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May e Macron a confronto: l’ago della bilancia è l’immigrazione

Macron

Emmanuel Macron e Theresa May si sono incontrati nella base militare di Stardhust, a sud di Londra. Un summit atteso quanto chiacchierato. Alla vigilia, mentre ancora si rincorrevano proposte e ipotesi, Macron ha provato a diluire la retorica con un po’ di dolcificante con il prestito che la Francia ha accordato al Regno Unito dell’arazzo di Bayeux. L’opera d’arte dell’XI secolo, realizzata in lino, racconta la battaglia di Hastings, i suoi preparativi e la successiva conquista di Gugliemo il Conquistatore della Gran Bretagna: unico generale capace di invadere con successo l’Inghilterra. Una simbologia certamente attenta quella del presidente francese che nasconde nel gesto l’ambizione di una convivenza pacifica tra inglesi e francesi.

Il Macron in viaggio in quel di Londra è stato visto, sin dai giorni precedenti al summit, anche come in veste di portavoce ufficioso dell’Ue. Sebbene dall’Eliseo ci abbiano tenuto ad assicurare che la Brexit non poteva essere all’ordine del giorno – perché competenza di Bruxelles –, la Francia è ben consapevole che gli effetti negativi del divorzio di Londra coinvolgerebbero principalmente. Per il Regno Unito, invece, la visita del presidente francese si è presentata come nient’altro che un’occasione per provare un nuovo approccio diplomatico. Risulta evidente che la strategia britannica consista anche nel mantenere integra la propria influenza in Europa: l’appartenenza al blocco pone limiti su quali accordi i governi nazionali possano ultimare con paesi al di fuori dell’UE, specialmente in settori cruciali come l’economia e il commercio.

Insomma, da una parte un Macron deciso a mostrare il crescente peso della Francia sul palcoscenico d’Europa – in un duello virtuale con la Germania, dall’altra una May intenta a difendere la grandezza di una Gran Bretagna la cui immagine è svilita dalla stampa.

Nella notte che separava il grande giorno, la May ha annunciato l’offerta di ulteriori 45 milioni di sterline per migliorare la sicurezza delle frontiere francesi e sostenere l’accordo Le Touquet del 2003 – che consente il controllo britannico dei confini sul territorio francese. La cosa ovviamente non è stata vista troppo bene dai conservatori. Andrew Bridgen, deputato Tory del North West Leicestershire, ha dichiarato: “Dovremmo inviare il conto ad Angela Merkel, è lei che ha invitato il mondo in un’Europa senza confini”.
Un antipasto succulento per la stampa.

Quando le prime immagini dei due leader di Stato fianco a fianco sono state diffuse, un dettaglio è prevalso su tutti: la rigidità. Il freddo dicono. E una leggera pioggia gelata effettivamente ha tenuto in ammollo i ministri convocati nel tempo della parata. Mentre May e Macron erano a pranzo, il cancelliere Philip Hammond, e il Segretario agli Esteri, Boris Johnson, hanno incontrato i loro omologhi. Un tweett del presidente francese ha annunciato l’inizio dei colloqui al ristorante Royal Oak: “Pranzo di lavoro con il primo ministro britannico per affrontare le sfide di oggi e prepararsi per il domani”. C’erano vini francesi ad accompagnare le ricche portate cucinate dallo chef vincitore dell’ultima edizione di Masterchef Uk. Dopo il pranzo è stato il momento della conferenza stampa.

Come previsto il punto all’ordine del giorno è stato il nuovo trattato che i due hanno firmato per accelerare il processo attraverso il quale i migranti a Calais possono richiedere l’accesso al Regno Unito. Quello che è stato battezzato il “trattato di Sandhurst” dovrebbe semplificare le richieste dei migranti e impone che le domande vengano sbrigate entro un mese dall’arrivo per gli adulti, e 25 giorni per i bambini, a dispetto degli attuali sei mesi. Nel corso della conferenza stampa Macron ha voluto promettere al suo Paese e, soprattutto, al Regno Unito, che la Brexit non “pregiudicherà la storia né ogni vincolo geografico che lega le due nazioni”.

Macron, che ha parlato solo in francese, si è detto, infatti, molto dispiaciuto della scelta degli inglesi di abbandonare l’Unione, e pur rispettandola, spera ancora in un loro pentimento. “Ma i negoziati sulla Brexit non danneggeranno il nostro rapporto e la nostra collaborazione”, ha specificato. Quando la Gran Bretagna avrà firmato il suo divorzio definitivo da Bruxelles dovrà abbandonare anche il mercato unico, – cosa che non dispiace troppo al mondo tory – e in merito il primo ministro britannico ha voluto sottolineare che “il rapporto commerciale tra Regno Unito e Francia continuerà a prosperare anche dopo il divorzio”.
E non solo.

La signora May ha confermato che il Regno Unito ha accettato di rafforzare il sostegno alle operazioni francesi contro i gruppi terroristi islamici nella regione del Sahel. Tre elicotteri Chinook del Regno Unito e il loro equipaggio saranno schierati nell’area e la Gran Bretagna continuerà a fornire velivoli per il trasporto pesante. La Francia, invece, impegnerà truppe in un gruppo di battaglia guidato dal Regno Unito che scoraggia l’aggressione russa in Estonia, ha detto.

In un primo momento si era pensato che il presidente francese, in occasione del summit, avrebbe chiesto ancora più denaro per rilanciare l’economia di Calais – nonostante la Gran Bretagna si sia inchinata alle richieste di un contributo di 45 milioni di sterline per fermare i migranti che si intrufolavano attraverso la Manica, ma così non è stato. Almeno ufficialmente. Di sicuro, anche al termine della conferenza stampa, l’attacco, sia dal mondo politico che dalla stampa, è arrivato mirato: i contribuenti britannici pagheranno il conto per ulteriori misure per indirizzare i passeggeri clandestini con autocarri, treni e traghetti attraverso la Manica.
Oliver Chan, sulle pagine del Le Monde ha dichiarato, “la Gran Bretagna ha spostato il suo confine in Francia, proprio come l’Unione europea ha spostato simbolicamente le sue frontiere in Libia per arginare la migrazione verso l’Europa. La Francia è diventata letteralmente la Libia del Regno Unito”.

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