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Leonardo ma anche start up e venture capital. Perché investire nell’industria della Difesa

Sergio Mattarella

Può un’industria essere double face? Se il Paese è l’Italia, sì, se il segmento è la Difesa, anche. Insomma, usando un piccolo gioco di parole, quest’ultima non può fare a meno dell’Ict, che a sua volta è sempre più legato a doppio filo a Difesa e aerospazio. La conclusione, che getta nuovi presupposti per l’industria del futuro, è contenuta nell’ultimo rapporto di ItaliaDecide, la fondazione presieduta da Luciano Violante presentato questa mattina alla Camera, alla presenza, tra gli altri, del Capo dello Stato, Sergio Mattarella (nella foto), del presidente di Leonardo, Gianni De Gennaro, dell’ex ceo di Poste, Francesco Caio e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano.

BARICENTRO DIFESA

Tra le pieghe del rapporto emerge a poco a poco il cambiamento a cui alcuni settori industriali strategici stanno andando incontro, proprio in virtù del loro peso specifico nell’economia italiana. E l’aerospazio e la Difesa sono tra questi. “L’industria maggiormente impegnata sul fronte dei sistemi, prodotti e servizi duali rimane quella dell’aerospazio e difesa, oggi estendibile anche a quella per la sicurezza”, recita il voluminoso documento. Ma c’è di più. ItaliaDecide mette nero su bianco una sempre più forte interconnessione tra Ict e per l’appunto, aerospazio.

UNA CABINA DI REGIA PER LA DIFESA

Dunque, tecnologie civili (Ict) per usi militari. E questo perchè le prime possono aiutare a far crescere le seconde. Ma come conciliare i due mondi?  Il rapporto
propone in questo senso un grande progetto nazionale basato sulle tecnologie duali, sull’esempio del progetto Casa avviato nel 2016 per la promozione della sicurezza a fronte di rischi naturali. Secondo il rapporto, il Comitato interministeriale sulla politica spaziale potrebbe essere il primo passo per una cabina di regia sulle tecnologie duali, che favorisca l’incontro tra civile e militare, con compiti di indirizzo e in grado di generare circoli virtuosi in materia di ricerca e sviluppo.

IL PESO DELL’AEROSPAZIO

C’è poi un motivo se possibile ancora più specifico che giustifica la necessità di aumentare lo sforzo sul comparto della Difesa. Il suo valore per l’economia del Paese, rappresentato simbolicamente su aziende come Leonardo. In Italia, spiega ItaliaDecide,  l’80% dei ricavi dell’Aerospazio è concentrato in 10 grandi imprese, guidate dall’ex Finmeccanica. Complessivamente sono oltre 100 imprese italiane impegnate nel settore aerospaziale civile e militare, navale e terrestre militare, sicurezza e sistemi elettronici, riunite nella federazione Aiad. Messe insieme queste imprese hanno consolidato ricavi per 220 miliardi di euro (11% in più rispetto al 2014), con circa 45 mila occupati e una produzione del valore di 14 miliardi. In media i brevetti registrati da queste aziende sono stati 8,5 per ciascuna negli ultimi 10 anni, contro una media nazionale di 1,5, segno tangibile della “produttività” innovativa del settore.

INVESTIRE CON IL VENTURE CAPITAL

Ma come garantire nuova linfa a un settore così strategico? È lo stesso volume di ItaliaDecide a dirlo. Tutto parte da un presupposto. Anche i comparti strategici hanno bisogno di capitani coraggiosi, non solo dello Stato. Il suggerimento è quello del venture capital, ovvero apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare questa o qualla attività. “Un’evoluzione in tal senso del cluster tecnologico nazionale aerospazio potrebbe risultare vincente introducendovi anche strumenti con relative facilitazioni per iniziative di venture capital” e del suo alter ego il corporate venturing. “Quest’ultima riguarda l’insieme di strumenti utili a far dialogare grandi player e realtà innovative di piccole dimensioni, garantendo la conservazione del valore all’interno del tessuto imprenditoriale”.

 

 

 


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