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Perché Dario Edoardo Viganò si è dimesso

Biagio Agnes, viganò

Il Papa ha accettato a tempo di record le dimissioni di mons. Dario Edoardo Viganò dalla carica di prefetto della segreteria per le comunicazioni. Dimissioni seguite al pasticcio sulla pubblicazione della lettera “personale e riservata” che il Papa emerito Benedetto XVI gli aveva inviato e che era stata letta solo parzialmente, omettendo le parti in cui Ratzinger criticava il coinvolgimento di fondatori di “organizzazioni anti papali” nel progetto costituito da undici volumetti sulla teologia di Francesco. In un primo momento, il comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana non conteneva l’ultimo paragrafo della missiva inviata dal Papa emerito, che invece era stato letto dal prefetto, come rivelato sul suo blog dal vaticanista Sandro Magister. Il problema è che pure queste ultime righe non erano la conclusione della lettera: mancava infatti la parte più dura, dove Benedetto XVI spiegava perché mai e poi mai avrebbe elogiato gli undici libri. Al pasticcio era seguita poi la “foto artistica” dei due fogli inviati dal Monastero Mater Ecclesiae, il primo in bella mostra e il secondo – dove appunto c’era la parte “incriminata” coperto dalla catasta di volumi. La prestigiosa Associated Press, fin da subito, parlò di manipolazione contraria all’etica professionale. Il Vaticano rispose che non c’era stata alcuna manipolazione.

LA LETTERA DI VIGANÒ

“In questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale”, ha scritto Viganò in una lettera datata 19 marzo. “Per l’amore alla Chiesa e a lei Santo Padre, le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità”.

LA RISPOSTA DI FRANCESCO

Il Papa, in una lettera datata 21 marzo (oggi), ha accettato “non senza qualche fatica” le dimissioni di mons. Viganò, chiedendogli altresì di “prosegurie restando presso il Dicastero” con l’incarico di assessore. In questo modo – sono parole di Francesco – potrà “dare il suo contributo umano e professionale al nuovo prefetto al progetto di riforma voluto dal Consiglio dei cardinali, da me approvato e regolarmente condiviso”.

LA STIMA IMMUTATA

Il Papa ribadisce parole di stima per l’ex prefetto: “Il grande impegno profuso in questi anni nel nuovo dicastero con lo stile di disponibile confronto e docilità che ha saputo mostrare tra i collaboratori e con gli organismi della curia romana ha reso evidente come la riforma della Chiesa non sia anzitutto un problema di organigrammi quanto piuttosto l’acquisizione di uno spirito di servizio”.

IL CASO DELLE OMISSIONI

Venerdì pomeriggio si erano diffusa voci secondo le quali il caso non era chiuso e che mancava una parte ancora alla lettera inviata da Ratzinger. Nella mattinata di sabato il quotidiano Il Foglio, seguito da altri blog online, dava conto del contenuto della parte mancante. Nel pomeriggio, dopo le prime ammissioni, la Segreteria per le comunicazioni decideva di diffondere integralmente il testo. La parte “mancante” riguardava il durissimo commento che il Pontefice emerito aveva espresso sul professor Peter Hünermann: “Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della Kölner Erklärung, che, in relazione all’enciclica Veritatis splendor, attaccò in modo virulento l’autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la “uropäische Theologengesellschaft, che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un’organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito quest’orientamento, rendendo quell’organizzazione un normale strumento d’incontro fra teologi”.

LE POLEMICHE

Nonostante il comunicato diffuso sempre sabato in cui la Segreteria per le comunicazioni spiegava di non aver voluto censurare alcunché, la posizione del prefetto sembrava ormai indifendibile. Non solo era stata letta una missiva “riservata e personale” inviata da Benedetto XVI – che ha appreso il tutto dagli schermi televisivi – ma la stessa lettera era stata emendata in modo da risultare un elogio teologico pieno del Papa emerito al successore. Cosa mai accaduta, visto che Ratzinger spiega di non voler leggere né ora né mai i “piccoli volumi” inviatigli con la richiesta di scrivere una “breve e densa pagina teologica” a sostegno dell’opera.

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