Bravo, competente ma, forse, non è la persona più giusta per quella casella. Ermete Realacci (nella foto), presidente dem della commissione Ambiente e presidente di Symbola (qui l’intervista a Formiche.net) dice la sua sulla proposta del candidato premier del M5S, Luigi Di Maio, di affidare il ministero dell’Ambiente al generale Sergio Costa, Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri e comandante della Regione Campania dei Carabinieri forestali. E i dubbi sono tanti.
“Partiamo da un presupposto. Costa lo conosco, è una persona estremamente competente, preparata nella lotta ai crimini ambientali, sulla Terra dei Fuochi. La sua materia la conosce fin troppo bene. Ma è proprio questo il problema. Fare il ministro dell’Ambiente vuol dire avere competenze a 360 gradi, è difficile pensare di affidare a un generale lo sviluppo della green economy”, argomenta Realacci. “La lotta ai reati, alle ecomafie, non può riassumere l’intera politica ambientale. La mia perplessità è proprio questa. Si rischia di restringere troppo il campo”.
Costa, laureato in Scienze Agrarie, ha un master in Diritto dell’Ambiente ed è specializzato in investigazioni ambientali. Ha una lunga esperienza nell’impegno contro le ecomafie e nelle battaglie contro il clan dei Casalesi. Da quanto si legge nel curriculum riferito da Di Maio, Costa ha scoperto “la più grande discarica di rifiuti pericolosi di Europa seppellita nel territorio di Caserta, mettendo a nudo gli opachi rapporti delinquenziali nell’ambito dei rifiuti tossici“.
Ma per Realacci, non basta. Serve una persona più completa, è il messaggio di fondo del deputato dem. Il quale affronta anche un’altra questione. La campagna elettorale, povera di riferimenti ai problemi ambientali. “Ho l’impressione, anzi la certezza, che se ne sia parlato troppo poco. Un recente studio ha sottolineato come l’unico politico che abbia nominato in queste volte la parola ‘ambiente’ sia il premier Paolo Gentiloni, nel 12% delle occasioni. Gli altri leader, da Renzi a Berlusconi a Salvini, sotto l’1%. Assurdo”.
Realacci attacca. E fa un paragone. “Il segretario del partito comunista cinese Xi Jinping, rieletto per altri cinque anni, nella sua relazione ha nominato la parola ambiente 89 volte, 19 volte in più dell’economia. Lo dice uno studio di Bloomberg. E questo perché la Cina ha davanti a se enormi sfide ambientali, che forse altri Paesi non hanno. O forse in Cina hanno mostrato maggiore sensibilità. E comunque, tanto per rimanere in tema, non mi pare abbiano affidato la responsabilità dell’ambiente a un generale”. Messaggio chiaro.