale che non ha alcun fondamento scientifico, culturale o morale.

Le razze non esistono e il solo reintrodurne la categoria nel dibattito politico è errore gravissimo dalle conseguenze potenzialmente brutali.
Dunque non si può che esprimere dissenso irriducibile di fronte a queste parole scriteriate e ignoranti, che non sono degne di chi pensa di voler diventare classe dirigente.

Poi c’è un tema più generale, che riguarda un po’ tutti i movimenti di destra, in Italia e non. Penso alle parole di apprezzamento verso il Duce che pochi giorni fa ha pronunciato il candidato Pirozzi alla presidenza della Regione Lazio e penso alla difesa che oggi Salvini fa del “lapsus” di Fontana.

Ebbene tutti loro si illudono, il leader della Lega in testa, di poter controllare e gestire questo ritorno in grande stile dei demoni del XX secolo.
Si illudono di poter cavalcare le istanze razziste e xenofobe per trarne profitto elettorale, per il semplice fatto che ci sarà sempre uno più deciso, più agitato, più estremista pronto a scavalcarli a destra, in una corsa verso il baratro che non conosce pausa o limite.

Infine, ci sono le mille reazioni indignate delle sinistre, che ora strillano allo scandalo facendo gli scongiuri in vista delle urne. Urne elettorali che annunciano guai per loro proprio a causa dei temi che non riescono a governare, cioè tasse e immigrazione. Ebbene sappiano con chiarezza, i troppi puristi con poster di Che Guevara in camera da letto, che anche loro hanno gravissime colpe sul punto di cui all’inaccettabile “lapsus” di Fontana.
Hanno colpe perché hanno tollerato, incoraggiato e giustificato politiche di accoglienza oltre le forze disponibili nella Vecchia Europa, rendendo così la vita facile ai nuovi leader di tutte le destre che oggi furoreggiano da nord a sud. Quell’egualitarismo straccione e ipocrita (perché tanto gli immigrati a Capalbio non sono un problema) non è meno colpevole dell’improvvido Fontana.

Lo tengano a mente tutte quelle anime belle da quattro soldi: persino il Papa più di sinistra degli ultimi secoli, il gesuita Francesco, ha detto che l’accoglienza è un dovere, ma deve essere gestita con buon senso, altrimenti diventa un mostro incontrollabile.


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