Si sta irrobustendo di ora in ora il fronte contro le regole europee che hanno di fatto portato alla deindustrializzazione di Embraco, l’azienda brasiliana del gruppo Whirlpool che ha appena annunciato di voler portare le linee produttive in Slovacchia, dove il costo del lavoro è minore.
Ovviamente mandando su tutte le furie il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che per settimane si è speso a cercare una soluzione che scongiurasse il licenziamento di centinaia di lavoratori Embraco. Ora, mentre l’Ue valuta un possibile intervento sulle norme relative agli aiuti di Stato (l’Italia chiede parità di trattamento rispetto ai Paesi dell’est, ovvero la possibilità di proporre a una multinazionale le stesse condizioni che altre giurisdizioni le offrono), si cominciano ad alzare le voci del mondo industriale ed economico, contro regole Ue considerate troppo sbilanciate e distorsive.
Tra i primi a prendere posizione c’è Marco Bentivogli, leader dei metalmeccanici della Cisl (qui l’intervista a Formiche.net) che prima in un tweet poi in un intervento a Radio Radicale, ha detto la sua. “Applichiamo i trattati Europei contro il dumping (esportazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno o su un altro mercato, ndr) che usa aiuti di Stato nei Paesi terzi a fronte di un habitat per fare impresa troppo sfavorevole che dà alibi alle multinazionali più irresponsabili”. Tradotto, bisogna interrompere quel circolo vizioso in cui alcuni Paesi dal costo del lavoro inferiore (come la Slovacchia) promettono aiuti alle imprese che operano in altri Paesi, che a loro volta abbandonano senza pensarci due volte il territorio dove hanno finora operato.
Intervenendo poi in radio, Bentivogli non ha risparmiato attacchi al sistema industriale italiano, reo di essere il vero colpevole della situazione. “Come al solito c’è la volontà di dare la colpa all’Europa, quando invece il sistema italiano è a-lavorativo e a-industriale. Vorrei ricordare che le delocalizzazioni in Italia nel comparto degli elettrodomestici sono iniziate negli anni 90, ben prima dell’avvento dell’Euro”. Bentivogli ha però lodato il pressing del governo italiano sulla commissaria alla Concorrenza, Margareth Vestager, incontrata stamattina dallo stesso ministro, a Bruxelles), affinché valuti deroghe alla normativa sugli aiuti di Stato. “Bene fa Calenda a pretendere delle modifiche perchè è ovvio che ci possono essere dei casi in cui queste regole vengono usate per pare del dumping ai danni di altri Paesi”.
“Non si può far parte di uno stesso mercato, anche doganale, e poi avere regole diverse. Noi siamo stati multati per degli aiuti alle energie, mentre Germania e Francia usavano strumenti molto simili. Le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti rischiamo di ritrovarci un mercato viziato, del tutto deindustrializzato”, ha aggiunto l’esponente della Cisl, co-firmatario insieme allo stesso Calenda del manifesto Industria 4.0.
Intervenendo poi ai microfoni di un’altra emittente, Radio Cusano Campus, Bentivogli ha difeso Calenda dalle accuse di voler sfruttare il caso Embraco per far campagna elettorale. “Quella di Calenda è sicuramente una presenza positiva. Non possiamo avere un governo neutrale quando un’azienda utilizza risorse pubbliche e poi decide di delocalizzare. C’è chi dice che Calenda sta facendo tutto questo per campagna elettorale? Chi parla di campagna elettorale e poi la fa mi sembra poco credibile. Non mi pare che il ministro sia candidato. Il suo è un attivismo di cui c’era bisogno”.
Sulla stessa lunghezza d’onda nel caso Embraco, anche Leonardo Becchetti, docente ed economista. Su Twitter Becchetti ha espresso il suo appoggio alle tesi di Bentivogli, per poi appronfondire il discorso con Formiche.net. “Dobbiamo fare fronte comune sul tema della sostenibilità sociale ed ambientale del commercio. Ci riusciremo e troveremo una chiave sempre migliore per difendere la dignità del lavoro e la tutela dell’ambiente in ciascun paese incluso il nostro”, ha scritto.
“Calenda ha pienamente ragione a chiedere la modifica delle norme. Personalmente non credo che l’Europa rimarrà ferma, lo dimostra il fatto che qualcosa già si è mosso a dicembre con l’approvazione dei dazi anti-dumping, frutto di un’iniziativa italo-francese. Per il futuro credo sia utile fare questo tipo di operazione. Ogni volta che c’è un trattato commerciale da sottoscrivere con un Paese, magari dell’est, bisogna istituire un apposito tavolo in cui si fissano degli standard minimi, proporzionati al costo della vita d ciascun Paese, sotto i quali non si può scendere”, spiega Becchetti. “Nel senso che quel Paese non può abbassare troppo il costo del lavoro, cioè i salari, per non sfociare nella concorrenza sleale, che scatterebbe non appena si scende sotto le soglie in questione”.