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Missioni, terrorismo e sicurezza. Ecco le priorità del nuovo Capo di Stato maggiore dell’Esercito Salvatore Farina

Farina, forze armate

L’instabilità di tante aree del mondo ha fatto da sfondo alla cerimonia per il cambio del Capo di Stato maggiore dell’Esercito con il generale Salvatore Farina che ha preso il posto del generale Danilo Errico, giunto al termine della carriera militare dopo tre anni al vertice. È stato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, a cogliere l’occasione per rinnovare l’appello al “cessate il fuoco” in Siria, dove “continuano i giochi di guerra sulla pelle della popolazione siriana”, una terra dove “ci si confronta militarmente ignorando le sofferenze del popolo”, e per ricordare i successi nella guerra contro l’Isis anche se “la minaccia del terrorismo non è cancellata”. L’Italia, che in ambito Nato si è sempre distinta e continua a riscuotere apprezzamenti internazionali, “si stringe attorno alle sue Forze armate e in particolare all’Esercito” ha aggiunto il presidente. Agli esempi sulla stabilizzazione di aree delicate (Libano), sulla formazione di militari e forze di polizia (Iraq), sulla cura di feriti (Libia) e sull’impegno che da 16 anni prosegue in Afghanistan, Gentiloni ha aggiunto il lavoro quotidiano con Strade sicure e l’intervento nelle calamità naturali.

Con sottinteso riferimento al prossimo Parlamento, il presidente del Consiglio ha anche aggiunto che determinate attività “continueranno nei prossimi anni” quando “non mancheranno le sfide e avremo sempre più bisogno di Europa” per colmare “vuoti geopolitici”, auspicando prossimi passi nella Difesa europea così come convergenze industriali nel settore. Chiaro il riferimento alla vicenda italo-francese Stx-Fincantieri. In sintesi, Gentiloni ha detto che “l’Esercito è sempre più considerato come fattore cruciale e rassicurante in Italia”: “Noi non consentiamo di infangare le vostre divise”.

Un omaggio al lavoro svolto dal generale Errico è venuto dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, anche per aver contribuito alla riorganizzazione in base al Libro bianco. Soprattutto, però, il ministro ha guardato al futuro perché “il rinnovamento delle Forze Armate dovrà procedere a prescindere da chi avrà la responsabilità politica di governo”. Al generale Farina, che viene dall’impegnativo comando Nato di Brunssum da cui dipende tra l’altro il comando della missione Resolute support in Afghanistan, Pinotti ha detto senza giri di parole che gli “sarà chiesto di fare di più” di quanto già non faccia l’Esercito perché i rischi “sono sempre più insidiosi” e perché la domanda di sicurezza che arriva dai cittadini “è sempre più articolata e consapevole”. “Chiamare l’Esercito – ha aggiunto – è diventato un modo di dire comune”.

Errico ha rivendicato il ruolo nelle missioni internazionali con gli italiani “costruttori di pace”, la ormai famosa “via italiana alle operazioni” che certo non si può mettere sullo stesso piano di chi fa un “uso indiscriminato della forza”. Un lavoro difficile, all’estero come in Italia con Strade sicure, mentre la riorganizzazione della Forza Armata ha portato tra l’altro al taglio di 100 dirigenti, il 42 per cento degli incarichi apicali in meno. Un emozionato Farina, 61 anni, ha promesso che “cercheremo di migliorare ancora, con le risorse a disposizione, per fronteggiare nuove sfide. Il coraggio e l’altruismo sono il nostro biglietto da visita”. Secondo il generale Claudio Graziano, Capo di Stato maggiore della Difesa e predecessore di Errico al vertice dell’Esercito, non c’è dubbio che l’emergenza terrorismo, con l’uso dei militari nelle città, abbia aumentato “la percezione di sicurezza da parte dei cittadini” e l’insieme dell’impegno delle Forze Armate e delle forze dell’ordine, sul territorio nazionale e all’estero, fa sì che l’Italia mandi un messaggio chiaro agli altri paesi. “Dal ’92 sono stati 120 mila i militari dell’Esercito impegnati nelle operazioni, numeri importantissimi”, ha aggiunto Graziano, e “con circa 4mila donne e uomini nei principali teatri operativi, l’Esercito è la forza armata che impiega lo sforzo maggiore nel mondo e che, nella nuova dimensione delle operazioni interforze, ha assunto un ruolo di primo piano nelle moderne operazioni”.


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