Skip to main content

Nuovo schiaffo dell’Europa all’Italia. Nel mirino la legge navale (e le imprese della Difesa)

Ancora una volta nel mirino di Bruxelles. La novità è che il nostro Paese​ ​risulta​ ​sotto inchiesta da parte della Commissione europea, che ​si riserva ​di rinviare l’Italia a giudizio della Corte di giustizia con sede in Lussemburgo. Secondo Bruxelles non è stata rispettata la direttiva 2009/81 ​in relazione ​al​la procedura d’acquisto di unità previste dal programma navale per la nostra Marina militare. In sostanza, l’Italia non avrebbe osservato le regole comunitarie​ favorendo l’industria nazionale​.

I fatti risalgono all’approvazione della cosiddetta Legge navale (prevista dalla legge di stabilità del governo Letta per il 2014) che ha permesso alla Marina di rinnovare parte della sua flotta. Le navi in questione, realizzate da Fincantieri e da Leonardo Company, sono di tre tipi: il Landing Helicopter Dock, LHD (unità multiruolo di assalto anfibio, che come mission principale ha il trasporto di personale, veicoli e carichi e il loro trasferimento a terra); il Pattugliatore Polivalente d’Altura, PPA (una nave altamente flessibile con capacità di assolvere molteplici compiti che vanno dal pattugliamento con capacità di soccorso in mare, alle operazioni di Protezione Civile) e la LSS (una nave di supporto logistico alla flotta dotata anche di capacità ospedaliera e sanitaria grazie alla presenza di un ospedale completamente attrezzato).

Il programma navale, scaturito dalla Legge navale, finito sotto la lente di Bruxelles era stato sostenuto a suo tempo dall’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, allora capo di stato maggiore della Marina militare​,​ e poi adottato dalla Difesa. La Commissione aveva chiesto inizialmente informazioni al nostro Paese sulla procedura d’acquisto già nel 2016. Poi, ulteriori informazioni sono state chieste nel corso del 2017. Le risposte ricevute dall’Italia non sono state ritenute esaurienti da Bruxelles, che ha quindi deciso di aprire un confronto formale col nostro Paese. Ora si attendono i prossimi passaggi della vicenda: nuovi confronti tra l’Italia e la Commissione​.​ ​S​e la nostra versione non dovesse ancora convincere, allora l’Italia verrebbe rinviata a giudizio.

​Confidando nell’esito positivo dell’istruttoria, resta il fatto che l’attenzione europea verso il nostro Paese ha colto Roma in contropiede e​d​ ha creato un certo imbarazzo, ​considerato che l’Italia è ormai da tempo in prima linea nel processo di integrazione della difesa comune​, pur consapevole dei vantaggi di cui beneficerebbero soprattutto Francia e Germania​. ​”​Proprio noi che stiamo contribuendo a creare le regole per una difesa comune, veniamo accusati di non rispettarle​”, afferma sconsolato un alto ufficiale italiano​. Il fatto ancora più imbarazzante​, poi,​ è che sotto la lente della Commissione non siano finiti altri big europei della Difesa​ (non meno protezionisti)​, ma soltanto l’Italia, ​insieme a Paesi meno “core” come Portogallo, Danimarca​,​ Polonia​ ​e Olanda.​ La strada della difesa comune è ben più lastricata di quanto si potesse prevedere.


×

Iscriviti alla newsletter