Skip to main content

Confindustria dice Tap. La battaglia (da 100 miliardi) di Boccia per le infrastrutture

Vincenzo Boccia

Verona – Avere idee è sacrosanto, semmai è sbagliato avere delle ideologie. Prendete le infrastrutture, prendete il Tap. Se vi si appiccica sopra un’ideologia allora un’opera utile diventa opera del diavolo. A sette minuti dall’inizio del suo intervento conclusivo alle Assise di Confindustria (qui lo speciale di Formiche.net, il presidente degli industriali, Vincenzo Boccia (nella foto) già parlava del problema dei problemi: costruire in nome del progresso senza essere tacciati di essere terroristi dell’ambiente o peggio, corruttori. Nel lanciare la sua ‘Confindustria rock’ (“mi viene voglia di cantare come una rockstar a vedervi tutti quanti qui”, ha detto Boccia), il numero uno degli industriali è andato dritto al cuore del problema che attanaglia il Paese.

DA VERONA A LECCE

La parola Tap non ci ha messo molto a risuonare nella sala di Veronafiere. Quando l’industriale di Salerno a capo degli imprenditori italiani ha espresso la solidarietà dell’associazione alla Confindustria di Lecce, finita nella notte sotto il tiro di alcuni No-Tap, che ne hanno imbrattato la sede. E quando il numero uno degli industriali ha tuonato, alzando il tono della voce, quasi urlando che sì “le infrastrutture sono fondamentali, perché collegano periferia al centro, Italia a Europa e resto del mondo. Sono lo specchio di una società. E proprio per questo sulle infrastrutture non bisogna avere delle ideologie”. Poi l’attacco ai Cinque Stelle, acerrimi nemici del Tap ma mai nominati nei 40 minuti e passa di intervento. “A chi dice che se va al governo azzera tutto, blocca tutto, noi rispondiamo che questa è e deve rimanere una società inclusiva e non esclusiva, che rimane fuori dal mondo”.

CENTO MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE

Non saranno mai i 1.500 miliardi di dollari promessi da Donald Trump, ma un centinaio possono fare qualcosa in un Paese come l’Italia. Nel documento che Confindustria si appresta ad inviare al governo italiano, ci sono infatti alcune proposte specifiche per un orizzonte di 5 anni. Ebbene, sulle infrastrutture, tra investimenti pubblici, privati ed europei (per mezzo della Bei) gli industriali propongono lo smobilizzo di 107 miliardi per opere legate a territorio, ambiente ed energia. Cifra che sale a 250 miliardi se si considerano gli interventi proposti su fisco e lavoro.

CONFINDUSTRIA E IL 4 MARZO

Come da previsione, poi, Confindustria non ha dato indicazioni circa il voto del 4 marzo. Ma un messaggio, anche piuttosto chiaro, è arrivato ai partiti. E cioè “non smontare le cose che vanno bene Jobs act, pensioni e Industria 4.0 (riforme comunque renziane, ndr). Qualcuno vuole smontare queste riforme mentre in Francia le vogliono realizzare. Apriremo un confronto con il nuovo governo su questa piattaforma, perché non siamo contro nessuno ma tifiamo Italia”.

BARROSO, L’EUROPA (E L’ITALIA)

Prima di Boccia, sul palco di Veronafiere era salito Josè Manuel Barroso, ex presidente della commissione europea e oggi numero uno non esecutivo di Goldman Sachs. Il quale non poteva che lanciare un preciso messaggio europeista ai partiti italiani prossimi al voto. Tanto per tentare di disinnescare qualche pulsione anti Ue. “Abbiamo bisogno di una Italia più forte in Europa, l’Ue ha bisogno di un’Italia più forte e l’Italia ha bisogno di un’Europa forte”. E comunque, visto che l’Ue non è certo un giardino dell’Eden, “se qualcosa nell’Ue è sbagliato, mi aspetto che l’Italia contribuisca a cambiarlo ma l’Ue non deve essere vista come una potenza straniera”.



×

Iscriviti alla newsletter