L’Eni torna al profitto nel 2017 e chiude l’anno con un utile netto pari a 3,43 miliardi di euro (contro la perdita di 1,4 miliardi del 2016) e un utile netto adjusted a 2,4 miliardi (rosso di 340 milioni nel 2016). Il gruppo ha da poco diffuso i dati relativi al bilancio 2017, che segna il ritorno al profitto del Cane a sei zampe. Più nel dettaglio, nel quarto trimestre l’utile netto è pari a 2,1 miliardi e quello adjusted 0,98 miliardi, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2016 (460 milioni di euro).
Per questo motivo, visti i conti favorevoli e sopra le attese degli analisti, il cda proporrà in assemblea il 10 maggio la distribuzione di un dividendo di 0,80 euro per azione (0,80 nel 2016), di cui 0,40 euro staccati nel settembre 2017 a titolo di acconto. Il dividendo a saldo di 0,40 euro per azione sarà messo in pagamento il 23 maggio.
A questo punto Eni si attende una produzione di idrocarburi in crescita al 3% per effetto del ramp-up degli avvii 2017, in particolare in Egitto, Angola e Indonesia, e degli avvii di fasi satelliti di grandi giacimenti in produzione (Libia, Angola e Ghana). Nel 2017 gli investimenti netti sono stati di 7,6 miliardi, in riduzione del 18% rispetto al 2016, mentre la copertura organica è del 130%. Per il 2018 il gruppo ha previsto investimenti per 8 miliardi di euro.
Decisamente soddisfatto Descalzi: “Chiudiamo il 2017 con risultati eccellenti che dimostrano come il processo di profondo cambiamento avviato nel 2014 abbia trasformato Eni in una società capace di crescere e creare valore anche in condizioni di mercato molto difficili”.