Nel mondo c’è oggi “un fortissimo tasso di imprevedibilità geopolitica”, dopo la sconfitta militare dell’Isis “le buone notizie sono le ‘non notizie’”, cioè quando non accade niente. Tuttavia così come il ruolo dell’Italia è fondamentale per la pace, altrettanto lo è quello dell’intelligence italiana nella prevenzione. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha mantenuto la delega ai servizi segreti, ha reso omaggio alla professionalità del comparto durante la presentazione della Relazione annuale al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza.
TRE SFIDE
Tre sono le sfide fondamentali sintetizzate da Gentiloni: il contrasto al traffico di esseri umani, i rischi di radicalizzazione interna, le minacce alla sicurezza economica. La minaccia del terrorismo, che è “tutt’altro che esaurita”, si unisce alla necessità di continuare a monitorare il Mediterraneo dove “resta aperta la sfida della Libia” anche se “mi ha fatto piacere che il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, abbia dato atto all’Italia di risultati straordinari nel controllo dei flussi e nella riduzione degli arrivi”. Il presidente del Consiglio ha ribadito che l’Italia è lontana da chi difende l’interesse nazionale con i nazionalismi, “ma non siamo anime belle che non tutelano l’interesse nazionale”. Il rischio di radicalizzazioni interne, invece, viene sia da reazioni violente al disagio sociale che dagli estremismi politici. “C’è libertà di manifestare e non di aggredire e l’intelligence è attenta a che questi fenomeni non sfocino mai nel risorgere del germe dell’eversione interna – ha detto -. Dobbiamo sempre tenere alta la guardia, il rischio non può essere mai dato per superato una volta e per sempre”. Ma è il terzo tema quello su cui Gentiloni si è soffermato di più, legato alla sicurezza economica.
GLI ASSET STRATEGICI
La congiuntura economica favorevole può aprire scenari nuovi per l’Italia per la presenza nel mondo di un grande flusso di capitali per investimenti. Siamo “paladini dell’apertura ai mercati” e “contrari al protezionismo unilaterale” perché chiedere dazi e barriere significherebbe “farsi del male da soli” con una bilancia commerciale in attivo di oltre 47 miliardi. Perciò anche in questo settore il lavoro dell’intelligence è fondamentale “per difendere i nostri asset strategici”, ruolo “particolarmente rilevante in una fase economica come questa”. Un discorso che si può legare al mondo cyber, regolato da una nuova normativa dell’anno scorso: ormai, ha concluso Gentiloni, “difendere lo spazio informatico significa difendere il territorio nazionale”.
LO SPIONAGGIO CYBER MINACCIA CONCRETA
Su questo punto ha insistito il direttore del Dis, prefetto Alessandro Pansa, spiegando che c’è una “minaccia concentrata sullo spionaggio cyber” che è “poco valutata” dal mondo esterno, mentre invece è una lotta quotidiana contro “attori strutturati” che rubano informazioni e le riutilizzano. Il periodo elettorale, inoltre, amplifica il ruolo dello strumento delle telecomunicazioni e cyber, motivo per il quale il comparto intelligence sta effettuando il massimo controllo per evitare “influenze negative” sul voto. Nel complesso, quello cyber è un universo con cui confrontarsi inevitabilmente perché onnicomprensivo: le capacità informatiche e di telecomunicazione, ormai, rendono critici tutti i settori.
DIECI ANNI DI CRESCITA
Pansa ha rivendicato i progressi compiuti dai servizi segreti nel decennio cominciato con la legge di riforma del 2007, ricordando due significativi esempi di analisi: nella relazione del 2007, quando si paventava il rischio che l’Europa potesse diventare oggetto di jihad globale sia come reclutamento che come attentati, e in quella del 2009, quando si parlò della minaccia di uno Stato islamico in Iraq, cinque anni prima della proclamazione del Califfato. Come bilancio degli ultimi anni, inoltre, sia Gentiloni che Pansa hanno rimarcato la grande collaborazione del Parlamento attraverso il Copasir.