Donald Trump potrebbe ricordare a lungo l’inizio del 2018, non solo perché ha inaugurato il nuovo anno con l’entusiasmo della riforma fiscale ancora forte tra i cittadini americani ma anche per una serie di notizie politicamente assai meno piacevoli e positive per la sua leadership alla Casa Bianca. Da poche ore, infatti, una nuova preoccupazione offusca l’orizzonte di un suo secondo mandato da presidente.
La notizia che Trump non avrebbe voluto sentire è ufficialmente arrivata come una doccia fredda il 2 gennaio, sebbene il presidente e gli ambienti a lui vicini fossero stati da tempo informati della situazione: il senatore repubblicano dello Utah Orrin Hatch non si candiderà alla prossima tornata elettorale, lasciando così vacante una poltrona che scotta.
Come evidenziato dalla Cnn e riportato da numerosi media internazionali, Donald Trump aveva cercato in tutti i modi negli ultimi mesi di convincere Hatch a correre per un altro mandato, esprimendo parole di grande stima nei suoi confronti in ogni opportuna circostanza. Trump ha usato per il senatore dello Utah gesti di amicizia e di apprezzamento, continui elogi al suo impegno: “Sei un vero guerriero, Orrin, posso dirlo da quando ti conosco. Noi tutti speriamo che continuerai a servire il tuo Stato ed il tuo Paese per un tempo ancora lungo”. Alle parole di Trump si sono sommati gli apprezzamenti e gli inviti a restare da parte dei più stretti collaboratori del presidente. Nonostante tutto ciò, il ritiro tanto temuto di Hatch è inesorabilmente arrivato.
Per capire cosa vi sia dietro le preoccupazioni presidenziali è bastato analizzare i trend mediatici nelle ore direttamente successive all’annuncio del senatore repubblicano. Tutti i principali giornali americani hanno pubblicato la notizia con un solo grande interrogativo: l’uscita di Hatch aprirà la strada a una possibile corsa di Mitt Romney (nella foto)?
Questa domanda non rappresenta solo un trend mediatico ma da non poco tempo riflette l’eco delle conversazioni sottovoce alla Casa Bianca e con tale chiave interpretativa molti commentatori hanno letto gli ultimi e frequentissimi elogi verso Hatch espressi dal presidente.
Mitt Romney potrebbe decidere di correre per il seggio lasciato vacante da Hatch in Utah e farsi strada per una nuova corsa alle presidenziali. Che Trump tema la discesa in campo di Romney è più che comprensibile. Gli ambienti repubblicani “mainstream” avrebbero in una sua eventuale corsa verso la presidenza un collante fortissimo e potrebbero trovare la quadra intorno al suo nome per combattere l’outsider che nel 2016 li ha sconfitti e indeboliti.
Romney vanta rispetto e ammirazione da parte di una fetta significativa dei cittadini americani e del voto moderato che nell’ultimo anno si è sempre più apertamente distaccato dal trumpismo. Anche per questo Donald Trump vuole il partito indebolito e trema all’idea di candidati forti che possano mettere a rischio la sua leadership.
Romney, d’altro canto, ha dimostrato una chiara avversione verso la presidenza di Donald Trump e criticato apertamente le posizioni nazionaliste e troppo contrarie alla classe dirigente di Washington che da sempre caratterizzano il presidente degli Stati Uniti. Il suo passato e la partecipazione autorevole alle primarie repubblicane rafforzerebbero l’idea di una possibile candidatura, che lo stesso Romney ha fatto capire di volere nelle utlime uscite pubbliche in Utah. È proprio dal suo Stato che si fa forte l’idea di una discesa in campo, rilanciata da commentatori e analisti.
E a detta degli insider vi sarebbe anche una partita personale ancora aperta tra i due: si narra di una cena tra Trump e Romney in campagna elettorale. L’idea, tacita, sarebbe stata quella di discutere di un eventuale incarico da Segretario di Stato per Romney. Trump intese quasi immediatamente l’impraticabilità dell’idea. Due primi uomini non possono giocare nella stessa squadra.