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La scelta di Confindustria tra Berlusconi, Renzi, Bonino o Salvini (purché non sia Grillo)

Verona – Tre parole per un sogno. “Basta che funzioni”, purché non sia Beppe Grillo. Non è stato necessario andare a caccia dei pesci grossi, mimetizzati ma non troppo, tra gli oltre 7 mila imprenditori conversi a Verona per le terze Assise generali della Confindustria (le prime si tennero a Parma nel 1992 e le seconde a Bergamo nel 2011). Per capire che cosa vuole la pancia degli industriali a due settimane dal voto bisognava farsi un bagno di folla tra i corridoi della Fiera di Verona, sede della kermesse. E Formiche.net l’ha fatto.

È vero, il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia (nella foto, a sinistra, il suo intervento è atteso alle 16) non ha mai chiesto agli associati di schierarsi, scegliere un partito. Eppure, anche Viale dell’Astronomia ha il suo male assoluto. Il Movimento Cinque Stelle. Ad ascoltare i rappresentanti del territorio, quelli della piccola e media impresa per intendersi, non importa se il governo che uscirà dalle urne del 4 marzo sia azzurro, rosso o verde. Basta che faccia bene il proprio lavoro e che rimetta una volta tanto al centro dell’universo, l’industria. Certo, se dovesse esserci un’affermazione dei Cinque Stelle, allora sì che sarebbero guai grossi. Insomma, Berlusconi, Gentiloni, Renzi, Salvino o persino la Bonino. Tutto di gran lunga migliore di un esecutivo pentastellato.

“Noi vogliamo un governo operativo, affidabile, che ci ascolti. Punto”, dice un piccolo imprenditore emiliano uscendo dalla prima sessione di lavoro, non senza una certa concitazione. Per poi rivendicare però la sua scelta personale. “Certo, se poi vincesse Renzi, o proseguisse Gentiloni, magari con un’altra squadra, tanto meglio”. Grillo? “Non lo voglio nemmeno sentir nominare”. Altra, Regione, il Piemonte, altra città, Torino. “Quello che si siamo detti dentro è chiaro. Il 5 marzo vogliamo un governo per le imprese, non mi importa del colore, ma basta che funzioni. Io personalmente però voterò Emma Bonino“, dice un’imprenditrice di Torino.

Che poi aggiunge anche la sua sulla presunta perdita di peso specifico della Confindustria e in generale dei sindacati, in questi ultimi anni. “Certo che dobbiamo tornare a battere i pugni sul tavolo. Io dico, alziamo il volume”. Altra folla, altri volti. Quale governo vorrebbe Confindustria, viene chiesto a un industriale delle Marche. “Tutti, ma la prima scelta è il Pd. La cosa importante è che non vinca Grillo, quella è la terza, quarta, quinta scelta”.

E se non dovesse vincere nessuno? “Un governo salta fuori sempre in qualche modo”, risponde con sicurezza il romano Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager. Il quale esclude semi-categoricamente una vittoria dei Cinque Stelle. Più equilibrato, Michele Bauli, a capo della Confindustria veronese e patron del celebre pandoro. “Quello che chiede Confindustria, prima ancora di chiedere un governo, è un progetto che abbia a cuore le aziende, perché questo significa avere a cuore il Paese”.

Se la pancia confindustriale nutre ancora delle speranze, qualcuno tra le prime linee ostenta meno ottimismo, suonando una specie di De Profundis della politica. Per Carlo Bonomi, a capo di Assolombarda, intervenuto a una delle sei tavole tematiche mattutine rilanciando tra le altre cose la questione fiscale, “sono le imprese il cuore che batte della ripresa italiana e il fatto che le forze politiche non lo abbiano capito nelle loro piattaforme programmatiche è una drammatica conferma del loro ritardo”.



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