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Leonardo, i dubbi di analisti e sindacato sul nuovo piano industriale

Leonardo dà il via al nuovo piano industriale al 2022 e conferma le stime fornite per l’esercizio 2017, già ridotte in occasione della presentazione dei conti dei primi nove mesi. Ma non convince gli analisti che rimangono abbastanza perplessi, così come la Borsa (il titolo ha chiuso a -12%), di fronte alle indicazioni del ceo Alessandro Profumo (nella foto). Il nuovo piano industriale quinquennale presentato oggi prevede una crescita annua dei ricavi del 5-6% e ordini con un aumento medio annuo superiore al 6%.

Subito dopo aver diffuso il piano, Profumo ha affrontato gli analisti, presso lo stabilimento di Vergiate. Ma non sono mancate le perplessità sul futuro del gruppo dell’aerospazio. “I target sul 2018, come pure quelli di breve periodo, non sono esaltanti”, ha spiegato un’analista nel corso dell’incontro con Profumo. Il fatto è che gli analisti, già scottati dal taglio della guidance 2017, sono rimasti delusi dalla prospettiva che il 2018 sarà un anno di consolidamento e del fatto che non sono state date indicazioni su possibili operazioni di acquisizioni.

Il fatto, è il succo del ragionamento degli analisti, è che i target sul 2017 sono stati sì confermati, ma nella parte bassa delle forchette indicate a novembre (quando c’era già stato un profit warning che aveva fatto crollare il titolo) e cioè ricavi tra 11,5 e 12 miliardi, Ebita tra 1,05 e 1,1 miliardi e free operating cash flow tra 500 e 600 milioni.

Inoltre, ma questa è l’opinione di alcuni broker intervenuti, per Leonardo c’è il nodo del business elicotteri (a cui era stato legato il profit warning lanciato a novembre) e il cui ritorno alla redditività a doppia cifra’ viene stimato nel 2020, un po’ troppo in là secondo alcuni broker.

Una nota positiva è arrivata invece dagli esperti di banca Akros per i quali qualche buona notizia per Leonardo potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Secondo gli analisti infatti l’ex Finmeccanica potrà sicuramente beneficiare della proposta dell’amministrazione di Donald Trump di aumentare le spese militari del 7% nel 2019. Per Leonardo d’altronde il mercato americano rappresenta una quota del 20% dei ricavi totali.

Qualche preoccupazione è arrivata anche dal mondo dei sindacati. “Siamo preoccupati per l’indeterminatezza che risalta dalle potenzialità emerse dal piano industriale di Leonardo come, purtroppo dimostra la conseguente caduta del titolo in Borsa”, ha fatto sapere il leader Uilm, Giovanni Contento. ”Non tutto di quanto abbiamo ascoltato è negativo”, ha continuato Contento che domani, insieme alle delegazioni dei sindacati metalmeccanici, incontrerà Profumo a Nerviano, in provincia di Milano, presso la sede di Leonardo, “perché risaltano positivamente il potenziamento della rete commerciale, l’attenzione al cliente, l’allargamento a Paesi e mercati oltre il consueto perimetro”.

“Ma la lista di quel che non va è lunga – ha sottolineato Contento – . Le linee indicate dall’Amministratore delegato risultano generiche, quasi ecumeniche, al punto che le potrebbero condividere in molti, ma non chi il settore in questione lo conosce in profondità. Si potrebbe ironizzare che siamo in presenza di posizioni buone per tutte le stagioni. Ma il momento è difficile, perché mai come ora risulta urgente identificare strategie precise per reggere la concorrenza internazionale e non arretrare. Ma, da quel che leggiamo, gli investimenti necessari non sono identificabili dal punto di vista quantitativo e qualitativo”.

Alla Uilm non piace poi “la razionalizzazione generica del portafoglio ordini, poiché temiamo una riduzione delle attività industriali del gruppo. Infine, data la situazione ‘in itinere’ auspichiamo un rilancio delle relazioni industriali in Leonardo, perché la società in questione possa avere un futuro partecipato, condiviso ed efficace. La scelta determinerebbe il duplice beneficio sul fronte dello sviluppo e su quello del lavoro. Ma domani approfondiremo meglio col ‘management’ del Gruppo tutti questi punti che ci lasciano perplessi”.

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