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Che cosa divide la politica dal Paese reale. L’analisi di Marco Bentivogli

marco bentivogli

Una trincea, sempre più profonda, divide le imprese dalla politica, e la politica dalla imprese. E, secondo Marco Bentivogli (nella foto), leader dei metalmeccanici della Cisl, è un gran bel problema. Nel corso del suo conciso intervento all’evento romano Menabò, organizzato da Formiche e Krateris Partners Advisory, Bentivogli ha toccato diversi punti.

Punto primo, la credibilità della politica, reduce da una campagna elettorale in cui si è praticata una corsa al sensazionalismo. “Abbiamo assistito a una serie di promesse esorbitanti, che il giorno dopo il voto sono diventate improvvisamente impraticabili”, ha attaccato Bentivogli. Ricordando come non sia stato invece affrontato il vero tema, quello del debito pubblico. Poi c’è l’industria e le sue contraddizioni.

Per esempio, un’industria che corre e un’altra che invece batte la fiacca, forse a causa della sua scarsa dimensione. “Siamo di fronte a un dualismo molto grave, c’è un pezzo di industria che corre, esporta e innova e un’altra invece affetta da un nanismo preoccupante. Eppure l’impresa è e rimane la nostra vocazione naturale. Dobbiamo capire che ora, adesso, anche grazie a programmi come l’industria 4.0, che rivendico insieme al ministro Carlo Calenda, è il momento di ripartire.

Bentivogli, rivolgendosi alla dg di Confindustria Marcella Panucci (qui il suo intervento a Menabò) ha chiarito come oggi il Paese sia a corto di lavoratori specializzati, dunque “inutile continuare a fare convegni sulle competenze, il nostro gap si allargherà se continuiamo a parlare. Oggi la verità è che non disponiamo di lavoratori preparati e parlare di competenze senza realmente intervenire rischia di diventare solo una promessa da convegno”. Un aiuto in questo senso potrebbe arrivare dalla tecnologia e dalla robotizzazione del lavoro. “Che può essere la chiave di volta della ripresa mentre invece oggi viene spesso utilizzata come elemento terrorizzante. E gli accordi sindacali lo dimostrano”.

Il punto di caduta è comunque stato la formazione del futuro governo. “Non sono preoccupato per chi ha vinto le elezioni quanto perché la ricerca di convergenze è stata criminalizzata. Quando si spiega che il compromesso non è il sale della democrazia ma qualcosa di criminale è complicato governare un Paese, è quello che sta succedendo in Germania ma temo che in Italia non avremo la maturità di farlo”.


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