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Il discorso sullo Stato dell’Unione di Trump? Tutte balle. Parola di Alan Friedman

“Tutte balle”. Non usa mezzi termini Alan Friedman, celebre giornalista e scrittore americano, quando gli chiediamo la sua opinione sul discorso sullo Stato dell’Unione del presidente americano Donald Trump. Dietro il velo di rassicurante paternalismo intriso nelle parole di Trump, commenta Friedman ai microfoni di Formiche.net, si cela una realtà preoccupante, quella di un Paese dove “è in corso una guerra civile”, che il presidente ignora perché può contare su un “40-45% di elettorato che gli crede, qualunque cosa lui dica”.

Alan Friedman, cosa pensa del discorso di Trump sullo Stato dell’Unione?

Un discorso banale e pieno di falsità. Banale perché Trump non ha fatto altro che ripetere “Make America Great Again”, auto-complimentandosi mille volte sulla Borsa di Wall Street. E poco credibile, soprattutto quando ha detto di volere un accordo sugli immigrati: tutte balle. La verità è che Trump ha letto un discorso da teleprompter facendo lo statista, ovviamente senza riuscirci, e cercando di rimanere calmo e non dire parolacce.

Dove sono emerse più chiaramente queste falsità?

Uno dei tanti momenti di finzione c’è stato quando ha parlato dell’importanza nella vita di un americano del binomio “Fede e famiglia”. Nel frattempo sua moglie Melania non si è alzata in piedi, come normalmente si fa: in America si specula che la sua reazione sia dovuta alla rivelazione di qualche giorno fa di un pagamento di 130.000 dollari da parte di Trump a una porno attrice per nascondere l’ennesima storia d’amore illecita.

Cosa è mancato nel suo discorso davanti al Congresso?

Non ha detto neanche una parola sul Russiagate. La Casa Bianca ha costretto alle dimissioni il numero 2 dell’Fbi, contro cui è in corso una serie di attacchi diffamatori, fra poco faranno fuori il numero 3. Trump ha intenzione di fare una purga come Stalin. Se continua ad abusare del potere e a far fuori tutti i suoi rivali ci porterà verso una crisi costituzionale.

Secondo lei il rischio di un impeachment è solo speculazione o c’è un fondo di verità?

Mi sembra evidente che il procuratore speciale Muller stia arrivando a Trump, che infatti è stato convocato per testimoniare. Se si rifiuta ci sarà una crisi costituzionale. Lo stesso succede se Trump licenzia il procuratore. Se poi risulterà colpevole, anche se non di collusione con la Russia, di intralcio alla giustizia, ci sarà una crisi costituzionale a prescindere dal rinvio a giudizio o dall’impeachment. In un modo o nell’altro finiremo male con Trump.

Come annunciato, le riforme economiche sono state il cuore del discorso. È vero che l’economia è in ripresa?

L’economia era in ripresa prima dell’arrivo di Trump grazie al lavoro fatto da Obama. È chiaro e corretto, in termini economici, che tagliando le imposte sulle imprese fino al 21%, lasciando le mani libere alle banche di Wall Street, promettendo mille miliardi di infrastrutture si aiuta l’economia nel breve. Trump ha dato gli steroidi all’economia americana ma, lo abbiamo imparato al tempo di Reagan, queste misure fanno crescere l’economia molto bene nei successivi due o tre anni, e alla fine presentano un conto molto salato, che può essere una crisi finanziaria o del debito. Dunque è vero che l’economia va forte, è vero che le nuove misure aiutano. Trump però sta ferendo la sua base, perché queste riforme aiutano soprattutto i benestanti, non i poveri.

Trump non ha fatto nessun accenno all’effetto sul debito della riforma fiscale..

Certo, su questo Italia e America hanno molto in comune. Il debito pubblico è un elefante nella stanza, ma facciamo finta che non esista. Sia in America che in Italia quando si parla di debito tutti sono come struzzi con la testa nella sabbia.

80 minuti di discorso, e neanche una parola sull’Europa. Come deve rapportarsi il Vecchio Continente con l’America di Trump?

Da un lato l’Europa deve difendere i valori europei, soprattutto il rispetto per i diritti umani, che Trump non ha. Poi il rispetto dell’accordo di Parigi sul clima, che Trump non ha mantenuto. Infine, a differenza di Trump, il rispetto del sistema di un commercio globale basato sulle regole e la trasparenza. Da americano vi dico: ci sarà in futuro un nuovo presidente che sarà più rispettoso degli amici europei, ma quello non sarà Trump.

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