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Qual è il significato delle dimissioni di Viganò. Parla Luigi Accattoli

La vicenda delle dimissioni del prefetto della segreteria per la comunicazione della Santa Sede Dario Edoardo Viganò (qui, qui e qui gli approfondimenti di Formiche.net) ha smosso le acque della Curia romana, gettando una luce su quelli che sono gli umori e le tensioni rivolte verso l’esterno. In particolar modo nei confronti di chi, vagliando con scrupolosità la continuità pastorale e magisteriale tra i due pontefici, e di conseguenza incidendo nel modo in cui si manifesta l’unità di tutta la Chiesa, non perde occasione per lanciare accuse, rivendicazioni, o paventare l’esistenza di censure o prevaricazioni. Ma in cinque anni di pontificato resta “il primo incidente”, quindi il bilancio è positivo, e anche per questo Papa Francesco “non cambierà nota”, dice il decano dei vaticanisti italiani Luigi Accattoli, scrittore e firma per molti anni del Corriere della Sera. Il “passo indietro” di Viganò è già “un’ammissione di responsabilità”, nonostante gli “errori” fatti, principalmente “tre”, ha spiegato Accattoli durante la sua conversazione di Formiche.net. Ma la riforma “continuerà” con la stessa “impostazione” di prima, in attesa del profilo del suo successore.

Tutta questa vicenda cosa ci dice, qual è il significato, rispetto a ciò che si muove Oltretevere?

È il primo incidente nella stagione dei due papi, ed è avvenuto tra il papa emerito e la Curia di papa Francesco, non tra i due papi direttamente. Però è un vero incidente. Ci si potrebbe mettere le mani nei capelli, oppure si potrebbe dire che è solo un incidente in cinque anni, e che quindi è andata bene. Perché la situazione della compresenza dei due papi è un evento straordinario e senza precedenti nella Chiesa dei secoli recenti, e quindi non si sa bene come contemperare questa compresenza. Finora è andata in maniera positiva, dato il buon affiatamento tra i due, e dato un certo protagonismo del papa emerito, che non era ovvio che ci fosse: si poteva immaginare che sarebbe restato silenzioso invece ha parlato tante volte, addirittura anche con un libro intervista. In questo caso però non voleva parlare, perché la lettera era riservata e personale, e tuttavia si è deciso di pubblicarne una parte. Da lì gli errori che hanno portato all’incidente, che al momento è stato tamponato dalla decisione di Viganò. Credo perciò che la situazione possa riprendere in clima di pace, anche se è presto, a un giorno di distanza dalle dimissioni e a quattro dalla pubblicazione del testo della lettera di Benedetto, per dirlo.

Ha fatto bene Viganò a dimettersi oppure, come per esempio lascia intendere Massimo Franco sul Corriere della Sera, avrebbe dovuto fare un’ammissione ulteriore di responsabilità?

Non sono d’accordo con questa critica. Il passo indietro è un’ammissione di responsabilità, e oggettivamente è una richiesta di scuse. Non vedo perché avrebbe dovuto entrare in esplicite prosternazioni o argomentazioni di peccato. La situazione è già complicata, per via di una concatenazione di eventi sfuggita al controllo di Viganò, e forse mai del tutto controllata. Anche perché noi ignoriamo molte circostanze dell’iniziativa, dal chiedere un testo al papa emerito fino alla successiva gestione. Non era perciò prudente che dicesse altro, c’erano già di per sé molti imprevisti, e se lo avesse fatto sarebbe stato un peggioramento ulteriore del quadro.

Tornando al tema dell’unità nella Chiesa, e della continuità tra i due pontefici, come incide questa vicenda? Non scalfisce in alcun modo, oppure mette in mostra quello che è un clima di risentimento interno?

