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Il senso del governo nella vendita (con calma) di Alitalia

Alitalia

La fretta può essere cattiva consigliera su Alitalia e centrare la vendita della compagnia entro il voto del 4 marzo può non essere una scelta obbligata per il governo. Anche perchè l’incognita si chiama tagli al personale, visto che qualunque vettore dei tre in lizza (Lufthansa, EasyJet e il fondo Cerberus più il jolly Air France, che però oggi ha smentito ogni interesse), metterà quasi certamente mano alla forza lavoro. I tedeschi, per esempio, offrono sì 300 milioni per Alitalia ma solo in cambio di un pacchetto di tagli di 2.100 lavoratori (su 8 mila) per il settore volo e un profondo risanamento ad opera degli italiani. E proprio ieri pomeriggio i tre commissari Luigi Gubitosi (nella foto), Enrico Laghi e Stefano Paleari, chiamati mesi fa al capezzale della compagnia col compito di rimetterla, per quanto possibile, in sesto in vista della vendita, hanno incontrato il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda per fare il punto.

SE IL GOVERNO (NON) HA FRETTA

Il vertice, iniziato poco prima delle 18 e durato circa due ore, si è chiuso con un dato di fatto. A dispetto dell’avvicinarsi delle elezioni, il governo non ha fretta di liberarsi di Alitalia. C’è, è stato il ragionamento emerso nel corso della riunione, la volontà di non vendere la compagnia a tutti i costi, in nome di una necessità che forse nessuno sente. La fretta, insomma, può essere davvero cattiva consigliera. Il comunicato diramato dal mise in serata parla fin troppo chiaro. “Le manifestazioni di interesse pervenute devono essere ulteriormente approfondite prima di poter procedere ad una negoziazione in esclusiva. I ministri hanno dato istruzione ai commissari di procedere velocemente in presenza di un`offerta solida e credibile”.

PRIMA O DOPO IL VOTO?

Ma quali sono le reali intenzioni dell’esecutivo. Dalle indiscrezioni raccolte a margine dell’incontro allo Sviluppo, Lufthansa continua a rimanere la scelta industriale privilegiata per Alitalia. Sempre però che siano i tedeschi stessi a tirarsi indietro all’ultimo. Qualche dubbio rimane invece su Air-France. Ad allungare i tempi però ci si potrebbe mettere anche qualcos’altro. Oltre alla cautela del governo, c’è anche il fattore sindacati, che in Italia è sempre un’incognita. Infatti, qualunque nuovo proprietario non potrà fare a meno di mettere mano a una ristrutturazione. La trattativa coi sindacati è assicurata, con allungamento dei tempi garantito. La cessione, se entro questa settimana non verrà sciolto qualche dubbio in più, potrebbe davvero arrivare dopo il voto.

LA RISALITA DI ALITALIA

Agli atti c’è da mettere che la compagnia, in attesa della vendita, sta lentamente migliorando la sua situazione finanziaria. Come hanno spiegato i commissari, “la società nel primo trimestre presenterà ricavi in crescita rispetto all’anno precedente”. Non solo. “Il prestito dello Stato, pari a 900 milioni di euro, non è stato sostanzialmente intaccato”. Il che dimostra come Alitalia sia in una certa qual misura autosufficiente, cioè riesca ad essere minimamente autosufficiente.

 

 

 

 


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