Poche esternazioni, “la situazione politica è delicata”, ma qualche punto fermo sulle possibili alleanze arriva lo stesso così come la posizione sugli accordi di governo: dipenderà dal programma. Eppure se il dialogo del Movimento 5 Stelle è con tutti i partiti, chi non è considerato un interlocutore è Silvio Berlusconi. Lorenzo Fioramonti, ministro dello sviluppo economico in pectore del Movimento 5 Stelle, circondato dai giornalisti, si appresta a presentare il suo libro “Presi per il Pil”, alla libreria Ibs di Roma, e le domande sulla situazione politica sono immancabili: coperture per il reddito di cittadinanza (“ci sono”), flat tax (“non è sostenibile”) e possibili alleanze di governo (“si vedranno sugli accordi di programma”). Assieme al ministro per lo Sviluppo economico in pectore, altri due possibili ministri in quotoa 5 Stelle: Pasquale Tridico, indicato da Di Maio per il dicastero del lavoro, e Filomena Maggino, proposta per il ministero della qualità della vita.
“Il reddito di cittadinanza costerà 17 miliardi, 15 per il sostegno al reddito e 2 per i centri per l’impiego”, spiega Fioramonti ai cronisti, ed è solo grazie al Movimento 5 Stelle che si è iniziato a parlare di questo tipo di misure a sostegno dei cittadini, così come è da qui che ha origine il reddito di inclusione varato dal governo uscente, sostiene il professore dell’Università di Pretoria. Sulla flat tax, poi, Fioramonti si manifesta perplesso. “Il rischio è che una flat tax fatta in maniera poco innovativa, con cifre troppo basse, metta lo Stato nelle condizioni di non operare in maniera intelligente”, spiega rispondendo a una domanda, ma “la riteniamo costosissima”. E se la flat tax manrca una distanza di approccio con la Lega di Salvini, così non è per la legge Fornero, che anche il Movimento 5 Stelle vuole superare, e sarà una priorità qualora andasse al governo.
Ma al di là dell’occasione per mettere qualche punto sulle vicende imminenti, la presentazione del libro “Presi per il Pil. Tutta la verità sul numero più potente del mondo” – scritto da Fioramonti nel 2012, ma pubblicato in Italia nel 2017, dalla casa editrice L’asino d’oro – si è poi incentrata sul cambio di paradigma che secondo il ministro in pectore dovrebbe sostituire il pensiero attuale su crescita e benessere. Il Pil, spiegano a turno gli ospiti presenti, non basta per misurare il benessere di una nazione, perché incapace di registrare una realtà complessa come quella attuale. L’Italia in questo senso è già fortemente innovativa. Il Bes (Benessere equo e sostenibile), è un indicatore sullo stato di salute di un Paese che va oltre il Pil ed è stato introdotto dall’Istat nel 2013. “Sono questi gli spunti che dovremmo portare in Europa”, sottolinea Fioramonti.
Sul lato del lavoro, invece, è il docente di Econonmia del lavoro dell’Università di Roma Tre, Pasquale Tridico, a intervenire. “La flessibilita del lavoro introdotta negli ultimi anni ha fatto malissimo alle fasce più basse. Chi è super formato non ne risente, ma chi lavora in modo precario ha uno stress che aumenta l’instabilità delle relazioni. La flessibilità è stata la leva su cui si è puntato per agevolare le imprese ma l’impatto della precarizzazione del lavoro è stato imponente”. E se anche non risponde alla domanda sull’abolizione del jobs act, la linea è chiara secondo quello che potrebbe diventare il ministro del lavoro in un eventuale governo a guida 5 Stelle: “Ci dobbiamo muovere nella direzione di dare di nuovo dignità al lavoro”.
Tra citazioni della stampa internazionale, di premi nobel (Joseph Stiglitz) ed esperti di economia (Jean-Paul Fitoussi) a chiarirsi è anche la posizione che il Movimento avrà in Europa. “Abbiamo la possibilità di andare in Europa non sbattendoi pugni, ma con la forza delle nostre opinioni”, spiega Fioramonti, perché ora “c’è più possibilità di ascolto”. L’Unione europea, allora, deve guardare a modello economico più soddisfacente, che includa non solo alla crescita del Pil ma anche il benessere dei cittadini. Ed è su questo, assicura Filomena Maggino, docente di statistica sociale alla Sapienza, che punterà il suo dicastero se entrerà in carica. “Sarò il cane da guardia degli altri colleghi, se sarà possibile farlo”, sottolinea sorridendo ai colleghi in pectore, e la chiave sarà “mettere al centro le persone e le relazioni tra le persone, in senso anche figurato, tra organizzazioni e istituzioni”.