Immagino di no, sempre valutando che è ancora presto e che molte cose ci sfuggono, che i due papi non vi vengano personalmente coinvolti. Papa Francesco non cambierà nota, continuerà a invitare il papa emerito a esprimersi, ad agire e a parlare, e continuerà a fargli visita. Mentre il papa emerito continuerà a mantenere il suo atteggiamento di sostegno e obbedienza, o come lui stesso ha definito di accompagnamento nella preghiera, ma anche di aiuto con le parole, come avvenuto più volte. Tutto questo continuerà. Abbiamo già quattro casi, tre più questo della lettera, in cui le parole del papa emerito sono state di oggettivo sostegno del papa regnante. Il più importante è stato il libro intervista con Peter Seewald “Ultime conversazioni”, pubblicato da Rizzoli nel settembre 2016, e lì c’è scritto che Ratzinger è contento, anzi disse proprio felice, della scelta del successore, della sua personalità, e ne loda il coraggio nell’affrontare i problemi e nel cercare le soluzioni, in modo specifico, e mostrando di cogliere bene il carattere di Francesco, che affronta i problemi aperti, le grandi questioni, come la crisi della famiglia, l’allontanamento dei giovani, e ora aspettiamo il Sinodo sui giovani. Questo Ratzinger lo apprezza. Poi in altre due occasioni minori ci sono stati altri testi pure di sostegno, in occasione dei sessantacinque anni di sacerdozio di Ratzinger, c’era stata una cerimonia in cui ha parlato con affetto e ha fatto auguri a Papa Francesco, di poter andare avanti con la sua visione, e ringraziando per il trattamento personale che riceveva. E così ancora in un’altra occasione, con una relazione inviata a un convegno teologico, in cui lodava l’impegno di Papa Francesco sul tema della misericordia. Io penso che tutto questo indica che la “continuità interiore”, come la chiama Benedetto nella lettera a Viganò, continuerà, e che tutto questo non sarà turbato da questo incidente, che spero, penso, immagino, possa essere contenuto.

Quindi sbaglia chi cerca di utilizzare questa vicenda per trascinarla dall’una o dall’altra parte, ovvero chi sostiene che ci sia stata una volontà di censurare Benedetto oppure chi al contrario afferma che si attacchi gratuitamente Francesco?

Io preferisco stare sul sicuro, sulle parole chiare, non amo cioè addentrarmi in dietrologie e interpretazioni soggettive. Secondo me l’incidente è dovuto a tre errori, date la complessità della situazione, con errori notevoli anche se sicuramente compiuti in buona intenzione, come perlopiù capita, e il carattere forte della personalità di Viganò, che è un uomo molto deciso, volitivo, che facilmente si lascia prendere la mano da iniziative. Il primo è nell’aver coinvolto negli undici volumetti un teologo con un passato di conflitti col papa emerito: chiamare a sostegno di papa Francesco un uomo che è stato avversario del papa emerito certamente non è stata una buona cosa. Probabilmente non è stata una decisione di Viganò, sarà stata una scelta dei responsabili della pubblicazione, ma sicuramente è stato un errore. Poi lo è stato pubblicare una parte della lettera di Benedetto che suonava a sostegno di Francesco, e questa era una buona intenzione ovviamente, ma era solo una parte della lettera, e questo non è stato giusto e corretto. E infine il terzo errore, aspettare quattro giorni per pubblicare il testo integrale della lettera di Benedetto. Anche questo sicuramente involontario, nel senso che in quanto la lettera non era pubblica si voleva proteggere Ratzinger e non si voleva dare un’ulteriore ferita al Papa emerito. Però oggettivamente, essendoci il sospetto ormai su tutti i media che la lettera non fosse stata pubblicata per intero, questo ritardo nella pubblicazione è stato il terzo errore.

Qual è il futuro della riforma della comunicazione vaticana, come proseguirà e quale sarà il futuro della segreteria?

Io immagino, sempre considerando che lo bocce sono ancora mosse e non abbiamo ancora una situazione ferma, che continuerà secondo l’impostazione data dal Papa e che è stata attuata e poi riposta in cantiere da Viganò. A questo ci porta anche il fatto che Viganò non uscirà dalla scena, ma passa al ruolo sussidiario al nuovo presidente, quando verrà nominato, in aiuto e con un contributo “umano e professionale”, come dice la lettera del Papa, in questo ruolo di assessore. Forse solo una volta nominato il nuovo prefetto capiremo che destino avrà questo organismo, perché è difficile capire come andrà in porto una riforma così complessa, con una decina di ambienti informativi riuniti sotto una unica responsabilità di gestione e di indirizzo. Tutto questo è enormemente complicato e Viganò lo stava facendo bene, realizzando questo obiettivo che gli era stato dato dal Papa. Il fatto che lui resti nello staff che deve realizzare questa riforma fa pensare che andrà avanti. Se però il successore sarà una figura forte, capiremo meglio la direzione. Altrimenti dovremo fare il bilancio.

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