È necessario che Avio Aero abbia la possibilità di poter accedere al programma europeo di sviluppo del settore industriale della Difesa per sostenere la propria competitività e la capacità di innovazione.
Oggi il Parlamento Europeo si esprimerà sulla Proposta di regolamento – COM (2017) 294 – del programma europeo di sviluppo del settore industriale della Difesa Edidp (European defence industrial development programme).
Il Consiglio Europeo si è già espresso in prima lettura, raggiungendo un difficile compromesso sulla partecipazione al programma delle società europee controllate da gruppi non-europei in virtù del meccanismo italiano della cosiddetta “golden power” che consente al governo italiano di esercitare poteri nei confronti di aziende controllate da società estere, quando l’interesse nazionale lo richieda, ma nel caso in questione, anche quando gli interessi di sicurezza e difesa dell’Unione e dei suoi Stati membri possono essere minacciati.
Avio Aero è una delle aziende interessate da questo regolamento essendo un business dell’americana Ge Aviation. Avio opera nella progettazione, produzione e manutenzione di componenti e sistemi per l’aeronautica civile e militare. L’azienda ha sedi in Italia (Torino, Pomigliano D’Arco, Brindisi) e Polonia con quasi 5mila dipendenti di cui oltre 4200 negli stabilimenti italiani.
L’azienda aeronautica è una azienda tecnologicamente avanzata che ha lanciato nel 2017 un piano di investimenti in Ricerca e Sviluppo di 100 milioni di euro da realizzare entro il 2020, coerente con il Piano Nazionale Industria 4.0 del governo italiano, attraverso un protocollo d’intesa siglato al ministero dello Sviluppo economico lo scorso luglio.
Questo patrimonio industriale, anche se di proprietà americana, rappresenta di fatto una eccellenza tutta italiana da preservare e da sviluppare ulteriormente anche attraverso il programma Edidp.
Del resto il meccanismo della “golden power” già in passato è stato esercitato proprio con Avio Aero dal Consiglio dei ministri in occasione di un trasferimento ad altri siti esteri della produzione di piccoli particolari di vecchia concezione a fronte di una nuova produzione in Italia di nuovi moduli tecnologicamente più evoluti; il trasferimento fu autorizzato con apposito Dpcm per la difesa e la sicurezza. Quindi lo strumento per salvaguardare produzioni e tecnologie italiane ed europee esiste e funziona.
La Uilm si unisce alla richiesta dei presidenti delle Regioni Piemonte, Liguria,Lombardia e Lazio (regioni in cui insistono diverse realtà del settore della difesa controllate da gruppi extra europei) che hanno inviato una lettera al presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e ai membri italiani della Commissione Itre dello stesso Parlamento per chiedere la conferma di quel “compromesso” raggiunto in Consiglio Europeo per consentire alle aziende controllate da proprietari non europei, ma che operano in Italia, di poter partecipare al programma ed evitare possibili conseguenze in termini occupazionali e di crescita industriale.
Ancora una volta l’Italia in Europa è chiamata a difendere i propri interessi e quelli della propria industria in un contesto sempre più competitivo.