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Trump rassicura gli amici sui dazi. Ma loro non si fidano

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Rassicurare “gli amici”, che però a quanto pare non si fidano troppo. I dazi di Donald Trump (qui lo speciale di Formiche.net sulle possibili conseguenze per l’Italia) sono pronti a ingabbiare parte dell’economia americana, soprattutto quella legata all’industria dei metalli. Il capo della Casa Bianca prova a giocare, forse un po’ tardi, la carta della distensione, provando ad addolcire la pillola per tutti quei Paesi che si vedranno applicare dazi del 25% all’acciaio e del 10% all’alluminio, promettendo deroghe per gli affezionati. I quali però non si fidano e preparano un mini cartello per il libero scambio, un Wto in miniatura. Spinti con ogni probabilità dagli ultimi allarmanti report di Ubs e Fmi.

L’ALLARME DEL FONDO MONETARIO

La guerra commerciale promessa da Trump sta facendo già tremare il mercato mondiale, con inevitabili conseguenze per la crescita. Lo dicono un’istituzione internazionale, l’Fmi e una delle maggiori banche mondiali, Ubs. Quest’ultima, attraverso Dominic Schnider, responsabile della divisione materie prime per Ubs fa notare come molti beni “dai metalli all’energia saranno negativamente colpiti da una guerra commerciale profonda” che rischia di vanificare l’accelerazione della crescita globale quest’anno stimata al 4,1%. Stessa preoccupazione per Christine Lagarde, numero uno dell’Fmi, per la quale i dazi rischiano di avere “effetti terribili per la crescita mondiale”. Per non parlare delle preoccupazioni espresse dal governatore della Bce, Mario Draghi, per il quale le iniziative unilaterali, come quelle di Trump, sono “sempre molto pericolose”.

RISCHIO ALCOLICO PER L’ITALIA 

L’Italia rischia forse di pagare il conto più salato. Una guerra commerciale costerebbe all’Italia circa 4 miliardi secondo alcuni calcoli della Coldiretti. La quale oggi è tornata sull’argomento, restringendo il campo al whisky importato dagli Usa, su cui Bruxelles medita la rappresaglia. Le importazioni di bourbon whiskey statunitense in Italia valgono 25 milioni di euro nel 2017. “Insieme ad acciaio, motociclette, abbigliamento, scarpe e cosmetici, l’Unione Europea si prepara a colpire alcuni prodotti più rappresentativi della cultura alimentare del made in Usa dai fagioli rossi al burro d’arachidi, dal riso ai mirtilli, dal tabacco ai sigari, dal succo d’arancia al bourbon whiskey”.

AMICI DI DAZIO

Gli allarmi sulla guerra dei dazi hanno comunque prodotto il loro effetto sulla Casa Bianca. Almeno così sembra. Visto che su Twitter Trump ha annunciato una riunione serale (alle 3.30 di mattina italiane) per valutare i Paesi da esentare dai dazi. Chi insomma graziare e chi no. “Dobbiamo proteggere e costruire le nostre industrie siderurgiche e di alluminio, mostrando allo stesso tempo una grande flessibilità e cooperazione nei confronti di coloro che sono veri amici e ci trattano equamente sia sul commercio che sul piano militare”. Qualche capo di governo sta già facendo gli scongiuri, come il premier canadese, Justin Trudeau (il Canada è il primo fornitore di acciaio degli Usa), che si è detto “molto fiducioso” sull’esenzione dei dazi da parte di Trump.

IL PIANO B DEGLI AMICI

Ma ecco a sorpresa la contromossa, rivelata dal New York Times, dei cosiddetti Paesi alleati della Casa Bianca. Un cuscinetto di sicurezza per garantire il libero scambio a 11 Paesi attraverso un accordo ad hoc, che coinvolge mezzo miliardo di consumatori. L’intesa per la verità era stata proposta negli anni scorsi dagli Stati Uniti per fermare l’ascesa della Cina: ora invece gli Stati Uniti diventano il nuovo target di quella che era conosciuta come la Trans-Pacific Partnership (Ttp). L’accordo includerebbe, tra gli altri, Giappone, Canada e Australia.

 

 

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