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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

La relazione fra Putin e Salvini non è fake. Lo spiega Nona Mikhelidze (Iai)

Stefanini, Russia, sanzioni putin

Fake news made in Russia e partiti italiani. Se ne è sentito parlare molto in questi mesi, se ne parlerà sempre di più man mano che la campagna elettorale entrerà nel vivo. Talvolta si tratta di conclusioni affrettate, poco documentate, che divengono facile arma dello scontro politico. Altre volte emerge invece un quadro preoccupante. Esistono davvero le centrali russe della disinformazione. La Internet Research Agency (Ira), unità senza fissa dimora dedicata a tempo pieno a diffondere online falsi allarmi, profili twitter costruiti ad hoc, campagne d’odio, è solo uno degli esempi più noti. A fine novembre un articolo su Foreign Affairs dell’ex vice-presidente statunitense Joe Biden sulle interferenze russe in Europa aveva suonato un primo campanello di allarme, entrando prepotentemente nel dibattito politico italiano. In questi giorni un rapporto del Senato americano ha riportato i riflettori sullo stesso tema. Abbiamo chiesto a Nona Mikhelidze, responsabile del programma Europa orientale e Eurasia dello Iai, di farci un quadro dei rapporti fra Mosca e i partiti italiani che correranno alle urne.

 

Ci sono prove di contatti recenti del Cremlino con alcuni partiti italiani in vista delle elezioni di marzo?

Non ci sono prove di finanziamenti diretti. Ci sono diverse associazioni che operano in Lombardia che ricevono soldi dalla Russia per promuovere seminari ed eventi per un certo tipo di agenda. I contatti sono sotto la luce del sole, c’è stato un accordo fra Lega Nord e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Ricordiamoci che a marzo scorso Salvini è andato a Mosca, in un viaggio organizzato da Europa dei Popoli e Lombardia Russa di Gianluca Savoini, complimentandosi con Putin per le elezioni parlamentari. In quell’occasione, e poi a più riprese, ha dichiarato ufficialmente che, qualora arrivasse al governo, toglierebbe le sanzioni alla Russia.

Nell’agenda di Putin rientra l’obiettivo di tirar fuori l’Italia dall’Ue?

Il Cremlino sa che l’Italia non può uscire da un giorno all’altro dall’Ue. L’obiettivo per il momento è creare caos, ingovernabilità, aiutare quelle forze sovraniste che, per costituzione, chiedono meno Europa.

Che vantaggio ne trae?

Se queste forze, una volta al governo, decidono di rimuovere le sanzioni alla Russia, l’Unione Europea non può più implementarle, perché le sanzioni vengono votate all’unanimità.

Non è legittimo che un Paese speri che le sanzioni nei suoi confronti siano abolite?

Certo, infatti non giudichiamo la politica russa. Se ci mettiamo nei loro panni, è evidente che hanno ragione a portare avanti la loro agenda. Da una prospettiva italiana, giova però chiedersi cosa vuol dire stringere degli accordi con Putin e il suo partito, e soprattutto chiedersi se siamo pro-europei o contro l’Ue.

Putin rivendica spesso i suoi ottimi rapporti personali con Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Esiste davvero in Italia una coalizione di governo ostile alla Russia?

In effetti se si osservano i casi-studio di Grecia, Spagna, Francia e Germania, emerge come in Italia i russi abbiano avuto un approccio molto più soft rispetto agli altri Paesi. Da sempre l’Italia è stato uno dei partners strategici della Russia. Lo stesso ministro Alfano da quando è alla Farnesina non ha fatto che ripetere che, dopo il pilastro transatlantico, Mosca costituisce il partner più importante. Eni ha da poco concluso l’accordo con Rosneft e i rapporti economici sono migliorati nonostante le sanzioni.

Berlusconi vanta ottime relazioni con Putin, e ha da sempre sottolineato l’importanza dell’alleanza con Washington. La vittoria del centro-destra può essere una soluzione che compiace tutti?

Nessuno ha ancora le idee chiare su cosa proporrà per la politica estera la coalizione di centro-destra, neanche loro lo sanno. Berlusconi è sicuramente considerato un amico personale di Putin, ma bisogna vedere se chiederà davvero all’Ue di fermare le sanzioni, cosa che certamente farà Salvini.

D’altronde in quest’ultimo anno non sono mancate frizioni fra il governo di centro-sinistra e l’America di Trump.

Nelle relazioni con Trump l’Italia ha seguito le politiche europee e le indicazioni di Bruxelles. È quello che è successo con gli investimenti in Iran, che continuano a prescindere dalle sanzioni americane, non mi sembra che il governo si sia mai distanziato da questo orientamento.

Cosa pensa del rapporto sulle interferenze russe presentato dal Senato americano?

Nelle relazioni internazionali si fa spesso uso della discourse analyisis. Il rapporto del Senato, esattamente come l’articolo di Joe Byden su Foreign Affairs, si basa tendenzialmente sulle dichiarazioni pubbliche del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord, sui loro incontri con i rappresentanti della Duma, o sul fatto che Beppe Grillo parli con Russia Today.

Come si pone la stampa italiana nei confronti della Russia?

In Italia i mass media non sanno nulla di Russia e dello spazio post-sovietico, e creano miti che non esistono o fanno sparire appositamente dalle notizie quel che riguarda quell’area geografica. Quasi nessuno oggi parla della crisi in Ucraina e delle continue violazioni del cessate il fuoco. Quando si tratta di raccontare i conflitti in Ucraina, così come accadde nel 2008 con la guerra fra Georgia e Russia, vengono usate fonti russe, direttamente tradotte, come Interfax. Per di più ci sono pochi inviati, e molti non parlano russo, è un problema anche della Farnesina che ha pochi interpreti russi.

Cosa dobbiamo aspettarci da Putin in queste elezioni?

Quello che doveva fare Putin in Italia è stato già fatto, i contatti sono stati creati, il terreno è fertile. Sa che nei sondaggi sono in testa dei partiti che porteranno avanti un’agenda che gli sta a cuore, impedendo ad esempio l’espansione della Nato in Oriente, come in Ucraina e in Georgia. Certo, i russi sanno che gli occhi della comunità internazionale sono puntati su di loro. Il web però è una zona incontrollabile. Potrebbero circolare degli articoli con dei titoli ben mirati: è una tattica precisa, se si clicca sui titoli appare la scritta “error”, li pubblicano perché sanno che molti si limitano a leggere il titolo. Occhio poi ai finti sondaggi con finti risultati: influenzano il voto, creano la sensazione che ci sia un solo voto utile e invitano all’astensione.

 

 

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