Lorenza Formicola

La premier inglese chiude i lavori del congresso di Birmingham. Brexit, futuro del Paese, ma anche la fine dell’austerità: ecco le parole del primo ministro

Il consenso interno su cui il popolarissimo ex ministro degli Esteri e sindaco di Londra può contare è da sempre certamente molto alto. L’autunno inglese è caldo per ragioni evidenti e una simile attenzione suona quasi come un’investitura per una futura leadership

La settimana scorsa a Salisburgo, quando Bruxelles ha respinto il piano di Theresa May per i futuri rapporti tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea, il primo ministro è parso non solo debole ma da tenere a distanza

Il mondo che gravita attorno al Partito laburista – fatto di sindacati, movimenti e associazioni – ha fatto sentire la propria voce. E dopo mesi di silenzi e dichiarazioni a mezza bocca, gli ambienti più vicini al segretario laburista hanno pronunciato la parola tabù, ovvero People’s Vote

A Salisburgo May si è scontrata con i leader europei che non vogliono la Brexit, ma ha respinto un secondo referendum e difeso il suo piano di divorzio

Per quanto i tre possano risultare così determinati, difficilmente i conservatori e i parlamentari che hanno già pensato ad “un’alternativa May”, si lasceranno scalzare e portare via la Brexit

Resta da capire se i moniti terrorizzati del governatore della Banca d’Inghilterra e il quadro catastrofico della situazione dissuaderanno il governo dal no deal o saranno una spinta a portarlo a termine smontando una ad una le perplessità

Con il documento i conservatori inglesi intendono puntare ad un accordo di libero scambio in stile canadese, ma solo se l’Unione europea respingerà le richieste al di là del confine irlandese

Joan Ryan, parlamentare laburista e tra i principali critici di Jeremy Corbyn, è stata sfiduciata dal partito perché troppo pro-Israele

Un appello che equivale alla richiesta di vedere la Gran Bretagna rompere con i partner dell’Unione europea per diventare alleata di Trump