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Perché in Italia la disinformazione russa è meno aggressiva. L’analisi del DFRLab (Atlantic Council)

Putin

In Italia la disinformazione online a tinte filorusse pare essere meno presente e aggressiva che altrove, ma la ragione non risiede nell’assenza di fake news, anzi ampiamente diffuse, ma in una diversa collocazione del nostro Paese sullo scacchiere internazionale.
A crederlo sono gli esperti del Digital Forensic Research Lab del think tank Usa Atlantic Council, in Italia per ‘monitorare’ meglio quel che accade nel nostro Paese con l’avvicinarsi delle elezioni del 4 marzo. Il team guidato da Maksymilian Czuperski porta avanti un lavoro di raccolta dati su fonti aperte per rilevare e analizzare il ciclo di vita di svariate notizie false che possono orientare le percezioni pubbliche e persino l’esito di un voto.

LA SITUAZIONE ITALIANA

“Nelle nostre attività quotidiane”, spiega a Formiche.net Graham Brookie, deputy director del laboratorio, “notiamo che anche in Italia c’è una vasta diffusione di fake news su temi come l’immigrazione e l’economia, ad esempio. Anche l’allerta che registriamo è senza dubbio alta. Tuttavia”, sottolinea, “non ci sono elementi che provino nel vostro Paese l’esistenza di una campagna di disinformazione organizzata come quelle alle quali si è assistito in altre nazioni, dove ci sono stati leak importanti”.
Come mai? “La ragione”, commenta l’esperto, “è piuttosto banale ed ha a che vedere principalmente col fatto che il Cremlino, il più grande produttore di fake news per influenzare le elezioni con strumenti come il media di Stato Sputnik, bot e troll, non ha avuto finora grande bisogno di forzare i partiti italiani ad essere filorussi. Per tradizione, vicinanza, scelte politiche ed economiche, o vera e propria amicizia tra leader, l’Italia tiene già posizioni vicine a Mosca. E questo vuol dire che non ha bisogno di ricevere particolari attenzioni”.

L’ATTIVITÀ DEL DFRLab

Per gli esperti del team, tra i quali figura anche la ricercatrice italiana Anna Pellegatta (ad accompagnarli in questa trasferta anche Lauren Speranza della Transatlantic Security Initiative del think tank), l’attività del DFRLab ha lo scopo da un lato di costituire un deterrente e dall’altro di aiutare i cittadini a comprendere meglio come funzionino e quali siano le fake news, e riuscire così a proteggersi. “Crediamo”, rileva Brookie, “che in questo processo l’indipendenza e la trasparenza dei media siano fondamentale per creare fiducia. Il fact checking è allo stesso modo importante, così come la diffusione di cultura digitale e la collaborazione con gli over the top. È un lavoro complesso e collettivo, nel quale ognuno deve dare il proprio specifico contributo”.

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