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L’intelligence Usa (ri)lancia l’allarme. Democrazia sotto cyber attacco

I Servizi segreti americani non abbassano la guardia rispetto alle minacce cyber provenienti da Mosca. La Russia – ha detto oggi Dan Coats, direttore della National Intelligence sentito dalla Commissione Forze Armate del Senato – “continuerà a portare cyber attacchi sempre più aggressivi per minare la nostra democrazia”

MOSCA, MA NON SOLO
Gli Stati Uniti, ha detto ribadendo un concetto già espresso in un recente report sulle cosiddette ‘top global threats’, continuano “a vedere attività della Russia”, in particolare sui social media e in Rete. Anche Pechino, Pyongyang e Teheran, ha aggiunto, costituiscono fonte di preoccupazione.

LE PROSSIME ELEZIONI
Dopo quanto accaduto durante le scorse presidenziali, ha avvertito il numero uno della National Intelligence, “ci sono discussioni in atto in relazione alle minacce” che potrebbero palesarsi in vista delle “prossime elezioni” di midterm previste a novembre. Coats ha anche detto di averne parlato al presidente. La Casa Bianca, ha ricordato, è parte di un protocollo anti interferenze che include anche Foggy Bottom e il Pentagono.

STRATEGIA TOP SECRET
Evidenziando che molto del lavoro fatto e da svolgere rientra in un ambito top secret, dunque non affrontabile in un’audizione pubblica, il rappresentante dell’intelligence ha sottolineato che, nonostante l’emergere di approcci e idee differenti, si lavora – forse ancora troppo lentamente però, ha aggiunto – a un un piano che coinvolga tutti gli attori governativi.

LE INTERFERENZE RUSSE
Quando gli è stato chiesto se Trump gli avesse o meno ordinato di contrastare le azioni di Mosca (recentemente l’ammiraglio Rogers aveva attaccato la Casa Bianca proprio su questo punto), Coats – che non ha fornito risposte certe su chi sia a capo del meccanismo di contrasto ai cyber attacchi di provenienza straniera – ha detto che il presidente gli ha detto di svolgere il suo lavoro, ovvero fornirgli informazioni, e che ulteriori informazioni potranno essere fornite in una sessione a porte chiuse. In ogni caso, ha rilevato, “vogliamo farci trovare pronti” perché “vediamo un’influenza della Russia”.

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